Su e giù per i sentieri del Monte

Ad Erice il “passo” da un giretto nel bosco a percorrere oltre tredici chilometri su e giù per il Monte è davvero breve. Il fascino della montagna che fu di Venere inebria i sensi ed annulla le distanze. Così inizi a camminare nel pomeriggio per fare una passeggiata in compagnia ma finisci col rientrare col buio. La compagnia, per l’occasione, è quella di Giuseppe D’ali, sempre in spasmodica ricerca di angoli da esplorare. E qualche sentiero nuovo, in cui avventurarsi, riesce a trovarlo sempre, cercando tra la vegetazione e le rocce. Anche in una montagna, come quella di Erice, che ormai conosciamo a memoria. Pietra dopo pietra. La “passeggiatina” in un pomeriggio d’agosto inizia dal bosco antico, lungo il percorso che costeggia le millenarie mura elimo puniche, con oltre duemila e cinquecento anni di storia avvolti nel silenzio di questo autentico angolo di pace. Arrivati al Quartiere Spagnolo inizia la discesa per porta Castellammare, lungo la mulattiera che un tempo collegava il borgo medievale della vetta con la valle passando per Valderice, Custonaci e San Vito lo Capo, tutte località che un tempo facevano parte del grande Comune di San Giuliano, che arrivò ad essere il secondo comune più esteso della Sicilia dopo Monreale. L’itinerario, tra quelli mappati dal Cai, porta nella chiesa rupestre di Sant’Ippolito, con ciò che resta dell’affresco medievale di San Giorgio. Dai qui è possibile tornare ad Erice seguendo le indicazioni per porta Spada, o scendere nell’area demaniale di San Matteo per arrivare fino al mare di Bonagia. Ci sarebbe anche il sentiero che porta a Caposcale e quindi a Valderice, la strada dei trasporti della Madonna di Custonaci quando il quadro della Vergine, patrona dell’Agroericino, faceva su è giù tra Erice e Custonaci. Spesso contesa dalle rispettive comunità. Ma sempre amata ed invocata da tutti. Un legame che si rinnova ogni anno, nell’ultimo mercoledì di agosto, con le due processioni che si tengono nella città dei marmi e nel borgo medievale della vetta.

Ma dal sentiero di porta Castellammare è possibile risalire verso Erice dai Runzi, il versante Nord Est della montagna, dove fino a pochi decenni addietro c’era un bosco talmente bello e fitto da essere chiamato “u broccolo“, proprio per la forma che aveva guardandolo dall’alto. Ma incendio dopo incendio questo grande patrimonio naturalistico è andato in cenere. Oggi madre natura sta cercando di riprendersi i suoi spazi, con tanti alberelli, arbusti e piante che stanno tornado a colorare di verde questo angolo del monte che si affaccia sull’Agroericino da sotto il Castello di Venere. E nella vegetazione in questo periodo estivo spiccano le more che crescono sui rovi, che qui vengono chiamati “runzi”, dando il nome a questo meraviglioso versante della montagna ericina, uno dei percorsi più belli per gli amanti del trekking, contraddistinto da meravigliosi e coloratissimi panorami sul mare del golfo di Bonagia e su monte Cofano, con le prospettive che cambiano continuamente per affacciarsi, alla fine, sulla falce della città che di Trapani che si allunga verso il mare dell’arcipelago delle Egadi. Una bella escursione ad anello, che si riesca a fare senza problemi in poco più due ore, con tanto di soste fotografiche. Quelle, non possono mancare. Il contesto merita veramente qualche scatto da condividere sui social e conservare in archivio.

Dopo essere risaliti dai Runzi si arriva proprio sotto il Castello di Venere. Da qui è possibile risalire fino alla Torretta Pepoli percorrendo un ripido sentiero che conduce sotto i giardini del Balio fino a pizza San Giovanni, e quindi nel centro storico ericino. Oppure, proseguendo lungo la strada forestale, e costeggiando il costone roccioso dove un tempo si trovava il tempio della dea dell’amore, si può continuare a fare il periplo della vetta della montagna, lasciandosi alle spalle monte Cofano e l’Agroericino per cambiare prospettiva su Trapani e la sua piana, con un panorama che dall’arcipelago delle Egadi abbraccia le saline, il territorio marsalese, montagna Grande, le frazioni ed i borghi di campagna dell’hinterland, con i promontori che introducono verso l’entroterra siciliano.

Scaminando scaminando in men che non si dica si arriva alla strada dei Difali, che collega, tra curve e tornanti molto stretti, Erice con Trapani. Solitamente dai Difali, dopo avere fatto un breve tratto d’asfalto, si rientra ad Erice: o passando da una meravigliosa lecceta che attraverso un sentierino ed una piccola scalinata sale a porta Trapani, proprio davanti la stazione della funivia, o dalla strada dell’ex macello. In un modo o nell’altro si torna nel borgo medievale, proprio davanti a da dove inizia il percorso delle mura per il bosco antico. Ma con Giuseppe D’Alì, non soddisfatto degli oltre cinque chilometri percorsi, decidiamo di scendere dai Difali per arrivare al Santuario di Sant’Anna, a circa duecento metri di altezza sopra il centro urbano di Casa Santa. Ma dopo avere superato il cimitero dei Cappuccini, Giuseppe D’Alì scorge dal guard rail un sentiero sotto un bel boschetto. Impossibile resistere al richiamo della natura e ad una zona mai esplorata. Inizia così la scaminata tra gli alberi per continuare sul dei Difali, a tratti piuttosto scosceso e con un panorama in pendenza. Ma bellissimo da fare per ama camminare montagne montagne. Il sentierino diventa sempre più stretto, coperto dalla vegetazione, ma passo dopo passo arriviamo proprio sotto i piloni della funivia, entrando così nel percorso Cai 601 che da Martogna porta ad Erice passando per il Santuario di Sant’Anna. Nel frattempo si sono fatte le 19 ed il sole comincia a calare, regalando i primi colori da incanto sul mar Tirreno.

Decidiamo di continuare per Sant’Anna. Inizia così la discesa, con il panorama su Trapani che si va riempiendo sempre di più delle sfumature al crepuscolo. A fare da sottofondo un autentico “concerto” di cicale, che sembrano quasi salutare il calar del sole aumentando il volume del loro “canto”. Rendendo tutto ancora più magico ed annullando la stanchezza che, soprattutto in discesa, comincia a farsi sentire sulle gambe. Passata la casa forestale e superate le ultime curve, da da dove emergono le pietre dell’antica strada romana che collegava l’antica Drepanum con Erice, finalmente siamo al Santuario di Sant’Anna. Ormai il sole è prossimo a scomparire nell’orizzonte, “immergendosi” nel mare in un trionfo di colori. Sono le otto, qualche fotografia subito postata sui social per condividere con gli amici un momento magico ed iniziamo subito la risalita. Nel frattempo il giorno lascia campo libero alla notte, con la luce della funivia che comunque illumina il sentiero, permettendoci di proseguire la nostra escursione tranquillamente anche se siamo senza torce. Del resto, la cosa è stata totalmente improvvisata. In poco meno di un’ora siamo ad Erice. E’ sera ed il borgo medievale ci accoglie con il fascino di sempre. La magia continua tra antiche chiese, castelli e strade acciottolate, negli ultimi passi che ci portano dritto a casa. Dopo oltre tredici chilometri percorsi e quattro cambi maglia. Del resto siamo ad agosto. Ma il  Monte, nonostante la calura estiva, riesce sempre a regalare emozioni nuove.

Mario Torrente

(photogallery Giuseppe D’Alì e Mario Torrente)