La flotta dimenticata

Forse ha ragione Ninni Ravazza. Per gli antichi vascelli della Tonnara di Bonagia probabilmente non c’è più nulla da fare. Ormai sono un ammasso di legni fradici. Ninni, come noto, è uno dei massimi esperti del mondo delle Tonnare. Ha scritto diversi libri (che ho letto tutti, divorandone le pagine così cariche di informazioni, racconti ma soprattutto di passione) in cui ha condiviso gli anni passati tra rais e tonnaroti. Ed in questi anni ci siamo più volte “pizzuliati” amichevolmente sulla vicenda delle varcazze di Bonagia: in questi miei quasi vent’anni di attività giornalistica ho più volte scritto e documentato il lento deterioramento della flotta “dimenticata”, fotografando e realizzando diversi servizi giornalistici, provando a sensibilizzare le istituzioni ed i vari attori in campo sulla necessità di recuperare i vascelli di Bonagia. Musealizzandoli direttamente sul posto. Legando l’esigenza della loro valorizzazione con l’offerta culturare (e turitica) di questo angolo dell’Agroericino. Ma il buon Ninni, dall’alto della sua conoscenza ed esperienza (e forse rassegnazione), mi ha più volte ripreso: “Non c’è più niente da fare Mario, ormai sono andate”. Ed io, sognatore un po’ testardo: “Ninni, fasciame, prue e chiglie ancora sono lì. Hanno restaurato relitti combinati peggio. Se si vuole una cosa, il modo si trova sempre”. Ed avanti così per anni. Ricordo che il primo pezzo lo scrissi dalle colonne del settimanale Monitor. Ai primi del 2000. Ed ancora le “varcazze” non erano poi così malconce. Poi ho continuato, articolo dopo articolo, dal Giornale di Sicilia e dal Tg di Telesud. Ed ancora, tra un post e l’altro per tenere viva l’attenzione, sui social. Puntualmente tornavo su questa storia. Documentando, anno dopo anno, il deterioramento della flotta dei rais. I miei archivi sono pieni di foto dove si vede il lento “accasciamento” dei vascelli. Oggi ormai del tutto aperti. E piange davvero il cuore. Alla fine, quel fazzoletto di terra a pochi metri dal mare e davanti la maestosa Torre di Bonagia è diventato il “cimitero” di queste gloriose barche che per anni hanno portato tanti pesci in banchina. Sfamando intere famiglie e facendo crescere un intero territorio. Sarebbero potute diventare il monumento di un mondo che oggi non c’è più. Una testimonianza di quelle coraggiose vite passate a bordo di quei legni a caccia di tonni. E dei mastri d’ascia che riuscirono a portare in acqua barche così resistenti e affidabili. E chissà, forse quei legni avrebbero potuto continuare a raccontare storie capaci di portare altro benessere per altre famiglie. Ma così non è stato. Uno dei simboli più affascianti e carico di significato del territorio è finito col diventare l’ennesima occasione persa. Per tutti. La flotta dei rais è stata abbandonata al suo destino. E così, tra monnezza, degrado ed il fuoco che ha divorato anni addietro un’intera muciara e recentemente un altro vascello, la flotta è andata scomparendo. Ed oggi restano soltanto degli scheletri sempre più malconci. Con quattro prue che nonostante tutto resistono per regalare qualche ultimo scatto con lo sfondo di monte Cofano. Ma chissà ancora per quanto. Probabilmente non per molto. Ormai sembra davvero che non ci sia più niente da fare. Forse ha davvero ragione Ninni Ravazza. Lui s’è detto pronto a chiedere scusa qualora si riuscisse a restaurare un solo vascello. La speranza resta. Ma al momento rimane solo quella…

Mario Torrente