Biketour di Favignana, la farfalla sul mare delle Egadi

di  Roberta Zaccarini Fazio

Un weekend di fine giugno può regalarci le inaspettate  emozioni di un “biketour” della maggiore isola Delle Egadi, l’arcipelago che si staglia sul mare di Trapani con le sue tre meravigliose isole.
Tre splendidi gioielli unici: Favignana, la più grande e popolata con le sue spettacolari cave di tufo, Marettimo la più selvaggia e lontana e Levanzo, la più piccola e vicina alla costa che custodisce  “la grotta preistorica del Genovese” con i suoi famosi graffiti.
Favignana è divisa in due parti dalla montagna. Per questa sua particolare forma il pittore Salvatore Fiume l’aveva battezzata “un farfalla sul mare”. Una farfalla che si adagia nel mediterraneo racchiudendone la sua bellezza.

Per poterla visitare tutta abbiamo diviso in due giorni il biketour: il primo giorno faremo un anello sull’ala più conosciuta dell’isola; il secondo visiteremo la parte più selvaggia e impervia verso il faro di “Punta Sottile”. 
Mi piace ricordare che quest’isola oggi è all’interno dell’”Area Marina Protetta delle Isole Egadi” che nasce per promuovere il rispetto di questo particolare ambiente  marino che ci da tanto ma che spesso non viene adeguatamente rispettato ed amato dai fruitori a vario titolo!
Il tempo è bello ma con qualche nuvola che solca il cielo spinta dal vento. Arrivati sull’isola in aliscafo troviamo subito le nostre bici, carichiamo gli zaini e ci dirigiamo verso “l’Antica Tonnara di Favignana” la costeggiamo con il suo perimetro di muri di tufo! Qui nel Novecento c’era una grande industria del tonno con uno stabilimento immenso per quegli anni che era un’importante risorsa per l’economia isolana. Altra grande risorsa era proprio l’estrazione del famoso Tufo di Favignana. Dietro lo stabilimento troviamo “Calafumere” con i suoi capperi che dalle rocce si protendono sul mare azzurro dove facciamo il primo tuffo!
È da qui partiamo alla volta di “Punta Lunga”, passando per il paese, dove ammiriamo  il mare agitato da un pittoresco bar, godendoci l’ombra ristoratrice e la brezza del mare che ci accarezza.
Costeggiamo la “zona dei Calamoni” percorrendo questa stupenda strada che segue la costa sempre al bordo del mare, dove ci sono vari approdi per fare il bagno a pochi metri. Sono luoghi dove il tufo eroso dal mare ha creato delle meravigliose sculture dando vita ad una costa veramente particolare.
Il mare al largo è agitato ma vari punti sono riparati e alla “Scaletta” prima di “Lido Burrone” ho goduto di un vero bagno rigenerante! Eravamo da soli e l’acqua era piena di energia e ci ha dato la carica per proseguire verso “Cala Azzurra”,  dove siamo giunti continuando in  strade interne, pochi cartelli ma tanta natura. Qui abbiamo incontaminato i famosi giardini ipogei che sono coltivati dentro le antiche cave di tufo. Arriviamo a “Cala Azzurra” che guardiamo dall’alto, perché qui il mare e agitato, e godiamo di questo stupendo colore del mare che da il nome alla spiaggia. Il tour continua in direzione di “Bue Marino”, piena di scivoli per i tufi, che un tempo servivano per caricare le barche, qui il mare è stupendo e facciamo un altro tuffo, l’abbraccio delle acque sembra freddo all’impatto ma in verità l’acqua ci da una sensazione vellutata. Esploriamo con maschera e pinne questa zona spettacolare e i suoi fondali pieni di vita. Ritorniamo alle bici per andare a visitare “Cala Rossa” una delle più spettacolari insenature dell’isola con le sue immense grotte create dalle antiche cave di tufo. Si racconta che il nome derivi dal colore che il mare prese dal sangue durante la famosa battaglia tra cartaginesi e romani del 241 a.c.. La discesa è impervia ma quando c’è scirocco il mare è di una tale bellezza da rendere questo luogo indimenticabile. l’azzurro intenso e cristallino delle onde si fonde con il colore dorato del tufo di cui è costituita tutta la scogliere .  Il tempo vola e il tramonto si avvicina. Abbiamo deciso di passarlo in una zona un po’ distante ma molto selvaggia da cui si vede un panorama stupendo sulle altre due isole dell’arcipelago. E’ un luogo d’incanto una piccola costruzione davanti a tanto spazio infinito delimitato dei tipici muretti a secco dove, ben intonate all’abbiente, ci sono divanetti e tavolini e li sorseggiando un buon bicchiere di vini della Doc Erice, tipica della zona, e gustando le specialità isolane godiamo del meraviglioso calar del sole che ci lascia estasiati. L’aria è tiepida e stiamo cosi a lungo come avvolti in una magica atmosfera che rientriamo a dormire a notte fonda, attraversando una magica isola addormentata alla luce della luna. Ma neanche ci sentiamo stanchi tanto siamo rilassati e presi da questa meravigliosa aria Favignanese.

