Bosco da salvare

di Mario Torrente

Era uno degli scorci più belli del bosco di Erice. Questa grande quercia dava il benvenuto ai camminatori nel sentiero delle mura elimo-puniche. Un angolo di una bellezza impareggiabile, con l’albero che prima del ponticello formava un suggestivo arco incastonato nel verde. Non so quante volte lo avrò fotografato. Sempre la stessa immagine capace di nutrire l’anima. Ma come tante altre piante appesantite dall’edera e senza la benché minima traccia di manutenzione, la grande quercia, forse una tra le più antiche del bosco di Erice, è venuta giù, scaraventandosi sul ponticello in legno e portandosi con sé un po’ del muretto in pietra. Finendo così di regalare aria buona e quel senso di pace e quiete che solo questo bosco a 700 metri di altezza sa dare. L’ultimo polmone verde del Monte che pian piano sta morendo. E al cosa sembra davvero stare a cuore a pochi. Come ben sapete, “atturro” su questo bosco da anni. Ma ad oggi non si è riuscito a fare nulla di concreto per salvarlo. Certo, ci sono i progetti ed ogni tanto si pulisce il percorso dalle erbacce e dai rifiuti. Spesso e volentieri con i cittadini che si sono sbracciati per raccogliere l’immondizia e le sterpaglie. Ma ciò che serve subito è fare tornare a respirare gli alberi completamente avvolti dall’edera. E liberare il sottobosco. E magari alleggerire anche un po’ i rami. Evitando così di far fare a tanti altri alberi la stessa fine che ha fatto la quercia del ponticello. La ricorderò così…

La grande quercia del bosco di Erice prima di cadere sul ponticello.

E niente! Il bosco di Erice continua dunque a perdere pezzi, lasciato com’è in condizioni di abbandono. Eppure ha un potenziale altissimo, visto che si tratta di una bellissima area verde che costeggia i due e 500 anni di storia delle mura-elimo puniche, partendo da Porta Trapani ed arrivando fino al quartiere Spagnolo. Da qui è possibile scendere lungo il sentiero di porta Castellammare, attraversano i “Runzi” (dove un tempo c’era una grande pineta) e facendo un giro ad anello per arrivare nel versante dei Difali (nel lato Sud del Monte) e quindi tornare al punto di partenza di Porsta Spada. Praticamente ci viene fuori un’escursione coi fiocchi caratterizzata da panorami mozzafiato da un lato sul golfo di Bonagia e monte Cofano, dall’altro su Trapani, il suo hinterland ed il mare delle isole Egadi. Il tutto ad un tiro di schioppo dal borgo medievale, sentendo i rintocchi delle campane e passando da sotto il castello di Venere e la Torretta Pepoli, che tra l’altro è possibile raggiungere risalendo un suggestivo sentiero avvolto nel verde.  Percorsi che si possono fare anche in mountain bike, con la possibilità di arrivare a Trapani dall’itinerario di Sant’Anna. Il cuore di questa rete di itinerari, che potrebbe ospitare tante attività outdoor, a partire dall’orienteering sempre più in voga in tutta Europa, è il bosco di Erice, che costeggia i circa 900 metri delle mura elimo-puniche, arrivando fino alla “Casazza”, lungo la strada per Valderice. E dove sono ancora visibili i danni di un incendio di qualche anno addietro che s’è preso tanti alberi. I loro scheletri sono ancora la a ricordare questo ennesimo scempio. Altri boschetti non ci sono più. La stessa pineta dei Runzi nei decenni è stata divorata dalle fiamme. E pensare che c’erano tanti di quelli alberi da essere chiamata “u broccolo”!

Il bosco che costeggia le millenarie mura ciclopiche è insomma l’ultimo polmone verde rimasto. Già solo per questo e per tutta l’aria buona che regala andrebbe preservato e difeso coi denti. Ed invece continua a restare in condizioni di abbandono, pieno di erbacee ed in base al periodo dell’anno anche di rifiuti. Il lockdown di quest’anno sembra comunque avere preservato il percorso dall’abbandono di immondizia dai soliti incivili. E vicino ai blocchi megalitici per ora non c’è nemmeno traccia di fazzolettini per terra, visto che le mura vengono scambiate anche per vespasiano! In quel bosco accade anche questo. La staccionata è poi del tutto andata ed i tavoli in legno per fare pic nic e godersi qualche ora di relax all’ombra dei grandi alberi ormai sono del tutto distrutti. Ogni tanto, tra le vegetazione, spunta qualche legno delle panchine che furono, mentre le erbacee costeggiano le mura chiudendo del tutto anche tratti di sentiero, come nella zona sotto le chiese di Sant’Antonio e Sant’Orsola, dove ad ostruire il passaggio ci sono anche rami e tronchi di alberi ormai ridotti a scheletri.

Un’altra zona del bosco, quella nei pressi dei campetti di tennis che va da porta Carmine fino alla palestra di porta Spada (opera incompiuta, costata ben 300 alberi ed oggi struttura utilizzata a supporto del servizio di raccolta rifiuti nel centro abitato del borgo medievale) è stata invece ripulita nei giorni scorsi da un gruppo di muntisi, che spinti dall’amore per Erice e dalla voglia di salvare il bosco, chiedendo, come giusto, la valorizzazione, si sono armati di guanti e tanta buona volontà ripulendo i sentieri completamente ostruiti dalle erbacee, riuscendo a riaprire delle vie che erano del tutto impraticabili da anni. Tanta era fitta la vegetazione. Adesso questi percorsi sono nuovamente praticabili. E la cosa bella è che ci può andare chiunque a fare un  passeggiata o una corsetta. Stando completamente immersi nella natura, avvolti da un senso di pace e quiete che non conosce paragoni. Il luogo ideale dove potere portare i bambini, facendo riscoprire la bellezza del contatto con gli alberi, staccandoli per un po’ da smartphone, pc e videogiochi. Ed i benefici sono davvero per tutti, genitori compresi, visto che quel bosco sembra proprio avere dei poteri terapeutici. Tanto è il senso di relax e tranquillità che riesce a trasmettere, riuscendo a fare staccare la spina dagli stress e patemi quotidiani. Gli alberi aiutano a vivere meglio. Non solo per l’aria buona che regalano e per l’anidride carbonica che si prendono. Un grande servizio che meriterebbe uno sforzo in più per salvare le poche aree verdi che ci sono rimaste. I muntisi, ripulendo una parte del bosco, hanno fatto la loro parte. Dando un segnale concreto di amore e attaccamento alla loro montagna. A loro va un più che meritato grazie. E un doveroso chapeau!

Alcuni dei sentieri del bosco di Erice ripuliti dai muntisi