Da bonagia a San Matteo tra sassi e zolle «stregate» di vita

In occasione della “Giornata del camminare” un gruppo di soci del Cai di Erice, con in testa il reggente Vincenzo Fazio, la vice Angela Savalli, Monica Cassetti e Roberta Zaccarini, ha fatto un’escursione ad anello lungo il versante nord della montagna di Erice, partendo dalla grotta perciata di Bonagia per risalire verso l’area di San Matteo. Una passeggiata davvero molto bella e particolare, che passa per la zona dove si trovano gli asini panteschi ed il museo agroforestale per poi scendere dal sentiero che si affaccia su Pizzolungo e arrivare alla grotta di Polifemo, poco prima di Bonagia, in contrada Emiliana, dove si trova un pittogramma preistorico. Posti davvero bellissimi, dove si incontrano mare e montagna.

Di seguito il racconto di Francesca Nera Adragna, che ha condiviso con noi le emozioni e le sensazioni di una passeggiata nella natura davvero unica, caratterizzata da panorami mozzafiato sul blu del mare di Bonagia e da un contesto ambientale di un grande fascino.

Hai presente quel sogno ricorrente in cui sei a casa tua, ma qualcosa ti attira in un punto della casa al quale, senza un vero motivo, non avevi mai dato alcuna importanza e ti ci avvicini perché vedi una porta che non avevi mai aperto? Ecco, ho vissuto la stessa identica sensazione che mi lascia sempre quel sogno. Ho aperto quella porta in una stanza scura ed un po’ polverosa, decisamente trascurata insomma e dietro quella porta c’era un sacco di spazio in più. Uno spazio pieno di luce tutto da scoprire.
Varcata quella soglia, mi sono ritrovata avvolta da una luce abbacinante che ingigantiva ogni particolare su cui poggiavo lo sguardo. Le pietre rotolate giù dalle rocce della montagna insieme a qualche zolla, trascinate dalla pioggia. Tronchi ed alberi e rovi. Le alte cannucce lungo il mio cammino. Sentieri solcati dagli zoccoli dei cavalli. Un cavallo al passo insieme al suo cavaliere a piedi. Salivo e scendevo attraverso anfratti, distese di terra brulla che finivano su di orizzonte d’infinito mare. Guardando a nord le Egadi erano definite nella loro sagoma decisa, galleggianti su di uno specchio che rifletteva la loro stessa ombra. Tra un sasso e l’altro venivano fuori fiorellini bianchi e gialli ed un mare di bouquet di mandragola viola. Una panchina di legno arredava questa enorme stanza di luce: all’ombra di altissimi pini nostrani guardava l’orizzonte incorniciato dalle morbide curve sulle pareti Erice.
Mi stupisce continuamente scoprire queste cose che ho sempre avuto a casa senza saperlo davvero.
La panchina, per esempio… per “sta” panchina non bastano “piccioli” per pagarla; e la luce, che luce c’ era!! Il cielo sembrava quello dei cartoni animati per quanto era blu e macchiato di nuvolette cotonate. La cosa più bella in assoluto erano i germogli di macchia mediterranea nati a “scattusaria” tra gli arbusti bruciati e mandragola, mandragola ovunque. Questa terra è stregata, è magica, è una fenice che nessuno può bruciare!

Francesca Nera Adragna