Il golfo di Macari e le calette più belle d’Italia

Suggestivo tramonto dal golfo di Macari, la “baia delle meraviglie” che al crepuscolo si veste d’incanto. Sulla linea dell’orizzonte si intravedono le isole di Marettimo e Levanzo. Poi c’è monte Cofano, con il suo famoso pizzo avvolto dalle nuvole colorate di glicine. Ed a sinistra si vede Erice, con il suo borgo medievale che ha resistito ai millenni ed i miti della dea Venere. Un’autentica esplosione di bellezza, insomma, in uno dei punti più belli e suggestivi della provincia di Trapani. Siamo ad un tiro di schioppo da San Vito lo Capo, con la sua famosa spiaggia e le acque cristalline che introducono alla Riserva dello Zingaro. Lungo la strada provinciale, superato Castelluzzo, ad un certo punto la scena viene letteralmente rapita dalle prospettive sul Golfo di Macari, con il paesaggio che dalle forme di Cofano arriva fino a Capo San Vito ed al suo faro che risale al 1859.  Passando per luoghi da incanto come la Tonnara di Cofano, Calazza, baia Santa Margherita, Cala Macina e Cala Rossa. Impossibile non fare una sosta del grande piazzale del belvedere, soprattutto al tramonto. Da qui lo spettacolo al crepuscolo è garantito, con il sole che calando si “immerge” nelle acque del mar Tirreno in un trionfo di colori e sfumature. Sicuramente uno dei luoghi dove ammirare i tramonti dal golfo di Macari è la spiaggia del Bue Marino, vincitrice nel 2016 del concorso di Legambiente “La più bella sei tu”. Una caletta entrata a pieno titolo nella cerchia delle spiagge più belle d’Italia, con i suoi ciottoli bianchissimi accarezzati dalla risacca. Un sottofondo ideale per godersi il crepuscolo avvolti in un’atmosfera da incanto, con i sensi inebriati dalla salsedine e da un conteso unico. Poco sopra si vede, imponente e maestosa, la Torre dell’Isulidda, una delle fortificazioni erette nel 1500 dagli spagnoli per presidiare le coste e lanciare l’allarme in caso di attacco dei pirati. La Torre di Macari  comunicava ad Ovest con quella di San Giovanni nella punta Nord della costa di Monte Cofano, ad ovest verso la fortezza di San Vito lo Capo che oggi ospita la chiesa della nota località turistica. E così via con la Torre dell’Impiso, a Calampiso e quella di Scopello. Ad Est invece San Giovanni si scambiava i segnali di fumo e fuoco con la Torre della Tonnara di Bonagia. La Torre che domina il golfo di Macari si trova sopra un’altra caletta tra le più frequentate in estate, la spiaggia dell’Isulidda. Un’isolotto che da il nome alla sovrastante torre e che regala degli scatti molto suggestivi praticamente in qualsiasi orario. Ancora meglio se al tramonto. Da qui parte un sentiero che permette di raggiungere Cala Mancina e la grotta dei Cavalli, passando per le famose falesie alte fino a quaranta metri. Una passeggiata a pochi metri dal mare che permette di arrivare a piedi fino a San Vito lo Capo in un trekking decisamente unico per i panorami e le sensazioni che sa regalare. Nella parte opposta all’Isulidda c’è una seconda torre che domina questa baia, quella della Tonnara di Cofano, nei pressi del Tuono, con le sue caratteristiche pareti concave ed il villaggio dei pescatori dove regna un senso di pace impareggiabile. Tre le antiche strutture si può ancora ammirare l’arco dell’antica trizzana dove venivano tirate in secco le barche della Tonnara. Anche da qui si può intraprendere un trekking lungo i vari versanti di monte Cofano, una montagna semplicemente stupenda, salendo nel suo pizzo ad oltre seicento metri di altezza (il panorama è qualcosa di indescrivibile,di quelli che emozionano e che restano per sempre nel cuore) o fare l’itinerario costiero passando per “u passo ra zita” e la Torre di San Giovanni, arrivando a Cornino e quindi alle grotte di Scurati ed al santuario di Custonaci. Ed ancora nel parco Cerriolo, per la scaletta maruzza e e la gola del Cipollazzo. Che dire poi del Monte Sparagio, la cima più alta della provincia di Trapani con i suoi 1110 metri di altezza. Ma a piedi, sempre “coast to coast” e con lo zaino in spalla si può camminare fino a Bonagia, da dove inizia la risalita nel sentiero che porta ad Erice. Passando per l’area attrezzata di San Matteo, con il suo allevamento dell’asino pantesco, e per le antiche chiese rupestri. Una volta nel borgo medievale della vetta, o tagliando dai Runzi, in autunno ribattezzato il sentiero delle more, si scende dal sentiero di Sant’Anna e per l’antico sentiero che risale alle guerre puniche. Il “viaggio”, una volta tornati a valle, prosegue lungo le saline di Trapani e Paceco per fare tappa nello laguna dello Stagnone. Attraversando due riserve naturali, addentrandosi tra i campi di Nubia coltivati ad aglio rosso. Anche qui, tra oltre duecento specie di uccelli, a partire dai fenicotteri rosa, tramonti da incanto e riflessi tra acqua e cielo, troverete un’antica torre a presidio del litorale. Come a Marausa ed a San Teodoro. Arrivando così fino a Mozia, dove parte il percorso dell’antica