Alla scoperta dei segreti di San Liberale

di Mario Torrente

Quella piccola chiesa vicino agli scogli è un autentico gioiello, dove sono custoditi secoli di storia, che portano indietro, al tempo dei pescatori di corallo. Quando a Trapani arrivavano barche cariche di quell’oro rosso che abili maestri corallari avrebbero trasformato in autentici capolavori nelle loro botteghe. Un viaggio che inizia nei pressi di Torre di Ligny, dalla chiesa di San Liberale, quando i trapanesi si davano appuntamento da quelle parti il lunedì di pentecoste. Questo un tempo era il giorno di “San Liberale”, che anticamente veniva con una scampagnata fuori porta tra gli scogli di ponente, proprio vicino alla chiesa intitolata al martire cristiano fatta costruire dai pescatori di corallo molti secoli addietro. Arrivata ai giorni nostri con tutta la semplicità e la sobrietà della storia che racconta.
Un tempo il giorno della Pentecoste veniva chiamato “Pasqua ciuri”. Ed il lunedì seguente era un po’ come la Pasquetta dei giorni nostri, che però ha preso piede solo dopo gli anni 50. A Trapani, città di mare, pescatori, naviganti e artigiani, il tradizionale appuntamento all’aria aperta che segnava l’inizio “da staciuni” era sette settimane dopo la Pasqua di Risurrezione, nel lunedì di Pentecoste per l’appunto. Quel giorno si andava tra gli scogli di Ponente, davanti la chiesetta di San Liberale, stando tutti attorno alla “frazzata”, una grande coperta dove veniva riposto il buon cibo portato con le “trusce”: fave, uova sode, frittate e pisci salati. E tanti altri sapori che sapevano di mare e trapanisità. Era il giorno della “scialata”, dove si stava in riva al mare, tutti assieme per stare in famiglia, per la gioia di grandi e piccini. Purtroppo, in questi tempi moderni che ci vedono sempre più global e meno local, questa ricorrenza è ormai stata dimenticata.
Eppure in questa chiesa c’è tanta storia e vita trapanese da potere riempire interi libri. San Liberale ci riporta indietro nei secoli, al tempo dei Santi e dei pescatori corallini che andavano a caccia dell’oro rosso nelle coste del Nord Africa. Portando a Trapani quei preziosi rametti abilmente lavorati dai maestri corallari. E richiesti da sovrani, papi, cardinali, vescovi e nobili di tutta Europa. Trapani era insomma una città ricca ed importante. E buona parte dell’economia cittadina ruotava attorno alle barche coralline ed alle circa 25 botteghe che si trovavano in via Corallai. Che non era quella che conosciamo oggi tra la corso Vittorio Emanuele e la chiesa di San Francesco, ma l’attuale via Torrearsa. Successivamente da via Corallai la strada prese il nome di via degli Scultori. E poi via Torrearsa.
Le imbarcazioni dei corallai sostavano poi nel versante settentrionale della città, nel lato delle mura di Tramontana per intendersi. E furono proprio i pescatori dell’oro rosso a fare costruire la chiesa di San Liberale dopo avere preso una grande quantità di corallo nelle acque dove nord africane, nei pressi di Cartagine, dove secondo la tradizione venne martirtizzato Liberale, abate del monastero di Galsa, che non rinnegò mai la sua fede cristiana. Imprigionato a Cartagine e stremato dalla fame, fu portato su una nave dove venne legato mani e piedi. L’imbarcazione, una volta al largo, venne incendiata. Ma le fiamme non si svilupparono. Liberale venne quindi ucciso a colpi di remi sul capo. Alla fine il suo corpo venne gettato in mare. In quelle acque molti secoli dopo i corallini trapanesi fecero una pesca talmente abbondante da gridare la miracolo. Una volta rientrati in città sbarcarono tutto quel corallo dove oggi sorge la chiesetta. Fatta costruire in segno di gratitudine in onore di San Liberale.
Pagine di storia, dunque, antichissime che raccontano di Santi, corallini e corallari. Dei tempi in cui i trapanesi andavano a caccia dell’oro rosso. Prima nelle acque antistanti la città per spingersi, a rami ed a vela, fino alle coste nord africane nei banchi di Tabarka ed in tutte le altre zone dove c’era corallo da strappare agli abissi con “l’ingignu“, ovvero la croce di Sant’Andrea. La chiesetta di San Liberale si porta indietro a quel periodo. Quasi fosse una capsula del tempo. Ed al suo interno si coglie proprio tutto il senso di questo viaggio a ritroso nei secoli. Che narra anche di tutte le vite vissute attorno a queste mura. Agli amori nati. Ed alle famiglie venute su proprio all’ombra della chiesa dei corallini.
Si, perchè San Liberale, secondo la tradizione, è anche la chiesa degli innamorati. A quanto pare, una promessa d’amore fatta da queste parti vale per sempre. Al punto, secondo la tradizione, da convolare a nozze entro un anno. Così si dice. E così vi scrivo. Se poi volete rendervi conto di persona, non vi resta che andare a San Liberale e fare una bella dichiarazione d’amore alla vostra lei. O al vostro lui. A quel punto dovrebbe scattare il count down per il matrimonio…
ps: ringrazio il professore Salvatore Corso profondo conoscitore della storia e delle tradizioni di Trapani, per le pillole di conoscenza che mi trasmette. La ricorrenza della “Pasqua ciuri” l’ho scoperta lo scorso anno grazie ad una iniziativa organizzata dal professore Corso proprio davanti la chiesa di San Liberale. Tra l’altro, oggi la chiesa di San Liberale dovrebbe essere aperta. Se potete fateci un salto così potrete constatare di persona che gioiellino abbiamo nei pressi di Torre di Ligny, a pochi metri dal mare che fu dei corallini…

(foto Mario Torrente)