Full immersion nel bosco

Lo dicevo da tempo (a me stesso), ma la stanchezza o più probabilmente la pigrizia mi avevano sempre dissuaso. Oggi però ho rotto gli indugi: ho calzato gli scarponcini, ho incollato lo zaino e sono andato a farmi una bella “scaminata” con il mio amico e collega Mario Torrente, che lui di “scaminate” soprattutto tra i sentieri di Erice se ne intende. Sulle “scaminate”, sue e degli altri, ci ha anche fatto un blog che vi consiglio di andare a leggere. Ho rivisto alcuni luoghi, fuori dalle mura di Erice, che avevo visitato l’ultima volta quando ero poco più che adolescente, quando tempo per scaminare ne avevo. Pochi chilometri, due o tre, e qualche centinaio di metri, in salita e discesa. Dolcemente faticoso. Ho dovuto riprendere confidenza con il ritmo del mio respiro, controllarlo. Inspirare ed espirare, passo lungo e ben disteso, ma costante. Ogni tanto il mio cuore si ribellava a questo ritmo a cui non era più abituato. Ho dovuto rallentare il passo ma non mi sono fermato (solo in una occasione). Mi ero portato un paio di litri d’acqua ma ne ho bevuto solo un sorso. Un paio di snack per un eventuale improvviso calo di zuccheri ma non ne ho avuto bisogno. In alcuni punti, anche se mai ci siamo allontanati molto dalle mura, ho goduto di una vera e propria immersione nel bosco, nella natura e anche di un paio di splendidi panorami. Peccato, come più volte il buon Mario mi ha fatto notare, che l’inciviltà di alcuni riesce a lasciare tracce nei luoghi più impensabili e perfino nei più impervi sentieri del bosco. Un’altra cosa ho notato, e lo dico da cronista. Nessun tipo di manutenzione antincendio. Il sottobosco del lecceto, che costituisce la parte più antica del bosco di Erice, è rigoglioso e secco. In un punto, addirittura, c’era un pino abbattuto, rinsecchito. Per chi conosce le conifere sa che praticamente è come tenere un’esca pronta per essere accesa in mezzo al bosco. Mi sono ripromesso di “scaminare” ancora. Con Mario o anche da solo.

Fabio Pace