Il monito delle pietre, la rovina dei trasgressori

Nel silenzio che avvolge Erice, difesa da torri e cortine grigioazzurre, si cogli, da chi lo sappia, l’eco arcano dei secoli, che reca voci sfumate di episodi remotissimi, ondeggiati tra mito e realtà, ma vissuti da generazioni di uomini polverizzate dal tempo: sono voci che emergono, ora confuse ora distinte, si sovrappongono e si confondono.
Bisogna, anche, sapere guardare, e scoprire, pietre celate all’occhio disattento: Ve ne sono che recano, fatale a quanti, bramosi di sopraffazione e di potenza, non seppero leggerlo, il monito enigmaticamente espresso attraverso tre segni dell’alfabeto fenicio: “Aien” che significa “Occhio”, “Phe” che equivaleva a “Bocca”, “Beth” che corrispondeva a “Casa”.
Monito che, decodificato, diceva (e dice): “Queste mura hanno “occhi” per osservare il nemico, “bocca” per masticare, stritolare chiunque aggredisca questa città, che è “casa” dei suoi abitanti.
Monito silenzioso, portatore di maledizione…

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Questo passo è stato scritto dal professore Vincenzo Adragna, ed è stato letto proprio qualche giorno addietro durante la passeggiata lungo le Mura elimo-puniche organizzata dal gruppo #Erykynon guidato da Nicola Savalli. Mi è sembrato giusto, visto che in questi giorni si è fatto un gran parlare di #Erice, condividere con voi queste parole che ci ricordano il monito delle #MuraCiclopiche. Che hanno occhi per osservare il nemico e bocca per mangiarselo. Quelle lettere, scritte con l’alfabeto punico, dopo tanti millenni sono ancora lì…ed un motivo ci sarà… quindi occhio a ciò che fate quanto siete ad Erice. Le Mura vi osservano…