Tra fede e tradizione: la magia del Venerdì Santo ad Erice

Ed anche quest’anno “acchianamo” ad Erice per raccontare, con parole ed immagini, la processione dei Misteri. Che per me resta di una bellezza mozzafiato. Ed ogni anno è sempre una “scoperta” che si rinnova. Fatta qualche anno addietro. E da allora il pomeriggio del Venerdì Santo è per la “nostra” Erice. Con quel carico di fede e devozione dei muntisi che, nonostante le tante difficoltà, riesce ad emozionare ed incantare. Così, mentre i riflettori sono puntati sui Misteri di Trapani, nel borgo medievale, nel pomeriggio del Venerdì Santo, si rinnova la tradizione di una suggestiva via Crucis all’insegna delle semplicità e della sobrietà. Immersa nei silenzi e lontano dal caos. Nel contesto del centro storico ericino che amplifica ogni gesto e movimento. Con quei gruppi antichissimi, che rappresentano la passione di Cristo, che con i loro volti sembrano quasi parlare. 

Suggestiva ed emozionante. La processione dei Misteri di Erice si snoda per le stradine acciottolate del borgo medievale immergendosi nei silenzi del centro storico, in un’atmosfera quasi surreale. Tra case, campanili, chiese ed ex conventi. Qui i residenti, chiamati “muntisi”, i pochi rimasti a vivere tutto l’anno nel borgo medievale della vetta, restano fermamente ancorati alle loro tradizioni, custodendo gelosamente la loro identità. Ed ogni anno, da soli, con il loro parroco, riescono a portare in processione i gruppi di questa suggestiva via Crucis, capace di catapultare i visitatori indietro nel tempo. Un tuffo nella fede e nella devozione di una comunità orgogliosamente ancorata alle proprie origini. Nonostante le difficoltà dei tempi moderi e l’emorragia demografica che ha visto piano piano svuotare Erice. Dove oggi i residenti “veri” restano pochi. Sempre meno. Ma a fare da contraltare al senso di malinconia e solitudine che durante l’inverno, quando il paese “vive” con la poche famiglie rimaste, avvolge il centro storico della vetta ci sono loro, i bambini. Che con i loro sorrisi e vitalità rappresentano la speranza di vedere rinascere Erice. Un “seme” che esce in processione il Venerdì Santo con il piccolo “mistero dei picciriddi”, portato in spalla dai bambini ericini con tanto di ciaccola e cappellino. Un giorno toccherà a loro andare sotto la vara e portare in processione i gruppi della via Crucis del Monte.

Ogni Venerdì Santo, da secoli ad Erice si rinnova dunque l’antico rito della processione dei Misteri. Il corteo religioso esce alle 14.30 in punto, dalla chiesa di San Giuliano, per percorrere, in un’atmosfera molto raccolta e carica di spiritualità, le vie selciate del paese, passando per le strade più importanti del borgo medievale. Ogni anno la processione segue sempre lo stesso itinerario per rientrare poco dopo il tramonto, attorno alle 20. Anticamente i gruppi uscivano dalla quattrocentesca chiesa di Sant’Orsola, nei pressi di porta Spada, per poi risalire lungo la strada che costeggia le millenarie mura elimo-puniche, la via dell’Addolorata. Una delle più belle e suggestive del centro storico ericino che per secoli ha fatto da location a questa via Crucis, che un tempo era rappresentata dai figuranti in modo quasi teatrale. Sempre partendo da Sant’Orsola per poi snodarsi per le vie del paese facendo tappa nelle parrocchie ericine di San Cataldo, San Giuliano, San Pietro e da Duomo.

La processione del Venerdì Santo esce ormai nella chiesa di San Giuliano. Per la verità qualche anno addietro il corteo religioso venne fatto partire da Sant’Orsola, restaurata recentemente. Ed è stato davvero molto suggestivo vedere risalire i gruppi lungo la via dell’Addolorata. A fare da location le antiche mura, avvolte nel verde del bosco. Un vero e proprio tuffo nei secoli. Ma per salvaguardare i gruppi, piuttosto antichi e che quindi necessiterebbero di interventi di restauro, si è deciso di continuare a fare uscire la processione dalla chiesa di San Giuliano, in modo da mantenere il corteo religioso bene o male allo stesso livello, evitando quindi la ripida pendenze della via dell’Addolorata.

Queste statue, che rappresentano i momenti della passione di Gesù, del resto hanno i loro anni. Parecchi anni. I gruppi, davvero curati nei minimi dettagli, sono molto antichi ed hanno una storia che ci riporta molto indietro nel tempo. Inizialmente la via Crucis veniva fatta con delle rappresentazioni teatrali in giro per il centro abitato. Poi arrivarono i gruppi in legno. I primi sembra attorno al 1700. E quelli ericini sono tutti quelli originari, realizzati a partire da tre secoli addietro. Non sono stati rifatti come avvenuto per diversi gruppi della processione dei Misteri di Trapani a causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale o per i danni subiti dagli incendi, come per il gruppo dell’Ascesa al Calvario. Che è stato rifatto due volte. Quelli ericini sono sopravvissuti al trascorrere del tempo. Umidità compresa. Arrivando ai giorni nostri esattamente per come vennero modellati a suo tempo mettendo assieme legno, tela e colla. Ed il risultato è stato eccellente. Sembrano parlare. Tanto sono sono espressivi nel viso. Come l’immagine dell’Addolorata. Il suo volto, avvolto del manto nero, incarna il dolore di una madre straziata per la perdita del figlio. Ma anche le altre statue sono curate in ogni dettaglio. Raccontandoci una storia iniziata due mila anni addietro. Ed ancora oggi di una attualità spiazzante.
Il Misteri di Erice sono un appuntamento molto sentito nella comunità muntisa, che ogni anno si occupa dell’organizzazione della processione. Portando avanti, con devozione e attaccamento alle proprie origini, una tradizione tramandata nei secoli. La processione muntisa è più ridotta e meno rinomata rispetto a quella di Trapani.  Ma è sicuramente molto affascinante e carica di significato, immersa com’è nei silenzi e nel magico contesto del borgo medievale, offrendo davvero un forte senso di raccoglimento. I gruppi sono in tutto sette e rappresentano i momenti della passione di Cristo, ovvero “Gesù nell’orto dei Getsemani”, “La Flagellazione”, “La Coronazione di spine”, “l’Ascesa al calvario”, il Crocifisso e l’Urna: chiude la processione l’Addolorata, una stupenda immagine della Vergine avvolta nel manto nero. Il corteo religioso, accompagnato da una sola banda, è aperto dai figuranti con addosso una tunica bianca ricamata di rosso, i colori usati dai frati della congregazione del Purgatorio. Le statue sono più piccole rispetto a quelle trapanesi ma si inseriscono perfettamente nel contesto ericino. Non c’è poi la tipica annacata a suon di banda musicale dei Misteri di Trapani. I sette gruppi vengono portati a spalla per le viuzze dalle borgo e durante la sosta poggiano su delle forcelle che aiutano i portatori durante il tragitto per il basolato. A fare da sottofondo alla processione, le note della banda musicale e le preghiere degli ericini . Con i loro gesti. Gli sguardi. Le tradizioni tramandate da padre in figlio. La processione dei Misteri di Erice è davvero carica di fascino. Con la sua semplicità e sobrietà. E quel forte senso di spiritualità che riesce a “toccare l’anima”, avvolgendo e coinvolgendo. È la magia di Erice!

Mario Torrente

(foto Mario Torrente)

 

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