Avvolti tra querce e lecci: a spasso per il bosco Angimbè

La prima cosa che colpisce di più, oltre il sottofondo di madre natura ed il grande senso di avvolgimento, sono i colori ed i profumi di un bosco che, nonostante le recenti e gravi ferite del fuoco, continua a vivere nei suoi alberi. La vegetazione, nonostante tutto, si sta riappropriando dei suoi spazzi. È la forza di madre natura. I tronchi delle querce sono ancora anneriti dall’incendio che, un anno fa, ha devastato circa 70 ettari della sughereta di Angimbè. Ma molti alberi sono riusciti a sopravvivere alle fiamme. Le loro chiome sono tornate verdi e rigogliose. Il sughero, ancora tutto nero, è riuscito a proteggere le querce, facendo continuare a scorrere la linfa nei tronchi e nei rami. Altre piante, invece, sono ridotte a scheletri. Ormai completamente secchi e senza vita. Un contrasto che chissà per quanto tempo ancora segnerà questa parte del bosco. I segni della distruzione del luglio del 2017 sono ancora evidenti. Diverse tabelle indicative sono andate distrutte, come le staccionate ed altre protezioni in legno.  Il lato Nord, invece, quello scampato al rogo dello scorso anno, si manifesta invece in tutto il suo splendore, con gli alti alberi di pino che svettano verso il cielo formando quasi una lunga “galleria” tutta verde lungo il sentiero che porta alla torretta di avvistamento della Forestale. Un panorama mozzafiato che vale la salita fatta per arrivare nel punto più alto del bosco Angimbè. Siamo nel territorio di Calatafimi, ad un tiro di schioppo del centro abitato passato alla storia per la battaglia tra le camice rosse di Garibaldi e le truppe borboniche. Tant’è che a circa tre chilometri di distanza di trova l’ossario di Pianto Romano. Ma queste sono anche le terre del tempio di Segesta e del teatro che si affaccia su questo angolo di Sicilia tra Trapani, Alcamo e Castellammare del Golfo. Insomma, la storia alberga da sempre in queste parti. Su un promontorio, tra i duecento ed i trecento metri di altezza sul livello del mare, sorge una delle ultime e meglio conservate quercete della provincia di Trapani. La più grande della Sicilia occidentale. Un bosco, gestito dall’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana, che su estende su una superficie di oltre duecento ettari e dove si trova una grande varietà di specie botaniche (se ne contano circa 700) ed animali, essenze aromatiche e funghi. Qui è quasi d’obbligo munirsi di binocolo per osservare i tanti uccelli che volano sopra questa sughereta di una bellezza eccezionale. Al suo interno si trova anche un Centro didattico, con area attrezzata con tanto di tavoli e giochi per bambini, gestita dall’associazione “Bosco Angimbè”, impegnata nel portare avanti diverse iniziative nell’ottica dell’educazione ambientale e della valorizzazione del territorio. Il luogo ideale dove terminare un trekking da queste parte percorrendo i quasi dieci chilometri di itinerari, concedendosi un po’ di relax o ricaricando le batterie con un pranzo a sacco comodamente seduti nei tavoli e nelle panchine in legno.  Completamente avvolti nel verde degli alberi. Insomma, una piccola oasi naturalistica tutta da scoprire ed esplorare a piedi in un’escursione tra querce da sughero, lecci ed altri alberi ed arbusti, come la roverella, il frassino, il pioppo, il carrubo, l’olivastro ed il corbezzolo, con i suoi frutti colorati. Squisiti da assaggiare (senza abbondare) durante le escursioni. Bontà per il palato come i funghi che crescono nel sottobosco. Ma bisogna conoscerli bene per sapere cosa raccogliere e cosa no. Distinguendo i funghi commestibili da quelli tossici. Come ovvio, serve aver fatto l’apposito corso micologico ed avere conseguito il tesserino. Ma qui si trovano ancora svariati tipi di arbusti come l’erica, il cisto ed il pungitopo, con le sue caratteristiche bacche rosse utilizzate come ornamento natalizio. È una tipica pianta sempre verde che cresce nei sottoboschi delle leccete e delle pinete. Ma qui si trova anche il mirtillo e tante essenze arboree in un viaggio nella macchina mediterranea fatto tra i profumi ed i silenzi di questo bosco che sembra davvero “benedetto da Dio”. Il suo nome, del resto, di origine araba, significa “dentro la gebbia”, ovvero la vasca di pietra dove si trova l’acqua. Da sempre fonte di vita per tutti. “Benedictio domini” per l’appunto. Ma questa sughereta è anche la “casa” di molti mammiferi, come la lepre, la donnola, l’istrice, il riccio, il coniglio selvatico e la martora. Ed il regno di tante specie di uccelli, a partire dal falco pellegrino, la poiana ed il gheppio. Ma anche di rapaci notturni come il gufo, la civetta ed il barbaggiani. Insomma, un bosco davvero tutto da scoprire, camminando e respirando lentamente, aprendo i sensi ai doni di madre natura e osservando ogni cosa con gli occhi del cuore. Con i tanti uccelli che, dal cielo, accompagno gli escursionisti in questo angolo di Sicilia capace di regalare un senso di pace e quiete davvero impareggiabile. Immersi nei profumi e nei silenzi di questi alberi benedetti da Dio.

Mario Torrente

 

 

 

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