Quando la devozione va per mare

Posto in cui vai, Santo che trovi. Tra patroni e protettori, le comunità da sempre legano la loro fede alle immagini ed icone religiose spesso portate in processione. È così da sempre. Fin dalle origini, passando dagli dei pagani per arrivare ai giorni nostri. La fede sente il bisogno di uscire dai luoghi di culto per essere portata a spalle tra la gente. Per invocare protezione. Chiedere aiuto e benedizione. Salute e prosperità. Tutto ciò che fa parte dell’umano vivere è dentro il carico di fede e devozione. Per chi crede, naturalmente. Le insidie e le incognite della vita alimentano il bisogno di affidarsi a qualcosa di superiore. Lo sa bene, benissimo, chi va per mare. E conosce i rischi della navigazione. Di quelle onde che si possono prendere vite e navi in un solo colpo. Quando la forza della natura si manifesta, alla fine ciò che resta è pregare. E sulle barche marinai e pescatori hanno sempre pregato. Anche se hanno una fede tutta loro. Magari di andare a messa la domenica non vogliono saperne. Ma c’è una cosa che a bordo, dalle nostre parti, non può e deve mai mancare: l’immagine di San Francesco di Paola. Noto ai naviganti come Santu Patri. Il taumaturgo calabrese, raffigurato con il suo bastone ed il mantello che ricorda il famoso miracolo dell’attraversamento dello stretto di Messina, è tra i Santi maggiormente presenti nella devozione popolare trapanese. Soprattutto tra le banchine del porto. Qui tradizione è fede si intrecciano diventando devozione. Quella stessa devozione che ogni anno porta l’imponente statua del Santo in processione per il centro storico. Passando da un lato all’altro della città, benedicendo il suo mare e chi, per i più svariati motivi, naviga tra le sue onde. Invocando sempre l’aiuto e la protezione di Santu Patri, patrono della gente di mare. E per questo da sempre nel cuore della comunità trapanese.

Del resto, in una città di mare, proiettata nel mare e praticamente dentro il mare, non può che essere così. La ricorrenza di San Francesco di Paola anche in questi tempi moderni continua a chiamare raccolta un’intera comunità.

La processione di San Francesco di Paola è probabilmente quella più sentita a Trapani dopo i Misteri. Soprattutto da parte della marineria. Qui fino a pochi anni da una famiglia sì e l’altra pure avere qualcuno imbarcato. Ancora oggi, che di marittimi e pescatori ce ne sono sempre meno, l’immagine di Santu Patri è tra quelle più presenti nelle case e soprattutto nelle barche trapanesi. In plancia o affianco al timone non può mancare la santina dell’eremita calabrese, patrono della gente di mare. Ed i suoi festeggiamenti fanno da richiamo a tantissimi fedeli. Ogni anno, durante la processione della imponente statua che raffigura il taumaturgo calabrese, le strade del centro storico sono piene di persone. E tra i momenti più suggestivi, c’è sicuramente il passaggio al porto peschereccio di Trapani, con le barche a motori e luci accese. A bordo i componenti degli equipaggi con le loro famiglie per la benedizione di Santu Patri, salutato dal suono delle sirene. Il che rende il tutto ancora più carico di fede e tradizione.

I festeggiamenti si aprono due giorni dopo Pasquetta. Il primo appuntamento è la scinnuta. Al grido di “viva San Francesco di Paola” seguito da un “Muuusicaaaa”, la grande e maestosa immagine del Santo “saluta” i fedeli spostando lo sguardo in tutti gli angoli della piazza, per poi rientrare in chiesa ed essere posizionata nella vara in attesa della processione. L’imponente e pesante statua in legno, una volta scesa dall’altare principale viene infatti portata all’ingresso della chiesa, affacciandosi nella piazza quasi danzando a suon di musica sulle note della banda città di Paceco, che accompagna con le sue marce la processione di Santu Patri dal 1995. La funzione religiosa rappresenta un po’ un’anteprima della processione, che come tradizione viene fatta la seconda domenica dopo Pasqua.

L’immagine di Santu Patri, davvero imponente essendo alta due metri e dieci, venne realizzata nel 1729 da Giacomo Tartaglia. Questa processione è davvero di devozione e tradizione. Soprattutto tra pescatori e marittimi, che ne invocano la protezione quando sono sulle loro imbarcazioni. Dal più piccolo peschereccio alla più grande e moderna nave da carico. Le insidie quando si va per mare sono dietro l’angolo. E la storia di Trapani è piena di uomini che non sono più tornati nella loro case. A volte manco da morti, con quel mare che non ha restituito i loro corpi. Tant’è nel corso della processione, a molo Garibaldi, vengono ricordate le vittime del mare. Dopo un momento di preghiera e le note del silenzio, viene lanciata in mare una corona di alloro. Quest’anno, per la prima volta, sono poi stati letti i nomi di chi è morto in mare. Per non dimenticare e tenerne viva la memoria. Molti, troppi trapanesi, sono rimasti in quel mare che per loro è stata fonte di sostentamento e sopravvivenza. Molti lo hanno anche amato. Altri un po’ meno, perché li costringeva a fare una vita dura, stando lontano dalle proprie famiglie. Ma è il mare. Con la sua bellezza ed i suoi misteri. La sua forza quando è arrabbiato. E la sua dolcezza quando soffia una leggere brezza. Può essere buono e diventare cattivo in un batter baleno. Generoso nel donare ma pieri di insidie e rischi. Rischi che la gente di mare conosce benissimo. Ma che spera di riuscire a superare grazie all’aiuto di Santu Patri. Con la fede e la preghiera. Ed una santina in bella vista in plancia o affianco al timone. Che non può e deve mancare mai.

Mario Torrente