Bonagia, lettera dai vascelli abbandonati

Eravamo una flotta! Per decenni abbiamo affrontato le onde per andare a caccia di tonni con la gente di mare d’un tempo. Pescatori leggendari, uomini davvero di un’altra epoca. Di loro resta solo un ricordo sbiadito, il coraggio, la fierezza, l’abilità con le reti, le cime, gli arpioni. La forza nel tirare a bordo quei pesci immensi al grido di “una, dui e tri”! Fonte di vita e speranza per tutta una comunità. Noi, gli antichi vascelli e muciare della Tonnara di Bonagia, siamo quel poco che resta di un mondo che non c’è più.

Ci chiamavamo Vascello di Levante, Parascarmo, Varcazza, Muciara, Bastardo, Ordinario e Varvaricchio. Ci hanno forgiato abili mastri d’ascia. Con l’ingegno delle mani e quella sapiente abilità tramandata da padre in figlio. I legni del nostro fasciame, ormai fradici, rotti e piegati, sono impregnati del sudore degli uomini e del sangue dei tonni. Trasportavano reti, ancore, cime e pesci. muciara_restiLe nostre chiglie solcavano, a forza di remi, il mare di Bonagia portando centinaia di tonni in banchina. Siamo sopravvissute alla forza delle onde ed alla distruzione delle guerre. Ma, destino beffardo, siamo state condannate a scomparire lentamente in secco. A pochi metri da quella torre che per decenni ci ha indicato la via del ritorno. Lasciate a marcire davanti al mare. Terribile condanna! Unico sollievo, la brezza marina che ci regala la carezza della salsedine. Ed il ricordo di quei tonnaroti leggendari a bordo, le loro urla, la forza, la destrezza nel calare le reti e posizionare le ancore. Veri marinai cresciuti a pane e remi. E che a volte abbiamo la sensazione di sentire ancora a poppa a dare ordini o calati a dritta con lo “specchio”, scrutando il fondale per capire il momento buono per iniziare la mattanza. Forse qualcosa di loro è rimasta qui con noi, mentre andiamo scomparendo lentamente: ci vediamo morire pian piano… una di noi, la Muciara, quella che fu del Rais, il capo della tonnara, ormai non c’è più da anni!

Dovevate vederlo, il Rais, come impartiva ordini a tutti, comunicando ora con la voce, ora con lo sguardo e le braccia, quasi fosse un maestro d’orchestra intento a dare il tempo ai suoi musicisti nella sinfonia della lotta per la sopravvivenza. La sua barca, la più importante della tonnara, è sparita, prima divorata dal fuoco, poi fatta a pezzi dall’ignoranza e dalla barbarie della gente. Di chi cercava legna da ardere. O qualcosa da distruggere per vincere la noia. Pezzo dopo pezzo è andata scomparendo. Stesso destino per il primo vascello che apriva la schiera di noi, barche condannate all’oblio. Dimenticate da tutti. Nell’indifferenza di questi vostri tempi moderni. vascello-internoAltre di noi, rimaste dentro il perimetro della Tonnara, hanno invece avuto un destino diverso: due vascelli sono ancora integri e fanno coreografia dentro i cortili, addobbate con fiori ed a volte usate come tavoli per i banchetti. La terza è diventata invece un vero e proprio bancone da bar. Ma almeno loro sono sopravvissute. Di noi, purtroppo, resta invece ben poco. Ogni giorno che passa sempre meno.

Dove un tempo finivano i tonni arpionati durante la mattanza, adesso c’è spazzatura, erbacce e qualche pianta che inizia a crescere, infilandosi tra le crepe della carena. Dopo tanti anni mare ci saremmo aspettati ben un altra sorte. Un po’ più di rispetto. Di riconoscenza. Del resto abbiamo sempre portato a terra ciurma e tonni. Fonte di sostentamento e ricchezza per un’intera comunità, cresciuta  e sviluppatasi attorno alla Tonnara. interni_piantaSiamo la testimonianza delle vostre origini, imperniate di identità marinara come le nostre chiglie lo sono del mare e delle tante quante avventure vissute dai vostri nonni e padri andando a pesca di tonni. Avevamo davvero tante storie da raccontare. Ed invece niente. Ci avete abbandonato e dimenticato, come fate del resto con quegli anziani che nessuno vuole in mezzo ai piedi perché ormai ritenuti inutili. Una zavorra. Un peso. Che tremenda sensazione è vedersi non più voluti. Perché vecchi. Perché non più adeguati. Perché non più amati.

Da anni aspettiamo che qualcuno ci venga a salvare. Ma nessuno finora è riuscito a prendersi cura di noi. Restituendoci  la dignità di barche. Anche da terra. Sappiamo che non torneremo più in mare. Forse, se sistemate, potremmo servire a fare altro. Magari, dopo i tonni, vi potremmo aiutare a “pescare” i turisti. flotta_Ma nonostante il nostro valore storico e culturale, continuate a fare marcire così…che tremenda agonia la nostra!  Ormai vecchi relitti malconci, siamo stati relegati in questo fazzoletto di terra che è diventato il nostro cimitero, simbolo di degrado culturale. Di un patrimonio unico lasciato ai quattro venti, alla mercé dei vandali. Di una storia, la vostra, offesa ed umiliata. Di una ennesima occasione perduta. E di cui priverete sicuramente i vostri figli. Che avremmo voluto conoscere per raccontare loro la storia dei tonnaroti e della antica flotta di Tonnara di Bonagia. E non quella dei “vascelli fantasma”, scomparsi nell’oblio, nel degrado e nell’abbandono. Nell’indifferenza di chi poteva fare qualcosa. Ma che invece ha preferito continuare ad ignorarci. Voltandosi dall’altra parte o arrendendosi alle prime difficoltà. Senza nemmeno provarci. Fregandosene. Questa triste storia, purtroppo, la state scrivendo voi adesso. Tutti, nessuno escluso. Anche con quella vostra tipica indifferenza e strafottenza che vi rende complici dei peggiori scempi. Di tutte le vergogne perpetrate nelle meravigliose terre di Sicilia. Noi ne siamo una prova…

(Testo e foto Mario Torrente)