La Cattedrale di Sale – Realmonte

Il sale, anticamente veniva chiamato “oro bianco” e molteplici erano gli usi e le tradizioni ad esso legati, basta pensare che in epoca romana … il sale, veniva usato come merce di scambio o addirittura come paga (da qui la parola “salario”), ma anche come conservante naturale e amuleto, considerato dalle divinità “sacro”.
Il sale era dunque un elemento preziosissimo, ma non sono certo io a scoprire ciò … provengo da Trapani, una città tra le più importanti in tutto il bacino mediterraneo, quanto a estrazione di questo pregiato elemento, famosissime le saline di Marsala e quelle di Nubia, ormai divenute riparo per uccelli migratori e meta di turisti e visitatori.
Vasche artificiali di acqua di mare, dunque, che attraverso un lungo processo di evaporazione … favorisce la produzione del sale, che, ancora oggi si esporta in tutto il mondo per uso alimentare ed industriale.

Ma che in Sicilia ci fosse un giacimento di salgemma a 80 metri di profondità nel sottosuolo e articolato per più di 90 km di gallerie, chi lo avrebbe mai detto?
E chi lo avrebbe detto, che, sempre dentro questa miniera … vi fosse una Cattedrale incisa sulla roccia di salgemma estratta?
Famosissima, immensa e tenuta meravigliosamente bene è quella di Wieliczka‎ in Polonia, meno citata è quella di Zipaquirá in Colombia, ma pur sempre di grande effetto coreografico, ma in un piccolo paesino della provincia di Agrigento … e più precisamente a Realmonte, si trova questa importante cattedrale di sale, larga una ventina di metri, alta 8 e profonda circa 100 metri, secondo alcuni esperti, essa presenta un’acustica che supera di gran lunga i più sofisticati teatri italiani e può ospitare fino a 800 posti a sedere, cosa che accade il 4 dicembre di ogni anno … giorno in cui si celebra la messa in onore di Santa Barbara, protettrice dei minatori.
La parete destra dell’enorme scavo è caratterizzata da un cristo crocifisso, ci fissa col capo reclinato, dall’alto della croce che lo trattiene e lo eleva, presenza rassicurante e familiare.
La parete sinistra ci mostra una sacra famiglia: un barbuto San Giuseppe che porge una mano ad un Gesù adolescente mentre con l’altra regge un lungo e nodoso bastone. La figura di Maria è un po’ defilata, timida ed orgogliosa di mostrare il figlio, che sembra con la destra benedire gli astanti. Un altorilievo che occupa quattro metri quadri e più di questa grande parete centrale, Santa Barbara, con il capo turrito, la spada e la palma tra le due mani, come iconografia ce l’ha sempre tramandata.
Una croce, sempre di sale è posta sull’altare, dove si giunge dopo alcuni scalini, bianchi e di sale anch’essi. L’altare è caratterizzato da un bassorilievo, un agnello pasquale quale rappresentazione simbolica del Cristo, portatore dello stendardo della fede.
Le sculture sono state eseguite dagli operai stessi della miniera che hanno completato l’opera con due acquasantiere munite di podio ed una cattedra vescovile, nella parete di fondo, con relativo stemma religioso.

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Voglio aggiungere che la miniera produce sale industriale, non a caso una nave mercantile a Porto Empedocle (il paese di Pirandello e Camilleri) attende di avere il carico completato per salpare per le Americhe. La miniera è dell’Italkali, una società mista della Regione Sicilia, che gestisce le altre due miniere ancora attive in Sicilia: La miniera di Racalmuto (il paese di Leonardo Sciascia) e quella di Petralia Soprana (il paese di Antonio Albanese) in provincia di Palermo.
Il sale di queste ultime miniere, viene confezionato per uso alimentare e ce lo ritroviamo sulle nostra tavole, ad insaporire i cibi.
Averlo sulle tavole, visto il connubio letterario, ci potrà far diventare un po’ più sapienti?

Le visite sono consentite solo su prenotazione ed unicamente l’ultimo mercoledì di ogni mese. Al massimo 30 persone con un piccolo pullman. Il gruppo verrà dotato di tutta l’attrezzatura necessaria per la sua sicurezza (elmetti con torcia, stivali, etc.) ed accompagnato da una guida. Non è possibile l’accesso a più persone in quanto, essendo ad oggi la miniera funzionante, interferirebbe con le normali attività lavorative, pertanto, prenotate la vostra visita, poi però … munitevi di santa pazienza ed aspettate il vostro turno, in certi casi i tempi di attesa possono superare l’intero anno solare!!

Realmonte, però, non ha solo questa antica e sommersa risorsa, venire da queste parti è motivo di orgoglio per ogni singolo siciliano.
Sul mare adiacente, impera una maestosa parete di marna bianchissima, che gli abitanti del posto chiamano “Scala dei Turchi”.

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Il nome deriva dalla tradizione popolare secondo la quale nelle calette adiacenti la scogliera trovavano comodo approdo e nascondiglio le imbarcazioni dei pirati musulmani, che da qui potevano facilmente arrampicarsi sulla gradinata naturale e compire razzie nelle campagne circostanti. Lido Rossello, Giallonardo, le Pergole e Punta Grande sono fra i litorali più belli e sabbiosi della costa, scanditi da rocce e promontori che dominano un mare turchese, ma piuttosto freddo.
La Scala dei Turchi è una candida ed estesa scogliera calcareo-marnosa a picco sul mare, cui il vento, le onde e la pioggia hanno dato, nei millenni, la forma di una sontuosa scalinata naturale, un susseguirsi di ampi gradoni, solchi e terrazze, che guardano le terse acque sottostanti.

Qui, la storia ci racconta di civiltà che si sono susseguite lasciandoci patrimoni di inestimabile valore, basta citare Eraclea Minoa … tanto per dare un’idea, sito archeologico di rara bellezza e che si trova a pochi km dalla stessa Realmonte, ma anche gli antichi borghi di Siculiana, Monte Suso (a Montallegro), la Riserva Naturale di Torre Salsa, quella della foce del Fiume Platani, la vicina Porto Empedocle, la vecchia Girgenti (ora Agrigento), la Valle dei Templi, il giardino di Kolymbetra, per non parlare dei paesi Sicani, su tutti Sant’Angelo di Muxaro.

Non ci sono parole per descrivere la bellezza di questi luoghi, la magia, l’incanto di visitarli con il massimo rispetto che merita ogni singola pietra ereditata dai nostri avi, che hanno combattuto per difendere questa terra a loro tanto cara, noi … la stiamo distruggendo in poco meno di un secolo!

Memmo Gambina