Il Castello che non c’è più

di Mario Torrente

Trapani avrebbe potuto avere un grande e meraviglioso Castello all’ingresso del centro storico. Ve lo immaginate? Una grande fortezza tra il mare di Tramontana e la città, con le sue torri e le possenti mura antiche millenni. Si, millenni. Perché il Castello che non c’è più, secondo la tradizione, risalirebbe ai tempi dei Cartaginesi.
 
L’insediamento punico nell’area nell’area nei pressi del Castello, oltre che dalle fonti, è stato confermato anche dal ritrovamento di materiale datato tra il quindi ed il terzo secolo avanti Cristo. La sua costruzione, come riportato da una lapide in marmo che si trovava sulla porta, sarebbe stata voluta dal generale Amilcare Barca. Da allora, parliamo pressappoco del 250 avanti Cristo, c’era sempre stato, con tante modifiche, ristrutturazioni e rimageggiamenti.
 
Il Castello di Terra era un po’ come un libro di storia, con le pagine scritte secolo dopo secolo. Ed anche il suo “ricordo” fa parte del patrimonio culturale trapanese. Proprio affianco alla fortezza, un tempo, c’era anche la principale porta della città: la Porta Austriaca, che in origine era la Porta di Terra. Proprio come il Castello. Da qui, pensate un po’, passò anche l’imperatore Carlo V. Ma non solo. Re e regine con i loro eserciti sono state accolte da queste possenti mura, che hanno difeso e presidiato la città. Ed è un simbolo che ancora oggi è presente nel gonfalone di Trapani.
 
La sua torre è infatti una delle cinque rappresentate nello stemma della città. Ma nel corso dei secoli il Castello è stato anche un carcere, la prima volta nel 1349, intitolato a San Giorgio. Ha pure rappresentato il potere dispotico sul popolo trapanese. Tantissimi assedi e rivolte hanno visto nel Castello di Terra il suo epicentro. Non a caso il 30 gennaio del 1948 Enrico Fardella iniziò proprio da questa fortezza il moto rivoluzionario antiborbonico. Cinquantanove anni dopo, nel 1907, la caserma che c’era al suo interno, collegata a quella di via XXX Gennaio di piazza Vittorio Emanuele, prese il nome di Enrico Fardella.
 
Per più di duemila anni il Castello di terra ha visto scorrere la ultramillenaria storia di Trapani. Ed ogni dominazione, e sono state davvero tante, lo ha utilizzato, compresi gli Arabi nei due secoli che furono in Sicilia: al suo interno vennero anche trovate delle colonne di marmo bianco africano con venature azzurre ornate di caratteri arabi.
 
Come ovvio, nel corso dei secoli ha subito diverse modifiche, rifacimenti e ampliamenti. Ma il posto del Castello di Terra era quello, a Levante, nella punta Nord Est della città murata. Vicino alla porta di ingresso, con il suo ponte levatoio (Il Ponte Novo) sul canale navigabile. Poi diventato un fossato. Tra le altre cose, giusto per capire di cosa stiamo parlando, venne ristrutturato e potenziato con rivellino e contromuri da Giacomo III d’Aragona. Nel 1547 scattarono altri lavori con De Vega e nel 1800 venne ancora ristrutturato per diventare caserma e nuovamente carcere. E restò un luogo di detenzione fino all’Unità d’Italia.
 
Insomma, il grande Castello di Trapani ha visto passare tanti popoli e dominatori. Eserciti e sovrani. Nobili e cavalieri. Ed anche rivolte, come quella del pane. Qui, il 20 febbraio del 1673, venne giustiziato Girolamo Fardella, il primo “avvocato del popolo” che si schierò dalla parte dei trapanesi affamati e degli artigiani. Venne decapitato, assieme ad altri 9 artigiani, proprio dentro il Castello di Terra: le loro teste rimasero appese per giorni alla Loggia davanti Palazzo Cavarretta. Ma di racconti su cosa è stato il Castello di terra a Trapani ce ne sono tantissimi.
 
Questa fortezza, assieme alla a Colombaia, più vecchia solo di altri duecento anni visto che risalirebbe al 480 A.C, è dunque uno dei simboli più antichi di Trapani. Ma il Castello di mare, che come ovvio in origine non era come la vediamo noi oggi (e lo stesso vale per quello di terra nel lato di Levante), è riuscito quanto meno ad arrivare ai giorni nostri. Certo, piuttosto malconcio ed in attesa di una nuova vita dopo avere raggiunto il traguardo dei 2500 anni. Il Castello di terra, invece, nella parte opposta rispetto al “fratello” di mare, è arrivato appena a vedere il ventesimo secolo per poi iniziare ad essere demolito, prima per costruire la Real Caserma Regia e poi l’attuale Questura. Gli ultimi abbattimenti delle storiche mura risalgono agli anni Settanta.
 
Oggi di quella grande fortezza resta solo il muro che guarda verso il mare di Tramontana. Quasi malinconicamente. Giusto qualche rudere, che pulsa di trapanesità, tra gli uffici della Questura ed il posteggio. Poca cosa rispetto a ciò che era il grande ed antichissimo Castello di Terra, che per due mila e passa anni ha resisto a conflitti, assedi, cannonate e ad un lungo elenco di attacchi militari, compresi i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Ed ogni dominatore ed esercito arrivato a Trapani lo ha rispettato, utilizzandolo per i propri scopi. Vedendo in questo imponente maniero una risorsa, destinandolo a “qualcosa”. E quindi facendolo vivere.
 
Demolirlo fu invece una precisa scelta dei trapanesi. O meglio, della politica e degli amministratori, ad ogni livello, chiamati a rappresentare i trapanesi. Quando venne buttato giù c’era libertà di scelta, con un consesso civico democraticamente eletto. Così come una scelta, piuttosto che il suo recupero, fu la demolizione del glorioso Teatro Garibaldi, l’originario Teatro real Ferdinando dei Borboni: dopo i danni subiti nei bombardamento del 1943 alla fine venne demolito ed al suo posto fu costruito il Palazzo della Banca d’Italia. Stessa sorte toccò ad altri prestigiosi ed importanti pezzi di storia della città delle cinque torri. Tra queste c’era anche quella del Castello di Terra. Non dimentichiamolo. Ciò che ci resta, oggi, è solo qualche rudere. Ed un racconto plurisecolare tutto da tramandare. Almeno questo…