A quarant’anni dalla marcia dello Zingaro

Il 18 maggio è una data importante. Ci riporta indietro a quarant’anni fa, quando, nella primavera del 1980, due mila persone marciarono assieme per dire “no” alla realizzazione di una strada che avrebbe dovuto collegare San Vito lo Capo a Scopello. Una vera e propria litoranea che avrebbe finito col devastare uno dei più bei tratti di costa della Sicilia, arrivata intatta ai giorni nostri, con il suo carico di bellezza, storia e natura, grazie a quella mobilitazione che spianò la strada alla nascita della Riserva dello Zingaro, istituita un anno dopo, il 6 giugno 1981. Fu la prima in Sicilia. Da allora ne vennero altre. Queste due date segnarono una autentica svolta, con una nuova cultura ambientalista che permise, intanto, di salvare questo angolo di paradiso, con il suo ecosistema, le meravigliose calette, la grotta dell’Uzzo, abitata fin dalla Preistoria. Ed ancora i suoi insediamenti, come il Baglio Cusenza, che ci parlano dell’equilibrio che ci può essere tra natura e uomo. Ma da quel 18 maggio del 1980 prese forma anche un percorso che avrebbe portato alla costituzione di altre aree protette. Invertendo una tendenza che fino ad allora aveva cementificato l’isola nei suoi angoli più belli. Anche a pochi metri dal mare. L’elenco delle devastazioni è lungo. Lunghissimo. Fortunatamente lo Zingaro è rimasto fuori dalla lista della Sicilia martoriata. Ed oggi, assieme ad altri siti, è uno dei motori della macchina del turismo. Rappresentando a pieno titolo uno dei brand dell’isola. Tra quelli più apprezzati e rinomati. Ma se non ci fosse stata quella grande mobilitazione, sicuramente la strada si sarebbe fatta. La galleria lato Scopello ci ricorda che i lavori erano già partiti. Esattamente come l’asfalto prima dell’ingresso lato San Vito, che avrebbe dovuto invadere quei sentieri, poco sopra il mare e le incantevoli spiaggette, apprezzati da tanti escursionisti e amanti delle passeggiate nella natura. Ma ci fu chi disse “no”, marciando con convinzione e coraggio per difendere un patrimonio che appartiene a tutti. Soprattutto alle future generazioni. Ed oggi, a quarant’anni da quella storica ed importante mobilitazione, credo che un grazie a quegli uomini e donne che occuparono pacificamente lo Zingaro sia più che doveroso. Magari portando avanti quell’impegno iniziato semplicemente camminando nella bellezza da difendere. Anche perché ancora oggi, purtroppo, abbiamo tanta bellezza a rischio. O che andrebbe meglio tutelata e valorizzata. Piuttosto, ad un tiro di schioppo dallo Zingaro c’è un’altra Riserva, quella di Monte Cofano, più giovane (a luglio compie 23 anni) ma dall’altissimo potenziale. Un’altra punta di diamante targata provincia di Trapani che da più di tre anni continua a restare chiusa. E la cui riapertura passerebbe da lavori (con costi tutt’altro che bassi) di messa in sicurezza, per il pericolo caduta massi, che potrebbero finire con l’imbrigliare alcune parti di questa montagna bellissima. Dove, per sua natura, i massi rotolano da sempre. Come in tutte le altre montagne del mondo. Tra l’altro, quella zona è sopravvissuta ad un tentativo di realizzare un petrolchimico, come quelli sorti in altre parte della Sicilia. E dove i danni all’ambiente ed alla salute dei cittadini sono sotto gli occhi di tutti. La raffineria sarebbe dovuta sorgere nel golfo di Macari, nella piana di Castelluzzo. La vicenda tenne banco negli anni Settanta. Fortunatamente la classe politica dell’epoca, con in testa l’allora assessore regionale Enzo Occhipinti e l’onorevole Dino Grammatico, oltre che del mondo della cultura, a partire dallo scienziato Antonino Zichichi, si opposero a quel progetto. Quella ferma presa di posizione ambientalista, forse la prima in Sicilia, stoppò il petrolchimico nel golfo di Macari, che venne così salvato dalla devastazione. Dieci anni dopo quell’episodio, che però sembra essere finito nel dimenticatoio, ci fu la marcia dello Zingaro, a cui parteciparono migliaia di persone. Una mobilitazione mai vista prima in Sicilia. E che ha scritto una delle più belle pagine nella storia moderna delle terre di Trinacria che racconta la scelta, e l’impegno, dei siciliani di difendere il loro patrimonio naturalistico. Per questo è importate ricordare il 18 maggio del 1980. Il giorno in cui si venne salvata la bellezza che appartiene a tutti. Una data bella per la Sicilia. Quella che ha segnato un nuovo inizio. Semplicemente camminando assieme per salvare la bellezza che appartiene a tutti.

Mario Torrente