La Via  della Pace

Alta Via Carnica –  Sentiero 403

di Roberta Zaccarini Fazio

 

Il sogno di una vita era  percorrere con lo zaino in spalla una delle Alte Vie delle Alpi che si snodano intorno ai 2500 metri.
Sono luoghi irraggiungibili ai più, dove puoi arrivare solo a piedi. Dove puoi contare solo su te stesso e sul ristretto gruppo con cui sei in cammino. Poche persone accomunate dall’amore e dalla passione per il camminare e la montagna. Tutto è essenziale.
Sono stati 5 giorni intensi, profondi con accanto le rocce senza più gli alberi che nella loro forte asprezza ti trasmettono concentrazione e ammirazione  per un luogo non facile, ma che una volta conquistato a sua volta ti conquista per sempre.
Ogni volta che salgo in montagna penso che non ne vorrei scendere. Questa è stata l’occasione per non scendere….. per respirare a lungo la pienezza di un’esperienza unica fatta di salite di 1.100 metri a cui seguivano discese di 1.200 in un solo giorno, ma che dopo averle fatte, passando tra forcelle di rara bellezza,  ammirando panorami che ti lasciano senza fiato sotto la targa del confine tra Italia ed Austria del 1922, senti che l’alta montagna da ora in poi sarà ancora più profondamente impressa nella tua anima.

Appunti di Viaggio:

Siamo partiti il 5 agosto dalla valle di Leckleldalm sulle Alpi austriache  affrontando una risalita ripida di circa 700 metri. Arrivati in cima   A 2.447 sotto di noi le nuvole con le cime delle montagne che ci salutavano sotto il sole splendente! E dentro al rifugio di Sillianer Hùtte  il profumo del pane appena in lievitazione ci attendeva, vederlo infornare a 2.500 metri in preparazione della nostra cena è stato fantastico.

Esplorando attorno al rifugio mi imbatto in  una postazione della prima guerra mondiale, due fortini incastonati nella roccia dove i soldati ora italiani ora austriaci si contendevano questo arduo confine. Seduta sola a contemplare questa costruzione ho pensato alla grande fatica di costruire in un luogo cosi aspro e difficile in quegli anni …… e a quanti uomini avranno perso la loro vita dove adesso noi passavamo, e ho capito il profondo significato di chiamare questo sentiero 403 “la Via della Pace”. Esso infatti si snoda tutto lungo questo antico confine e ci sono molti punti in cui riaffiorano postazioni di guerra, un piccolo cimitero dei caduti, mantenuto con tanto amore, e tanti altri segni di questo triste momento della storia dell’Europa. E’ un monito per i nostri tempi fare esperienza delle vestigia della Grande Guerra di cui avevo letto sempre sui libri.

Da qui il 6 agosto siamo partiti per un lungo tratto  del sentiero alpino molto bello  ma impegnativo. Tra cencie e forcelle intercettati da una  grandinata, che ci ha costretto ad accelerare il passo e a coprirci con le giacche impermeabili multicolori e i rivestimenti per gli zaini, giungiamo al  rifugio. L’Obstansersee Hùtte  adagiato accanto ad un laghetto che rifletteva le cime e il cielo grigio e nuvolo.  Ci siamo arrivati da sopra  una piccola cresta, incontrando due pacifiche mucche all’inusuale pascolo, proprio pochi minuti prima che si scatenasse una tempesta di vento e acqua! Che bello essere al riparo di quelle mura mentre fuori i tuoni e i lampi si inseguivano.

Il nuovo giorno, 7 agosto, ci ha salutato con un sole splendente che ci ha accompagnato nell’ardua salita che ci faceva incamminare verso la nuova meta, mentre alle spalle vedevamo la bellezza del luogo appena lasciato.

Subito dopo  una lunga discesa tra ruscelli e cascatelle camminando per un lungo tratto nel  letto del ruscello ci ha fatto pensare  “noi siamo  l’acqua che scorre ci plasmiamo come lei su questo percorso” quasi ad immedesimarci in questo fluido elemento vitale. Nella valle incontriamo  una famiglia di marmotte che con i loro richiami ci hanno dato il buongiorno, che spettacolo!

