Sentiero Natura di Cala Mancina

Una giornata uggiosa, ma calda, ci ha accompagnati tra i sentieri della falesia dell’isulidda, la stessa che conduce nella splendida spiaggia di San Vito lo Capo. Troppo caldo per camminare a lungo, anzi, tra i partecipanti… emerge di più la visione di fare un bagno nelle meravigliose acque circostanti. Così decidiamo di rimpiazzare la parola trekking (in uso fino a quel momento) con quella di “passeggiata”, più adatta al contesto in cui ci siamo trovati. Quante grotte, quanti anfratti, che abbiamo trovato lungo il percorso! Bellissimo il contrasto tra il mare e la parete rocciosa che ci regalava un po’ d’ombra alla nostra destra. La parete è quella della Torre dell’isulidda, una falesia alta quasi cento metri e che ospita migliaia di visitatori sportivi ogni anno, quelli che arrivano da ogni parte d’Europa per fare climbing, uno sport sempre più in voga dalle nostre parti. Troppo caldo, però, impossibile incontrare qualcuno di questi uomini ragno attaccati alla roccia, sarebbe stato bello vederli e sentire le loro voci… fare eco su di noi! Continuiamo il nostro cammino… su un sentiero ormai spoglio del verde che lo caratterizza nella stagione delle piogge, un sentiero ricco di euphorbia, lentisco, palme nane (chamaerops humilis), artemisia, disa (ampelodesma) e ruta, quest’ultima profumatissima; passiamo dalla pinetina sotto la quale ci fermeremo in seguito per la sosta pranzo, ma ci attende ancora qualche altro chilometro fino al giro di boa. Scaminando, costeggiamo il camping “El Bahira”, un campeggio residence tra i più datati della zona, si vedono bene le rughe e i segni delle cicatrici lasciate dalla salsedine, ma tuttavia… mai domo per via dell’intesa attività dei climbers nella zona. Mentre passeggiamo vediamo il mare, quest’oggi infuriato col vento che gli fa fare la voce grossa, ma quanto è bello vederlo nella sua maestosità?!? Ci aspetta, ahimè, un po’ di degrado… da lì in poi… si respira abbandono, negligenza, inciviltà… purtroppo incontriamo tanta incuria e cumuli di spazzatura che il mare ha rigurgitato nel corso degli anni, scenario per niente piacevole ai nostri occhi, ma andiamo avanti… Vediamo davanti a noi un lungo sentiero di terra rossa battuta, che si spegne in un immenso campo fatto di spine ormai secche, che aspettano solo la prima scintilla che li porterà via. Un paesaggio ribelle, sembra come essere improvvisamente tornati indietro nel tempo, solo mare, rocce, spine… ed il nulla. Da lì a poche centinaia di metri, una piccola mandria di mucche al pascolo ci osserva mentre proseguiamo il nostro cammino in direzione di una grotta che ci offre riparo dal sole cocente, che, nel frattempo è venuto fuori. Il tempo di una piccola arrampicata, qualche foto, un selfie, uno spuntino… che si ritorna all’ovile. La sosta pranzo la facciamo sotto il bosco di pini, accanto al campeggio dal quale eravamo passati all’andata, un’oretta, ma si stava così bene sotto quella frescura e con la voce del mare in sottofondo, che, è stata dura ripartire… … ma c’era un bagno ad aspettarci e le nostre gambe chiedevano altri passi, così abbandoniamo l’ombra e il profumo del bosco e ci rimettiamo in marcia verso le nostre auto, a pochi chilometri da noi, non senza però passare dalla Cala del Bue Marino, dichiarata nel 2015 come la caletta più pulita d’Italia, per noi un vero onore e nello stesso tempo piacere, svestirci e farci il bagno in questa acqua trasparente! Alla prossima escursione coi Sentieri di Gù!!!

Memmo Gambina

 

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(foto di Memmo Gambina)