Andando in fuoristrada

L’idea di potere andare dove si vuole sottende ad una illimitata voglia di libertà. Con una brama interiore di vedere qualcosa che non è per tutti. Possibilmente mettendoci anche un pizzico di avventura. A volte questo desiderio cammina sulle gambe degli escursionisti, con il loro zaino in spalla, scarponcini ben legati ai piedi ed i bastoncini da trekking che si alternano con movimento delle gambe. Con la fronte bagnata dal sudore e la voglia di conquistare una nuova cima. Per ammirare paesaggi, respirare aria buona. Stare in mezzo alla natura. E godersi un po’ di quiete. Altre volte la ricerca di libertà punta invece verso la linea dell’orizzonte, con una chiglia che scivola nel mare ed una prua che sfida le onde. La salsedine che inebria i sensi fa tutto il resto. Ma c’è anche quando  la voglia di libertà viaggia sulle gomme sporche di fango di un fuoristrada. Tra marce ridotte, differenziali e l’abilità nel giocare bene con lo sterzo. Pigiando l’acceleratore quanto basta. Vincendo pendenze, attriti e terreni impervi al passaggio dei mezzi. In un modo o nell’altro c’è sempre un posto in cui andare. Qualcosa da vedere. Orientandosi come si può: con i punti di riferimento, il cielo, le montagne, la bussola. Il gps montato sul cruscotto del fuoristrada. Andando a memoria. O seguendo l’istinto. Tanto ciò che conta è arrivare. In un modo o nell’altro.

Sulle ruote (infangate) della libertà. L’off-road è sicuramente un’esperienza che può regalare dei momenti all’insegna dell’avventura è della scoperta, visto che permette di arrivare in angoli dove si può andare solo con l’aiuto del quattro per quattro. Magari per poi continuare a piedi ed arrivare nella cima di una montagna dopo avere percorso una stretta mulattiera o un tortuoso sentierino. Ma con il fuoristrada si possono anche attraversare zone impervie. Per i più svariati motivi. Accorciando le distanze. Comprese quelle interiori.

Orizzonti alternativi. La Sicilia offre una miriade di spunti per l’off-road, percorrendo una miriade di strade e stradine sterrate che praticamente attraversano in lungo e largo tutta l’isola. Dalla costa fino ai rilievo montuosi nell’entroterra. Lontano dall’asfalto e dalle moderne autostrade. Spesso passando proprio sotto viadotti e piloni. Dove le auto viaggiano spedite. Nello sterrato invece si va piano. Ammirando ogni dettaglio delle zone in cui si passa. A volte andando anche indietro nella storia, quando si entra in quei tunnel o si attraversano i ponti fatti quasi un secolo fa. E che ancora stanno in piedi. Perfetti. Senza nemmeno una crepa. Itinerari alternativi che arrivano praticamente in ogni angolo. Anche in quelli più remoti. Ciò che conta è procedere con lentezza. Godersi il paesaggio. E stare attenti a dove si mettono le ruote. Occhio al controsterzo. E a non “appizzare” se c’è troppo fango.

La filosofia del fuoristrada. Ognuno, come ovvio, ha il suo approccio con l’off-road. C’è quello tipo cross-country, passando dalle campagne per arrivar alle forme più estreme, con passaggi nel guado e sfidando pendenze che si avvicinano al limite per non ribaltarsi.  E c’è chi, invece, preferisce semplicemente passeggiare godendosi il paesaggio. I colori. L’odore della terra. Il bestiame che attraversa le trazzere. I contadini che lavorano i campi. Le mucche e le pecore al pascolo. A volte semplicemente anche il cielo con le nuvole bianche che lo attraversano. Altre volte un tramonto. O il cielo stellato di notte lontano da ogni forma di inquinamento luminoso. O ancora il chiarore della luna piena.

Partendo da Trapani, punta estrema della Sicilia occidentale, la prima tappa, praticamente d’obbligo per la bellezza e la sua storia millenaria, non può che essere Erice. La risalita verso il borgo medievale della vetta è una autentica pioggia di emozioni. Il Monte è pieno di un reticolo di strade sterrate da percorrere in fuoristrada, passando praticamente da un versante all’altro con prospettive da un lato su Trapani ed il mare delle isole Egadi. Dall’altro sull’Agroericino e pizzo Cofano per poi addentrarsi verso l’entroterra siciliano. Paesaggi che possono cambiare in un batter baleno in caso di nebbia o regalare una vera  e propria esplosione di colori. In un modo o nell’altro il Monte che fu della dea Venere sprigiona sempre forti suggestioni. Ma anche le altre montagne, andando verso Levante, non scherzano, come i massicci di Sparagio ed Inici, le cime più alte della provincia di Trapani, con, rispettivamente,  oltre mille metri di altezza. Qui i panorami sono ben oltre l’idea del mozzafiato. E queste, ed altre cime, si possono raggiungere in fuoristrada.

