I tesori di Monte Cofano: alla scoperta della grotta del Crocefisso

La passeggiata per i sentieri della Riserva di Monte Cofano offre davvero una miriade di spunti, tra natura incontaminata, storia millenaria, fede, tradizioni e panorami autenticamene mozzafiato, ora sul blu del mare, ora sulle rocce dolomitiche che si impennano verso il cielo. Ovunque un tripudio di colori ed emozioni!

Il percorso inizia a Cornino, nota località balneare di Custonaci, proprio davanti lo “scivolo”, posto di mare molto frequentato durante i mesi estivi che si affaccia sul golfo di Bonagia con sullo sfondo la montagna di Erice. Da qui inizia la risalita che porta, da un lato, alla grotta Mangiapane, dall’altro a pizzo Corvo e quindi fino la vetta di monte Cofano, a 659 metri di altezza. Sempre nei pressi dello scivolo di Cornino, ma poco più avanti andando verso la scogliera, parte il sentiero che costeggia il perimetro della maestosa montagna, passando dalla Torre di San Giovanni ed arrivando fino al Tuono, sul versante che si affaccia sul golfo di Macari, dove si trova l’antica tonnara di Cofano. Da qui si può continuare risalendo il promontorio che arriva a pizzo Corvo per continuare verso la vetta della montagna o scendere in direzione Cornino. Insomma, è possibile fare il giro del perimetro di monte Cofano, arrivando fino alla cima per godere di un veduta davvero spettacolare sul golfo di Bonagia e su Erice. Forse uno dei panorami tra le i più belli ed unici della Sicilia.

Entrando nella Riserva di Cofano, dirigendosi verso Nord ci si ritrova subito avvolti in piena macchia mediterranea, con l’aria salmastra che inebria le pendici della montagna ed il suono del mare che fa da sottofondo per tutto il “viaggio”. Nel giro di venti minuti, a passo normale, si arriva alla torre di San Giovanni, risalente al mille e seicento. La fortificazione faceva parte del sistema di torri di avvistamento costiere della Sicilia a difesa degli attacchi saraceni. La struttura si affaccia sul lato Nord della costa ed un tempo comunicava, dando l’allarme attraverso il fuoco, a Levante con la torre di Macari (a sua volta  collegata a quella di San Vito dove oggi si trova il Santuario, continuando verso Est con la tonnara del Secco, Uzzo, Scopello, Guidaloca e via via verso il Palermitano ) ed a Ponente con quella della tonnara di Bonagia, per poi passare a San Cusumano, Trapani (Torre di Ligny e Colombaia),  Nubia, Marausa e San Teodoro. Proseguendo dunque con le torri del Marsalese per continuare per tutta la costa dell’isola.

Dalla Torre di San Giovanni il percorso continua, in direzione Tonnara di Cofano, passando da un luogo davvero molto suggestivo: la cappella e la grotta del Crocifisso. Qui si resta davvero colpiti dal senso di pace e di quiete che si respira: sarà per il sottofondo delle onde che si infrangono poco sotto sugli scogli, i silenzi che provengono dalle oscurità della grotta o per il senso di smarrimento che da il costone dolomitico a strapiombo. Una parte rocciosa imponente che si interrompe proprio su questa sottile lingua di terra consentendo il passaggio dell’uomo per poi tornare a picco sul mare. Qui sembra davvero che il tempo si sia fermato in chissà quale epoca. Sarà proprio per questa particolare atmosfera di tranquillità, in perfetta armonia con la natura, che la grotta è stata per secoli meta di eremitaggio. Attorno al 1850 vi dimorò stabilmente un eremita proveniente da Bonagia, che per vent’anni custodì la piccola cappella, costruita attorno al 1700, al cui interno si trova il Santissimo Crocifisso in legno. L’icona religiosa si trova proprio sopra l’altarino all’interno di una nicchia protetta da una grata.  Ormai vecchio, l’anziano eremita affidò la custodia della cappella ad un giovane, molto devoto al Crocifisso, che grazie alle elemosine dei passanti costruì una cisterna d’acqua per dissetare i passanti. La cappella passò poi alla custodia prima del figlio e poi del nipote. Ancora oggi è un luogo di pellegrinaggio dove i fedeli delle comunità parrocchiali di Custonaci e Castelluzzo tornano ogni anno nell’ultimo venerdì di marzo. L’itinerario del sentiero religioso, lungo circa quattro chilometri, si snoda dal Santuario di Maria Santissima di Custonaci, attraversando il parco della Rocca Cerriolo per arrivare, grazie all’antica mulattiera, al borgo di Scurati per congiungersi, passando davanti alla grotta Mangiapane, con il sentiero del mare della Riserva naturale che porta fino alla cappella del Crocifisso.

Proprio davanti l’ingresso della cappella parte il sentiero che conduce, poco sopra, alla grotta del Crocefisso. Si tratta di una delle numerose caverne presenti nell’area di monte Cofano, formazione dolomitica che risale a 250-200 milioni di anni fa, ovvero al Triassico. La parte alta della montagna, formatasi dal sollevamento di rocce calcaree di origine marina, è contraddistinta da guglie, pareti scoscese e grandi fessure di natura sia marina che carsica. Tra queste c’è la grotta del Crocefisso, che prende il nome dalla piccola edicola sottostante: si trova a circa 60 metri dal livello del mare ed è lunga 23 metri per una altezza totale di 6 metri. La grotta è caratterizzata da un ingresso ben visibile dalla costa e da un corridoio a volta ogivale che si prolunga, verso l’interno, in un ristretto cunicolo che conduce ad una camera interna. Nelle grotte di monte Cofano sono state trovate numerose testimonianze della presenza dell’uomo risalenti al Paleolitico. Le grotte sono state usate fino ai tempi recenti come ricovero sia di animali che di persone. Negli anni passati la Grotta del Crocefisso è stata oggetto, anche se solo marginalmente, di sondaggi archeologici che hanno permesso di portare alla luce numerosi reperti, rinvenuti sin dalla metà dell’Ottocento. A quanto pare il primo a raccogliere i primi reperti nella zona sarebbe stato il marchese Dalla Rosa durante le escursioni nel litorale di Trapani fatte nel 1859. Nel 1925 il direttore del Museo di Paleontologia umana dell’Università di Parigi R.Vaufrey fece i primi scavi archeologici nella zona, occupandosi, oltre della Grotta Mangiapane, anche di quella del Crocefisso, dove trovò, sotto le argille, diversi reperti. Gli ultimi scavi risalgono al 2004 ed hanno fornito abbondanti elementi d’industria litica che comprendono sia strumenti che nuclei e schegge relative a diverse fasi di lavorazione.

Insomma, in un questo tratto di litorale della Sicilia occidentale c’è davvero tanta natura e storia. Un luogo forse, per certi versi, ancora poco conosciuto e che si potrebbe valorizzare molto di più, anche in materia di promozione per farne conoscere il forte appeal ed attrarre così nuovi visitatori. Del resto la grande bellezza del posto offre davvero diversi sputi turistici, soprattutto per gli amanti del trekking. Un’oasi tra mare e montagna, davvero tutta da scoprire passo dopo passo!

Mario Torrente

(foto di Roberto Mazzeo e Mario Torrente)