Il sole ci sveglia presto colazione sotto gli alberi e partiamo questa volta in direzione della parte inesplorata. Passiamo la galleria che ha sostituito, ahimè, una meravigliosa strada a strapiombo sotto la montagna che guarda ad una parte stupenda dell’isola chiamata il “Previto” e che oggi è raggiungibile praticamente solo dal mare.
Appena fuori dalla galleria si stenda davanti a noi un vasto territorio tutto diviso da muretti a secco un tempo tutto coltivato. Ci dirigiamo subito ai “Faraglioni” ma oggi qui il mare è mosso e dobbiamo rimandare il desiderato refrigerio del mare. Costeggiando un territorio molto selvaggio dove il mare si infrange rumoreggiante sulla bassa scogliera  fino a raggiungere il Faro di Punta Sottile.

Questo luogo a per me il ricordo dell’adolescenza quando con la mia famiglia passavamo le estati proprio in questo parte dell’isola. Villeggiavamo con tanti amici al “Bosco” di cui il ricordo in questo momento si mescola al paesaggio. Ci fermiamo a fare un bagno a quella che il nostro gruppo chiamava “Cala Zaccarini” perché mio padre stava seduto li con la canna da pesca ore e ore a contemplare il mare e a godere intensamente delle poche vacanze dal lavoro. Allora non capivo che era il suo modo di immergersi nella natura e superare lo stress della vita.

Il mare è stupendo, calmo, azzurro pieno di pesci…… e ricordi.  Vale la pena esplorare tutte le piccole insenature e gli anfratti della roccia.
Si ritorna in Bici passando per il Villaggio del Bosco immerso nella pineta facciamo strada per “Cala Rotonda” una vera meraviglia! Subito ci appare l’arco di roccia degli innamorati  e poi tutte le spiaggette che si susseguono in questa baia,  quasi un cerchio, protetta dai vari venti. Al centro ci sono tante barche ancorate che il mare  culla placidamente. Non ci fermiamo, anche se con rammarico, perché il tempo è volato  e dobbiamo continuare il nostro giro. Tra stradine costeggiate dai muretti a secco e per lo più sterrate vediamo alcune antiche fattorie del luogo e ci fermiamo da un anziano contadino che fa i capperi sottesale ancora come anticamente.
L’ultimo bagno alla “spiaggia di Marasolo” prima di rientrare  lasciare le nostre inseparabili bici  al chioschetto sul porto e riprendere l’aliscafo per tornare alla terra ferma.
Guardo la scia sul mare nel sole rosso del tramonto, guardo l’isola con un po’ di nostalgia per i due intensi giorni  appena trascorsi e penso che sarà ancora un arrivederci!

 

 

Ph Vincenzo Fazio

Ph Roberta Zaccarini Fazio