Dove “osano” i quattro per quattro. Al centro del comprensorio della cuspide della Sicilia occidentale c’è poi Montagna Grande, rilievo dai contorni più rotondi, ricoperto dal suo manto verde, un fitto bosco che regala un grande senso di pace. Verso Calatafimi la scena è dominata da Monte Pispisa, che si affaccia ad Est sul tempio di Segesta, mentre più a Sud Monte Polizo introduce verso il Belice. Tutti rilievi che si possono scoprire andando a piedi, spaziando ovunque. O, nei limiti del dove è possibile andare, col quattro per quattro. Sempre gomme e blocco del differenziale permettendo. Meglio con qualcuno davvero pratico della guida di questi mezzi. I tour in off road da potere fare sono tantissimi. C’è praticamente l’imbarazzo della scelta. Il divertimento è garantito. E le belle foto anche!

Non solo montagne. L’hinterland trapanse offre davvero una miriade di percorsi in off road che permettono di scoprire angoli davvero particolari del comprensorio. Vivendo qualche ora di avventura tra ruote infangate, passaggi un po’ impegnativi che regalano una scarica di adrenalina ed arrivando in posti non facili da raggiungere. Giocando tra acceleratore, frizione e ridotte. Ma sempre con il massimo rispetto dei luoghi da dove si passa. Un regola imprescindibile per ogni uscita in fuoristrada. Nelle campagne trapanesi è possibile addentrarsi in un dedalo di percorsi che costeggiando campi di grano, oliveti, vigneti e agrumeti. Passando da antichi bagli diroccati, fattorie da dove escono, lasciate libere, galline e anatre. In un paesaggio sempre variegato che va cambiando continuamente metro dopo metro. Una particolarità dell’off road trapanese, che passa dal mare alla campagna per arrivare fino ai promontori ed alle montagne del comprensorio. Il tutto all’insegna dei colori e dei bei panorami, che rappresentano il punto di forza di questi particolari itinerari all’insegna della guida lenta per godersi l’ambiente circostante. Spesso anche con pause per assaggiare ricotta fresca o altri prodotti delle campagne. Dolci compresi. Il tour in fuoristrada si può trasformare nell’itinerario dei buoni sapori, a partire dai cannoli fatti in queste zone, come a Dattilo, Fulgatore e Napola. Ognuno con dimensioni e consistenza proprie. Da assaggiare e gustare fino all’ultimo pezzo. Ma ci sono anche i formaggi ed i piatti della tradizione contadina. Con i prodotti della terra che si uniscono alle tradizioni gastronomiche locali. Diventato prelibatezza per il palato.

C’è insomma un mondo tutto da scoprire, che va oltre la polvere alzata o il tuffo nel fango. In un viaggio che passa per frazioni e borgate lontane dal frastuono delle città. In alcuni casi con pochi abitanti. In altri completamente disabitati. Come i casolari abbandonati ed i vecchi bagli completamente dirupati dall’atmosfera quasi spettrale. Ma chissà con quante storie di vita vera da raccontare. Qui il tempo senza essersi fermato in epoche lontane. Queste zone che possono essere raggiunte percorrendo strade ormai del tutto dissestate. Con voragini nell’asfalto che solo le grandi ruote di un fuoristrada possono attraversare. Con la dovuta cautela. E poi ci sono quelle zone di fango dove le gomme affondano, formando profondi solchi. Quasi andando a toccare il differenziale. Qui il guidatore deve dare prova di tutta la sua abilità. “Remando” con lo sterzo per attraversare le fangaie e giocando abilmente con il piede sull’acceleratore. La sfida di superare le superfice più viscide o un guado può regalare qualche minuto d’avventura. Ed a volte, quando l’ostacolo sembra difficile da superare, l’uso del verricello e delle attrezzature di bordo permette di superare i limiti della fisica. C’è poi quando, dando gas per risalire un collinetta un po’ fangosa, si ha quasi l’impressione di stare in navigazione. Tanto beccheggia il fuoristrada da sembrare una nave cullata dalle onde. Regalando le stesse emozioni che si possono vivere standosene in mezzo al mare. Perché il senso di libertà è ovunque ci sia la voglia di spingersi oltre. E andare dove non si è mai stati. A terra come in mare. Cambia il mezzo, ma non lo spirito dell’avventura…

Mario Torrente

La foto, scattata dentro il Defender di Giuseppe D’Alì, in copertina è di Roberto Mazzeo

 

 

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