Paesaggi Sicani, un viaggio nella Sicilia nascosta!

Quest’oggi voglio parlarvi di un altro pezzo di Sicilia, quella dimenticata, quella di cui nessuno mai ne parla, quella che non ha mare, che non ha spiagge, non ha turisti, quella che sa ancora riconoscere la parola “umiltà!”
La Sicilia di cui voglio parlarvi, mi piace pensarla come un dipinto, delinea i suoi contorni, mette in mostra i suoi elementi, i suoi colori, che fanno l’amore col contrasto dei paesaggi che essa offre.
Questa Sicilia è quella dell’entroterra, quella sperduta in mezzo alle montagne, quella che pochi decidono di visitare, in quanto lontana, collegata malissimo e con segnaletica stradale marcia o addirittura assente… questa è la Sicilia che le istituzioni hanno dimenticato.

Oggi vi parlerò di tre paesini, uno più bello dell’altro, che si trovano tra i Monti Sicani:

Il primo è Prizzi: un borgo antichissimo di origine Sicana, che si trova a quota 1000 metri sulla SS118 che collega Palermo (nei pressi di Bolognetta) con Agrigento.
Ci arrivo da Santo Stefano Quisquina. Ero lì per assistere al solstizio d’estate al Teatro Andromeda di Rocca Reina, così tornando a casa … l’idea è quella di non fare la stessa strada dell’andata … e visitare finalmente questo bellissimo borgo del quale avevo già sentito parlare recentemente.
Il colpo d’occhio è già parecchio suggestivo: vedere questa cornice di case arroccate sulla montagna fa davvero impressione e toglie il fiato, ma è avvicinandomi al paese che riesco a catturare il dettaglio di ogni forma che si presentava al mio cospetto.
Giunto sulla strada del belvedere, decido di posteggiare e proseguire a piedi, sulla mia sinistra … una ringhiera di ferro ed oltre questa, una vera poesia, una texture di case così vicine che sembra poterle toccare: tantissime case, l’una incollata all’altra, la differenza cromatica era davvero così leggera che, appariva impossibile distinguerne l’una dall’altra … e in lontananza, arrampicato nel cielo, spiccava il campanile di una chiesa…ed era lì che volevo arrivare!

Pochi metri ancora su … e mi ritrovo sotto i piedi un bellissimo e pulitissimo pavimento di pietra, che, segnalava la strada madre del paese, un paio di passanti, un vigile urbano, un gattino e delle signore che parlavano tra loro affacciate dal balcone ognuna dalla propria abitazione.
Non appena incrocio il mio sguardo col primo vicoletto che ho a destra vedo l’insegna di una macelleria: mi piace, la voglio fotografare! Così vado un po’ avanti, ma … non appena faccio due passi e mi sento chiamare: una voce mi arriva dalle spalle:

– “A cosa devo questa foto?” … era Giuseppe, il macellaio, ignaro e forse stupito della foto che avevo fatto all’insegna del suo negozietto.
Gli risposi in tono scherzoso: “Le faccio un po’ di pubblicità alla macelleria! Vivete in un posto bellissimo!!!” … neanche il tempo di avvicinarmi a lui, che un altro signore, affacciandosi dalla piccola bottega, mi dice: “Spesso le cose non sono quelle che sembrano!” … ed io: “Che intende dire?” … lui: “Intendo dire che questo è un posto abbandonato a se stesso!” … poi continua il suo sfogo, liberandosi di tutta la rabbia e le frustrazioni contro l’attuale amministrazione comunale che non nutre interesse storico e culturale verso la promozione turistica della cittadina.

Capisco che non ne veniamo fuori e dopo un po’ chiudo il siparietto facendomi indicare la strada per raggiungere la chiesetta che avevo visto e che volevo raggiungere.
Giuseppe, il macellaio, mi suggerisce il passaggio da un vicoletto per lui molto carino, perché con dei murales ed alcune piante e fiori che ne ravvivavano i contorni. Mi disse: – “Si chiama Spiazzo Sparacio … è dove abito io!!!”