trasversale sicula che attraversa tutta l’isola per arrivare fino a Camarina. Questo se, tra mulattiere, sentieri e stradine sterrate, si fa “rotta” verso Ovest per poi dirigersi nel Marsalaese addentrandosi infine nell’entroterra siciliano. In direzione opposta rispetto alla montagna di Erice, partendo da Cofano e costeggiando tutto il litorale del golfo di Macari, è possibile invece intraprendere un’escursione costiera che porta dritto dritto al centro abitato di San Vito lo Capo. Da qui il cammino può proseguire risalendo Monte Monaco, da dove si può godere di una dei panorami più belli su questo tratto di costa, oppure in direzione della Riserva dello Zingaro e quindi Scopello fino a Castellammare del Golfo. Dove invece si apre lo scenario di un’altra bellissima montagna, monte Inici, la seconda vetta del Trapanese che guarda verso il tempio di Segesta ed il suo antichissimo teatro. Insomma, c’è davvero l’imbarazzo della scelta per decidere quale passeggiata nella natura intraprendere. Il punto di partenza, o di passaggio, è la caletta del Bue Marino e la spiaggia dell’Isiludda. Luoghi assolutamente da vedere. O per portarsi a casa qualche scatto da incorniciare, possibilmente al tramonto, o per immergersi in queste acque limpide e cristalline. Dove la costa, nonostante tutto, è riuscita a rimanere intatta, mantenendo i suoi equilibri naturali e di bellezza. E pensare che, negli anni Sessanta, nel golfo di Macari sarebbe potuto sorgere un petrolchimico. L’intenzione era proprio questa. Fare un’area industriale in provincia di Trapani, proprio in quel tratto di costa, nella baia oggi tra le più fotografie d’Italia per la bellezza spiazzante dei sui paesaggi. Erano altri tempi, c’era meno coscienza ambientale e più ricerca di occasioni di sviluppo. Col miraggio del lavoro. Spesso, però, a danno del territorio. E delle comunità che ci vivono. I frutti di quelle politiche, in altre zone della Sicilia e del Meridione, si sono visti nel lungo periodo. Se quel progetto si fosse concretizzato oggi questo panorama mozzafiato non esisterebbe più. Al suo posto avremmo raffinerie, ciminiere e petroliere cariche di greggio o altri prodotti. E l’aria carica di polveri. Con tutte le conseguenze in termini di danni ambientali. E problemi di salute. Ve lo immaginate questo tratto di costa con un petrolchimico che domina il golfo di Macari? Con monte Cofano avvolto dai fumi provenienti dalla ciminiere, l’acqua inquinata e lunghe banchine per l’ormeggio di grandi navi al posto delle meravigliose calette che tutto il mondo ci invidia? La spiaggia del Bue Marino, l’Isulidda, Baia Santa Margherita, Calazza, il Tuono non esisterebbero più. Chissà che fine avrebbero fatto la Torre della Tonnara di Cofano, Cala Mancina o la Grotta dei Cavalli. Altro che trekking costiero. Altro che bagni a mare, giri in barca o gite fuori porta in queste acque. Altro che Torri e Torrette. Altro che spiaggia più bella d’Italia. Alto che panorami sul blu da pizzo Cofano o da monte Cofano. Altro che aria pulita. Altro che colori da favola. Altro che turismo. E non sarebbe stato sviluppo e benessere. Ma solo devastazione  e morte del territorio. E delle gente che ci vive. Fortunatamente, molto fortunatamente (si vede che da lassù, nonostante tutto, qualcuno vuole bene a queste terre dell’incanto che hanno sempre incarnato qualcosa di divino e mitico), allora il golfo di Macari si salvò da questo destino di “industrializzazione”. Che avrebbe massacrato l’intera baia cambiando per sempre il volto di questo tratto di litorale e di tutta la zona circostante. Altro che grande bellezza. Sarebbe stata una colossale schifezza. Un pugno nelle stomaco. E noi non avremmo potuto vedere nulla di tutto ciò. Ma una volta tanto le cose sono andate a nostro favore. Alla fine possiamo dire, a gran voce, che c’è finita bene. Benissimo. Di lusso! Ancora oggi, nonostante il rischio corso appena qualche decennio addietro, abbiamo uno dei posti più belli del Mediterraneo ad un tiro di schioppo da casa, dove potere respirare aria sana a pieni polmoni, ricaricando le batterie, magari concedendosi una passeggiata in riva al mare o un tuffo rigenerante. Godendo di questo angolo di paradiso, regno di colori, buon mare e tanta bellezza, praticamente per tutto l’anno. Un motivo in più per dire grazie. Ai doni di madre natura. Ed alla fortuna che abbiamo avuto nascendo da queste parti. Ed ogni tanto un “meno male, ni finio bona” possiamo anche lasciarcelo scappare. Il golfo è riuscito ad arrivare a noi sano e salvo, sfuggendo al destino che avrebbe avuto con la realizzazione del petrolchimico. Cerchiamo di consegnarlo alle future generazioni altrettanto bello ed intatto. Non dimenticando mai di essere, noi tutti, i custodi di un “tesoro” da custodire e difendere con l’unica arma a nostra disposizione: l’amore per la propria terra e l’orgoglio di sentirsi indissolubilmente legati al suo destino… sempre e comunque…

Mario Torrente

 

(foto Mario Torrente)