Il “saluto” alla Colombaia prima di prendere il largo

Una grande nave da crociera saluta la Colombaia prima di pendere il largo. L’immagine è sicuramente suggestiva, con il lussuoso e moderno hotel galleggiante che sembra quasi toccare il maestoso Castello di mare che si dice risalga al generale cartaginese Amilcare Barca. Antico più di due mila anni. Con la sua Torre Peliade che domina tutto. In attesa di rinascere a nuova vita come il resto del complesso che ha visto scorrere secoli di storia. E che oggi attende di essere ristrutturato e valorizzato come merita. Regalando comunque un grande carico di fascino a quanti dalla terra ferma ne ammirano l’imponenza delle mura. Non a caso questo angolo della città, dove si trova il porto peschereccio, è tra quelli più visitati dai turisti in cerca di scorci sul mare da fotografare. Anche per un selfie ricordo con lo sfondo della Colombaia. E questa grande veranda sul blu, che guarda verso il mare di Tramontana, con le Egadi sullo sfondo ed il faro dello scoglio Palumbo che proietta verso l’orizzonte, spesso è meta di camperisti e di pullman turistici, che fanno tappa, per un carico di aria buona, bellezza e scatti da conservare,  in questo piazzale al centro di tutto. Che però non ha una sua identità. Nessuno ha finora pensato di dare un nome a questo fazzoletto di terra ricavato dove prima c’era il mare. Eppure si tratta di un posto sicuramente strategico. Tra Torre di Ligny, il Villino Nasi, la Colombaia ed il Lazzaretto. Un tempo l’isola di Sant’Antonio. Tutti luoghi che pulsano di trapanisità. Da ogni pietra. Tra storia e leggenda. Davanti a quel porto peschereccio dove entrano anche i super yacht per fare rifornimento di gasolio. Oltre alle barche che vi si ormeggiano. Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per definire questo luogo sicuramente strategico in chiave turistica. Peccato che il piazzale, oltre a non avere un nome, sia anche circondato da rifiuti e scene di degrado. Così, i turisti che vengono da queste parti, oltre a fotografare tramonti e scorci sul mare vedono anche tanta monnezza. Ma proprio tanta. In bella (si fa per dire) vista sul muretto, come le bottiglie di birra frutto della bevuta della sera prima. O proprio in mare, visibili nel basso fondale. O tra gli scogli. In quadro di desolante degrado. Che peccato! E proprio vero, questa è la terra delle occasioni perse. E la colpa non va cercata in chissà quali macro sistemi. Ma nel modo in cui certi trapenesi trattano la loro città. Buttare rifiuti a pochi metri dal mare, “caccavecca e simenza” compresa, non è un gesto di amore per la propria terra. C’è anche da dire che la zona potrebbe sempre essere riqualificata, e questo spetta alla politica, magari con una zona a verde, panchine, giochi per bambini ed un monumento: io, personalmente, ci immagino sempre qualcosa legato alle vittime del mare, così magari in senso di rispetto taluni la smettono di buttare monnezza e lasciare bottiglie di birra ovunque. Ed una volta recuperato e valorizzato il grande piazzale, finalmente non più anonimo, magari per tutti quanti sarà più bello venire a passeggiare qui. E sicuramente i turisti non avranno più da storcere il muso per la bellezza del posto che contrasta con il degrado per l’abbandono dei rifiuti. Addirittura la scogliera che guarda a Tramontana si presenta come una discarica a cielo aperto. Una vergogna!

La strada che collega il piazzale del porto peschereccio di Trapani con quello del Lazzaretto è stata intitolata a Gaio Lutazio Catulo, il generale Romano che nel 241 a.C. vinse la storica battaglia delle Egadi. Questo tratto di litorale si affaccia proprio nel mare dove 2200 anni fa si combatterono Romani e Cartaginesi. Scrivendo una delle pagine più importanti della storia. Visto che in quello scontro navale si decisero le sorti del Mediterraneo. Ovvero il predominio di Roma e la fine di Cartagine. Una storia millenaria che questo mare continua a raccontare con i rostri e gli altri reperti archeologici che continuano ad essere ritrovati. E portati fuori dai fondali per essere musealizzati. Insomma, stiamo parlando di una costa dalla sconfinata bellezza e con un carico di storia e mito che non teme confronto. Ma dove, purtroppo, bisogna fare i conti con l’inciviltà di taluni, che tra questi scogli a pochi metri dal mare ci buttano praticamente di tutto. Trasformando questa scogliera in una vera e propria discarica a cielo aperto dove si trova praticamente di tutto: dai sacchetti dell’immondizia di chiara provenienza domestica agli ingombranti fino ai materiale di costruzione ed eternit. Tra gli scogli ci sono anche vecchi televisori ed elettrodomestici scassati, sedie, condizionatori, bidoni, bottiglie, mattonelle e tanto altro ancora. E non mancano anche le vecchie cime e le cassette del pesce in polistirolo provenienti da vicino porto peschereccio. Così, a fare da cornice alla suggestiva vista su Torre di Ligny ed il Villino Nasi c’è tanta, ma proprio tanta, spazzatura. E pensare che nei mesi scorsi i volontari della Lega Navale hanno più volte ripulito la scogliera. Tirando fuori dai massi quintali di immondizia. Ma neanche il tempo di ripulire, ed ecco spuntare puntuale altra spazzatura, lasciata incivilmente da chi continua imperterrito, ed impunito, a lasciare rifiuti dove capita prima, in barba a qualunque regola. Inquinando l’ambiente e deturpando un intero territorio. Davvero senza speranza. Una guerra persa in partenza verrebbe voglia di dire. Perché se da un lato c’è chi pulisce, rispetta l’ambiente e fa la differenziata, dall’altro questi comportamenti incivili (e criminali) non fanno altro che vanificare gli sforzi fatti dalle persone perbene. Distruggendo il territorio. Con l’aggravante che i costi sono a carico di chi adotta comportamenti corretti. Ed anche i danni provocati dall’inquinamento. A partire da quel che riguarda per la salute pubblica. Non è infatti soltanto una questione di immagine e di rispetto dell’ambiente. E’ qualcosa molto più grave. Vicino al mare, e quindi in punti esposti al vento, come nelle montagne e nelle campagne si trovano spesso pure rifiuti pericolosi, come l’etenernit. Di quelli che fanno seriamente male alla salute.  Ci sono quindi anche i risvolti che incidono sulle vite di ciascuno di noi. Ed in prospettiva su quelle dei nostri figli. A cui stiamo consegnando un mondo sempre più discarica e contaminato da porcherie. Che alla fine respiriamo e mangiamo. Ammalandoci. Forse è il caso di iniziare a rivedere un po’ di priorità. E l’emergenza ambientale sta sicuramente ai primissimi posti. A partire dalla carta e la plastica gettata per strada fino ai casi di inquinamento più eclatante. Il cambiamento si fa con i piccoli gesti. Che alla fine diventano le onde che spazzano via lo schifo lasciato da altri.

Mario Torrente