La cosa che mi colpì fu l’entusiasmo con cui me ne parlava, quasi ad evidenziare l’orgoglio di vivere in quel posto, perché per lui … era tra gli angoli più belli del paese.
Beh, sì … devo dire che Giuseppe aveva proprio ragione: proprio un bel vicoletto colorato dai graffity realizzati da quale artista locale, su uno di questi la sua firma “M.Bardi ’89”. Sarei curioso di conoscerlo, vederlo all’opera e capire perché in questo bellissimo borgo c’è solo questo vicolo dipinto a mano. A mio avviso sarebbe bello vederne altri.

Continuo il mio giro, tutto in salita. Non so dove guardare prima, perché ogni scorcio merita una foto, ogni scorcio ha almeno un dettaglio da immortalare … ed è quello che faccio, continuo a salire scalinate e portare a casa scenari da cartolina.
Finalmente raggiungo la Chiesa Madre, onestamente più bella vista da lontano che davanti ai miei occhi con tutte quelle auto parcheggiate davanti, ma vabbè … ormai è quasi impossibile trovare qualcuno che va in giro a piedi!
Me ne torno … ma scalino dopo scalino e vicolo dopo vicolo, non capisco più dove sono finito: mi ritrovo davanti ad una capanna di paglia e non capisco cosa ci faccia lì, poi … ad una signora affacciata dal balcone chiedo: – “Mi scusi, ma in questa capanna ci vivono?” … lei mi risponde in dialetto: – “N’ca ciaetto (certamente), a Maruonna (la Madonna)!!! =)

Apprendo così che a Prizzi, nel periodo Natalizio, nel cuore dei vicoletti più antichi viene rievocato uno dei presepi più caratteristici che si svolge in Sicilia, insieme alla festa del patrono (San Giorgio il 23 aprile), alla fiera (il 14 settembre) e al Ballo dei Diavoli (settimana pasquale), è la manifestazione che riscuote maggiore successo.

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Vado via da Prizzi, seguendo la statale che mi indica la prossima meta: Corleone. È da tempo che ci voglio andare … sembra dunque che il tempo sia finalmente arrivato, ma … dopo qualche curva, scorgo il primo bivio che mi dice “Palazzo Adriano a 16 km”: non so cosa mi sia successo, ma improvvisamente decido di svoltare e seguire quelle indicazioni stradali perché in quel posto c’ero già stato di passaggio, ma per pochi minuti, qualche mese prima … ed avevo già avuto un assaggio di cosa stavo andando a trovare, per cui … vento in poppa e avanti tutta!!!
Quattordici chilometri, dunque, ma vi assicuro che sono tutti da vivere: curva dopo curva mi trovo immerso nel verde della natura circostante, passando tra valli, ponti e paesaggi strabilianti.
Mi sarò fermato una decina di volte a fare foto prima di raggiungere il luogo: poi finalmente … eccolo qui il cartello con su scritto “Palazzo Adriano”! Mi fermo per la consueta foto da caricare su questo album e riparto fino a trovare parcheggio nella Piazza Municipio.
Subito appena sceso dall’auto, vedo quattro vecchietti seduti davanti la porta di un circolo per anziani: una cartolina che sembrava uscire direttamente da una pellicola televisiva d’altri tempi! Non potevo fare a meno di estrarre la mia macchina fotografica: così in meno di dieci secondi … “puntare, mirare, fuoco!” … e anche questa è fatta!

Era l’ora di punta, un caldo incredibile, in strada pochissima gente, la campana della ciesa rintocca mezzogiorno in punto: un dettaglio sulla goccia di sudore che scendeva dalla mia fronte, se non fosse per le auto parcheggiate qua e là … sembrava il set cinematografico del film “Mezzogiorno di fuoco!”
In effetti un film in quella piazza era già stato girato qualche decennio fa: “Nuovo Cinema Paradiso” di Tornatore.

