Tra vasche, canali e «montagnette» di sale: ecco l’incanto delle Saline di Trapani

A Trapani è tempo di raccolta del sale. In queste settimane nelle saline che si affacciamo nel tratto di litorale che da Nubia arriva fino al Marsalese si rinnova un rito antichissimo di millenni, davvero affascinante. Sicuramente da vedere. Uno spettacolo della natura e dell’ingegno dell’uomo, dei suoi sacrifici e della sua caparbietà. Un’opera paziente scandita dal tempo e da sempre nel codice genetico di questo territorio, trasmesso di generazione in generazione. Simbolo di questo meraviglioso angolo di Sicilia tra cielo e mare. Un incanto con quei tramonti col sole che si specchia sulle saline, con lo sfondo delle isole Egadi e degli antichi mulini. Un trionfo di colori ed odori che toglie letteralmente il fiato. Un’oasi ambientale, con i suoi aironi, le cicogne, i fenicotteri ed i tanti altri uccelli (ne sono stati censiti oltre duecento specie) capace di regalare emozioni uniche grazie a quell’intreccio di biodiversità caratterizzato da una varietà faunistica e botanica unica. Passeggiando tra le vasche, i canneti ed i canali si resta affascinati da un contesto incomparabile. Praticamente ad un tiro di schioppo dal centro urbano. Eppure capace di catapultare in chissà quale dimensione. Regalando uno strato senso di pace ed appagamento. I tempi sono cambiati, ma il sale è sempre lì, coltivato e tirato fuori dal mare con un sistema antichissimo, vecchio di millenni, che risalirebbe addirittura ai Fenici . La Riserva naturale delle Saline di Trapani e Paceco, ed a seguire quella delle isole dello Stagnone di Marsala, è un luogo sicuramente da visitare tutto l’anno. Ma in questo periodo, quello della raccolta del sale, davvero si resta catturati dalla magia di questo “oro bianco”. Di quei cristalli accatastati sulle caratteristiche montagnette che fanno da sfondo al litorale che da Trapani arriva allo Stagnone di Marsala. È strano ritrovarsi tra le  mani queste singolari “gemme”. Sfiorarle con le dita. Odorarle. Osservarle in ogni millimetro. Non è solo sale allo stato “grezzo”. Quei cristalli rappresentano qualcosa di più profondo: sanno di via. Di storie di uomini. Di “salario” per tante famiglie. Delle origini. Di ciò che siamo. Di quel mare e della sua salsedine che abbiamo dentro le vene. E di cui non potremmo mai fare a meno.

Mario Torrente

Nelle foto, la salina “Salinella Settebocche”, a Nubia, di proprietà  della famiglia Adragna