Itinerario nel Belice sulle tracce della storia

Di Angela Savalli e Roberta Zaccarini Fazio

E’ difficile tradurre in parole le sensazioni che l’escursione nei luoghi del Belice ha suscitato dal momento che ognuno di noi le vive in modo molto personale ed intimo.
E’ stata una giornata a tratti nuvolosa, comunque dal cielo limpido, di quelle di un fine gennaio dove la luce, qui in Sicilia occidentale, comincia a prendere sempre più spazio, e scalda gli animi.
Abbiamo fatto un percorso inusuale per dei camminatori come noi. Siamo andati a fare un trekking nella storia e in particolare abbiamo voluto ripercorrere in modo organico la storia del Terremoto del Belice e di quello che ne è scaturito dal punto di vista artistico e culturale. Da una grande devastazione una visione diversa e più artistica di un territorio profondamente agricolo della Sicilia.
La prima tappa è stata il “Museo della memoria” nell’ex Chiesa Madre di Santa Margherita di Belice, profondamente danneggiata dal sisma e ricostruita con rispetto, senza commettere un falso storico.

Abbiamo avuto modo di entrare da subito nel contesto storico dell’epoca e renderci conto della portata gravissima della prima grande catastrofe naturale nella storia della Repubblica Italiana, che provocò “un esodo terrificante”, avvenuta nella notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968, che colpì ben 14 comuni di cui 4 completamente rasi al suolo (Gibellina, Poggioreale, Salaparuta e Montevago).  Attraverso la testimonianza della nostra guida, il Sig. Trubiano, siamo entrati in contatto con gli effetti devastanti del terremoto, sia sul piano fisico sia su quello morale e psicologico, avendo modo di contestualizzare questo evento, vissuto in maniera lontana da bambini e di cui tanto abbiamo sentito parlare, e che ha segnato questo territorio già diperse depresso.

La visita è terminata con la proiezione di un filmato con immagini storiche di quei momenti tragici e indimenticabili per chi li ha vissuti … da ultimo le scene di un matrimonio e di bambini che giocano tra le macerie a significare “nuova vita”, che la vita riprende sempre e non bisogna mai perdere la speranza. 

Un breve giro nel centro di Santa Margherita ci ha fatto entrare a contatto diretto con gli edifici devastati dal terremoto che restano immoti accanto alle nuove case a memoria indelebile di questo tragico evento.

Subito dopo ci siamo diretti verso “Poggioreale Antica”, dove ad attenderci c’era Giacinto Musso, presidente dell’associazione omonima. Un luogo completamente devastato dal terremoto, ulteriormente soggetto a degrado a causa dei repentini crolli dovuti allo stato di abbandono e incuria. Anche se l’associazione in questi ultimi anni si è presa cura del sito, con propri mezzi, cercando di mantenere viva la memoria di questi luoghi. A proposito sarebbe necessario un intervento di messa in sicurezza e recupero di quei frammenti che conservano l’identità storica del borgo. Poggioreale mostra palesemente tutte le ferite del terremoto, si tratta di case, palazzi, chiese, un teatro … su due, tre livelli, senza tetto o solai, con cumuli di macerie al loro interno e sulle strade.

Quindi, ci siamo spostati al “Cretto” di Alberto Burri … una delle più straordinarie opere di Land Art che svela nella sua semplicità l’immane tragedia. È la rappresentazione di un “bianco sudario” che avvolge le macerie di Gibellina Antica, rigenerate in un nuovo intreccio di pieni e di vuoti, dove ancora aleggiava il genius loci. Del giorno della sua visita a Gibellina vi è un ricordo dell’artista raccolto da Stefano Zorzi:

“Andammo a Gibellina con l’architetto Zanmatti, il quale era stato incaricato dal sindaco di occuparsi della cosa. Quando andai a visitare il posto, in Sicilia, il paese nuovo era stato quasi ultimato ed era pieno di opere. Qui non ci faccio niente di sicuro, dissi subito, andammo a vedere dove sorgeva il vecchio paese. Era quasi a venti chilometri. Ne rimasi veramente colpito. Mi veniva quasi da piangere e subito mi venne l’idea: ecco, io qui sento che potrei fare qualcosa. Io farei cosi: compattiamo le macerie che tanto sono un problema per tutti, le armiamo per bene, e con il cemento facciamo un immenso cretto bianco, cosi che resti perenne ricordo di quell’avvenimento. Ecco fatto! [Maria Vitiello, Gibellina: né “completamento” ne “ricostruzioni” per il grande cretto di Alberto Burri]

Entrando nell’opera ognuno di noi, silenziosamente, si dilegua camminando tra percorsi che si intrecciano, fino a raggiungere la parte più alta del cretto dove, lasciamo a ricordo di tutte le vittime del terremoto (370 vittime, oltre 1.000 feriti gravi e circa 70.000 senzatetto), un mazzolino di fiori, dolcemente depositato dai nostri bambini.

Il sentimento più grande andando via è stato quello della speranza, io [Roberta] ho parlato con una dolcissima bimba di otto anni curiosa di capire perché le case cadevano con il terremoto e a cui ho lasciato il mio personale messaggio di speranza: le cose materiali non devono essere la cosa più importante per noi genitori da trasmettere ai nostri figli, dobbiamo lasciargli la cultura, la conoscenza e l’amore per lo studio, questo farà di loro persone capaci di discernere autonomamente, indipendenti e che sapranno ricostruire se stessi e il mondo che li circonda in qualsiasi momento di difficoltà. Infine, prendiamo la strada per “Nuova Gibellina”, riconoscibile a distanza grazie alla Stella di Ingresso di Pietro Consagra. Sostiamo, fuori programma, alla Fondazione Orestiadi e visitiamo il “Museo delle Trame Mediterranee”, in località Baglio Di Stefano, un inedito percorso espositivo ricco e variegato, aperto alla storia e alla cultura mediterranea, che ci sorprende piacevolmente.

Vi sono collezioni archeologiche, ceramiche, gioielli, arazzi, abiti e tessuti ed una collezione di arte contemporanea costituita grazie alla donazione di Ludovico Corrao e alle acquisizioni effettuate attraverso innumerevoli laboratori e mostre.

Sono presenti autori quali Pirandello, Guttuso, Monachesi, Leone, Schifano, Angeli, Accardi, Consagra, Beuys, Paladino, Cagli, ecc. Segue un giro per le vie della Nuova Gibellina tra la Chiesa Madre, il Sistema delle Piazze e Piazza XVgennaio. L’immagine con cui chiudiamo questa giornata è quella della “Nuova Gibellina” dove la volontà di ricordare e cambiare diventa arte e bellezza, e continua ancora oggi, grazie all’impegno che viene portato avanti da Fondazioni come le Orestiadi.

“Itinerario Belice” che consigliamo e che abbiamo realizzato con il CAI sottosezione di Erice:

Partire da Santa Margherita di Belice, il Museo della Memoria e il paese – Poggioreale antica – Il Cretto di Burri – Fondazione Orestiadi al Baglio di Stefano – Nuova Gibellina con la Chiesa Madre, il Sistema delle Piazze e le sue opere d’arte disseminate nel tessuto urbano.

Ph Angela Savalli – Fabio Marino – Roberta Zaccarini Fazio