Cerco un po’ di ombra tra i vicoletti del paese e considerata l’ora di pranzo, mi imbatto in un mix di profumi di aglio, passata di pomodoro e spezie, che solo qui in Sicilia posso sentire.
Il primo vicolo che incontro è proprio da portare a casa: delle umilissime casette in pietra … abbellite da semplici fioriere ricche di geranei e anemoni, fatte da cassette di frutta e poi colorate… una meraviglia!
Continuo a fotografare, ovunque vedo scorci della Sicilia che piace a me, quella antica, quella che sembrava non esserci più e che invece, grazie alla semplicità della gente, risulta ancora possibile vedere.
A un certo punto, accanto al davanzale della porta di una vecchia casa… vedo un raschietto: sapete cos’è? Un ferro attaccato al marciapiede, sul quale anticamente ci si puliva i piedi dal fango!
Li incontravo spesso da bambino, poi … non ne ho visti più, ora … improvvisamente il ricordo dell’infanzia, di un mondo che non c’è più!
Prima di andare via, voglio anch’io godermi la piazza, seduto al bar mentre mi gusto la mia prima granita dell’anno, ma … sorpresa, avvicinandomi al bancone, dietro il quale c’era una bella ragazza un po’ schiva, alla mia parola magica: “Una granita, per favore!” … la ragazza mi risponde:  “Cosa?”
Io: “Una granita!” … lei mi guarda come per capire cosa volesse dire questa parola tanto strana alle sue orecchie, dopodiché si gira dandomi le spalle; non faccio nemmeno in tempo a chiederle di che gusto ce l’avesse, lei … borbotta qualcosa e mi serve una granita al limone, su un flute per il prosecco.
Pago e mi siedo fuori al tavolo perché si stava davvero bene… il tempo di farla diventare una limonata e torno alla macchina.

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Lascio Palazzo Adriano, mettendomi sulla strada che segna come unica direzione “Bisacquino”. Anche qui un paesaggio davvero suggestivo ma arrivato a Bisaquino … ci passo dentro in auto, ma non mi fermo e continuo fino a Giuliana, dove preferisco fermarmi un’oretta, reputando che ci siano le condizioni paesaggistiche per una sosta.
Anche qui, il paesino è arroccato sulla cima di una collina: per raggiungere il centro storico si sale su una circonvallazione, passando sulle strette viuzze fino a trovare posto davanti ad una chiesetta che domina l’intero paese.

Se a Palazzo Adriano ho incontrato poca gente, beh … a Giuliana nemmeno quelli ho visto! Credo di aver girato per più di un’ora senza aver visto anima viva, anzi … qualcuno ho visto: un paio di gatti spaparanzati su un cortile ed una simpatica signora seduta prima su una panchina e poi sul muretto di una aiuola.
A giudicare dall’equipaggiamento, credo fosse in partenza … in attesa che qualcuno passasse a prendersela.
Bella anche Giuliana!!!

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Durante il mio giro turistico per le viuzze dei centri storici di questi paesi, incontro diverse persone con le quali chiacchiero apertamente: la domanda che faccio alla gente è sempre lo stessa: “Come si vive in questa cittadina?”
Anche la risposta è quasi sempre la stessa: mi dicono che non c’è futuro, che i giovani senza lavoro sono costretti ad andare via e che le grandi imprese stanno facendo chiudere quelle piccole, che il denaro non basta e che il tasso di mortalità supera alla lunga quello di natività.
Un problema di tutti i paesi e non soltanto. Ormai anche le città più grandi sono sommerse da problemi di questo tipo, ma credo anche che troppo spesso ce ne stiamo con le mani in mano aspettando che le cose cambino nel meglio… senza però capire che la soluzione, spesso, ce l’abbiamo in casa …

Posti come Prizzi, come Palazzo Adriano, come Giuliana, in Sicilia ce ne sono una marea… uno più bello dell’altro, ma pochi sanno valorizzarsi, raccontarsi ed esprimersi nel pieno del loro valore storico, culturale e paesaggistico. Il che porterebbe migliaia di visitatori ogni anno da ogni parte del mondo.

Il turismo in Sicilia non è solo mare e soprattutto non è legato prettamente a località balneari: svegliamoci! C’è gente disposta a venire a visitare i nostri borghi anche in inverno. C’è gente che vuole conoscere la nostra cultura, le nostre tradizioni, la nostra storia. C’è gente che pagherebbe oro per trascorrere una giornata con le pecore e le mucche. C’è gente che venderebbe l’anima al diavolo per dormire una notte in un baglio, in una stalla … e noi ancora a parlare di mare e villaggi turistici!

Prendiamoci cura del nostro patrimonio, amiamolo come la cosa che è più preziosa al mondo, perché è di questo che si tratta: seminiamo civiltà e raccoglieremo speranza!!!

Alla prossima escursione
Memmo Gambina