Bonagia, il luogo di “Tutti i Santi”

Oggi è la solennità di Ognissanti. Questa ricorrenza ci porta dalle parti di Bonagia, il cui toponimo sembrerebbe legato ad una piccola cappella paleocristiana di “Tutti i Santi” che si trovava nei pressi di Linciasella, alle pendici di Monte Erice. Poco sopra l’attuale centro abitato del borgo marinaro. Esiste anche un documento nel 1167 che attesa l’esistenza, già prima dell’occupazione araba, di due chiesette antichissime che furono luogo di culto dei Martiri della Cristianità: oltre a quella di “Omnium Sanctorum” c’era anche la cappella di San Placido, questa più verso il versante di Trapani. Dove oggi c’è la Torre della Tonnara di Bonagia sorgeva invece una piccola cappella intitolata a San Michele Arcangelo. Ma l’attuale impianto di pesca con un porticciolo sorse attorno al 1500. Il primo punto di approdo si trovava nella parte opposta della baia, dove c’era la Tonnara Vecchia. Sopra la cappella del Santissimo Crocifisso ancora oggi si vede una struttura a forma di torre, adibita ad abitazione privata. E da lì parte un sentiero che, risalendo verso San Matteo, porta dritto dritto ad Erice. Io lo chiamo il sentiero di re Aceste. Chissà, forse fu questa la strada che potrebbe avere fatto il primo re di Erice per accogliere Enea. Il principe troiano potrebbe avere dato fondo con le sue venti navi proprio in questa baia, a ridosso dai venti e riparata dalle secche davanti a punta Ferro, oggi meglio conosciuta come “curve del nono chilometro”, per seppellire il padre Anchise. A me, che sono cresciuto da queste parti, passandoci i momenti più belli dell’infanzia e dell’adolescenza, piace pensarla così. E poi più di uno studioso ha avanzato queste ipotesi. Del resto, qui mito e storia si intrecciano in un tutt’uno. Diventando un gran bel racconto da narrare. Magari con qualche pittogramma antico cinque mila anni da mostrare, sopratutto al tramonto del solstizio d’estate dentro la grotta di Polefemo. Purtroppo nel tempo da questa parti si è preferito buttare a terra e costruire cose nuove. Cancellando le tracce del passato. Così ai giorni nostri ci è arrivato ben poco. Quasi nulla. Se non qualche documento ed il sottile filo della memoria tramandata di generazione in generazione. Ma oggi sempre più nel dimenticatoio. Degli antichissimi edifici sacri delle cappelle di “Tutti i santi” e “San Placido”, che furono anche luogo di eremitaggio, non resta più nulla. Come non c’è più traccia della villa romana della famiglia dei Nicomachi. Pensate un po’, fino a qualche anno fa gli anziani parlavano di un vecchio muro. Forse proprio i resti di quella sontuosa e immensa residenza patrizia. E poi c’è un relitto di una nave romana lasciata a pochi metri di fondale, protetta dalle sacche e dalla posidonia, davanti il litorale che dal Villaggio Anna Maria va a lido Valderice. Se ne sta li quasi nell’indifferenza più totale. Che dire poi di quei reperti preistorici trovati nelle grotte sopra Bonagia che per tanti anni sono rimasti esposti per anni nel museo di Torre di Ligny? E di tutto quel bagaglio di cultura e tradizione che potrebbe rilanciare l’intero territorio della “Riviera di Bonagia”. Un patrimonio di storia che andrebbe quantomeno preservato e tramandato. Piuttosto che rischiare di essere dimenticato…

Mario Torrente