E poi di nuovo su  in quota dove abbiamo trovato il rifugio Filmoor Hùtte  quello che più è rimasto impresso nella mia memoria! Un luogo incantato dentro ad una piccola conca circondata da cime a 360 gradi.
L’aria della montagna è entrata attraverso il respiro nel profondo del mio essere ed ha rinnovato la mia anima. Ogni scorcio era unico. li si poteva arrivare solo a piedi o in elicottero.

Il pasto al rifugio è un rito che aspetti durante tutte le ore di cammino ma li ha assunto un fascino incredibile, pensare che il minestrone che ho mangiato era stato fatto con tutto portato a zaino fin su. La cucina era davanti al tavolo dove abbiamo mangiato e un ragazzo italiano spadellava davanti a noi con due bimbette deliziose che  passavano la loro estate tra giochi e viandanti. lì si è creato un momento di incontro con gli altri viaggiatori, essendo solo in 15, e abbiamo bevuto insieme le birre ghiacciate prese dalla fontana e chiacchierato cercando  di intenderci con lingue diverse ma con un unico sentiero!

Un pò di tristezza si affaccia al mio cuore quella mattina, ho visto l’alba dell’8 agosto dalla finestrella che sembrava un quadro. Lasciare questo luogo è difficile. Incarna la mia voglia di vivere la montagna. Colazione e si parte! la meta  Il Porze Hùtte l’ultimo rifugio di questo incredibile viaggio.

Davanti un  bel sentiero che abbiamo fatto velocemente incontrando i camosci e quindi una bella deviazione  al Porze Scarte per salire al valico del  confine Italiano del 1922 e vedere l’Italia e l’inizio della Ferrata che attaccata al monte Porze ci sovrastava imperiosa.
Siamo arrivati al rifugio dove eravamo saliti altre volte dalla valle e sentiamo il profumo del loro mitico strudel di mele che subito assaggiamo.

Una serata magnifica che ci invita a guardare le stelle. Questo è un luogo che guardo sempre dalla valle la sera lo individuo sulla montagna buia e immagino che bello sarebbe essere li …ed oggi ci sono! Sono qui sotto questo cielo ancora più stellato perché non inquinato dalle luci, una stella cadente, un desiderio.
Il mattino del nostro ultimo giorno è giunto, piove forse il tempo è triste come noi che lasciamo la montagna per scendere a valle!

Il cammino e meraviglioso perché il sole ha portato via la pioggia  e torniamo fino al nostro villaggio di partenza Obertilliach, con il nostro zaino in spalla, tra ruscelletti incantati e cascatelle passando per l’immenso pratone che caratterizza questo luogo!

Una meravigliosa avventura si è conclusa grazie a tutti i miei compagni di viaggio mio Marito Vincenzo il mio compagno inseparabile senza il quale non avrei affrontato questa avventura, mia sorella Daniela che è stata il motore organizzativo, mio cognato Salvatore che ha studiato le mappe,  Giancarlo che ha condiviso “il mio peso” e  la piccola Giulia che ha dimostrato in questo viaggio di essere una donna della montagna!

Cosa porto a casa: L’aria della montagna è entrata attraverso il respiro nel profondo del mio essere ed ha rinnovato la mia anima. Tutto è stato essenziale in questo cammino, senza spreco.

I numeri di questo viaggio:

5 agosto 2017 per giungere al Sillianer Hùtte (2.447 m) 700 metri di risalita ripida

6 agosto 2017 tra Sillianer Hùtte(2.447 m) e Obstansersee Hùtte (2.304) risalita 1.100 discesa 1.200

7 agosto 2017 Tra Obstansersee Hùtte (2.300) e Filmoor Hùtte (2.350 m.)  950 m. risalita 820 m. discesa

8 agosto 2017 tra Filmoor (2.350 m.)   e Porze Hùtte (1904 m.)    810 m risalita e 1.200 m discesa

9 agosto 2017 Porze Hùtte (1.904 m)  Obertilliach (1.400) 600 m discesa 200 m risalita

PH Vincenzo Fazio