Viva u Patriarca San Giuseppe…viva!!!

A Marettimo il 19 di marzo è festa grande. L’isola, dopo il lungo inverno, che qui è scandito dalle gelide mareggiate dei venti provenienti da Nord, si risveglia, preparandosi all’arrivo della bella stagione. Un momento di passaggio salutato dai festeggiamenti in onore di San Giuseppe, patrono e protettore dei marettimari. Gente che andando per mare è arrivata in ogni angolo del mondo. Pescando di tutto. Ma restando da sempre legata alla propria isola. Un’identità custodita nel nome del Patriarca che ogni anno viene portato in processione per il paese, fermandosi praticamente davanti ogni casa. In segno di benedizione. E di profonda devozione.

Le celebrazioni si aprono il 18 marzo, con l’arrivo in paese della banda musicale che con le sue note annuncia l’inizio dei festeggiamenti, mentre in piazza grandi e piccini fanno i giochi di una volta: la corsa dei sacchi, il tiro alla fune ed il gioco delle pignateddre. I riti entrano nel vivo nella serata del 18 marzo. Dopo la santa messa, nel lato dello scalo nuovo o dello scalo vecchio, in base a dove soffia il vento, si accende la “Dumuniara”. Praticamente vengono fatti ardere tre grandi fuochi che metaforicamente rappresentano la Sacra Famiglia. Si tratta della tradizionale Vampata di San Giuseppe, che a Marettimo viene chiamata così, Dumuniara. Probabilmente questo termine deriva dal siciliano “addumare”. Una volta si facevano ardere delle vecchie barche, non più in grado di andare per mare. Anticamente questo suggestivo momento si teneva alla “Chiusa”, ovvero nella parte alta del paese, tra il campetto di calcio dell’asilo e le abitazioni, proprio dove inizia l’imponente e maestosa montagna dell’isola. Oggi invece viene fatta ardere la legna che viene raccolta nel bosco.

A Marettimo ognuno per l’organizzazione dei festeggiamenti si occupa di qualcosa.
Dalla raccolta delle legna al montaggio del palco in piazza nella mattinata del 19 marzo fino all’uscita e la gestione della processione. Tutti sono spinti da autentica fede e devozione. Magari perché si è fatto un voto a San Giuseppe. Per chiedere di fare tornare un figlio partito in guerra o per arrivare sani e salvi in porto mentre si è in balia di una terribile tempesta. Con la propria nave che rischia di colare a picco. Chi va per mare vive il rapporto con la religione a modo suo. Sicuramente in maniera semplice e genuina. E se si fa una promessa a San Giuseppe, allora il voto sarà per sempre.

La ricorrenza è davvero molto sentita nell’isola ed ogni anno fa richiamo a tantissime persone, a partire da chi è stato costretto ad emigrare per lavoro. Come chi ha messo radici in America. O in altre località. Mantenendo sempre con orgoglio e fierezza il proprio essere “marettimaro”. Si è tali a prescindere da dove si viva per tutto l’anno. Il senso di appartenenza di questa comunità non conosce confini e arriva fino all’altro capo del mondo. Anche per il sol fatto di essere figlio di marettimari. Di portare un nome ed un cognome di chiara matrice egadina. Ciò che conta, alla fine, è avere sempre la propria isola nel cuore. Ovunque si vada. Con la speranza di potere tornare presto. Marettimo, del resto, è magnetica. Non solo con i suoi figli naturali, ma anche con quelli “adottivi”. Tante persone, una volta sbarcati dalle parti dello scalo nuovo, si sono innamorate perdutamente di quest’isola, davvero dalla bellezza spiazzante. Marettimo, del resto, ti entra nell’anima. E questo legame è davvero per sempre.

Dunque a Marettimo nei giorni che precedono l’equinozio di primavera è festa grande. E dove c’è festa c’è anche musica, balli e divertimento. E naturalmente tanto buon cibo e dolci. Da condividere con la comunità. Il tutto nel nome di San Giuseppe. Tra fede e tradizione. Preghiera e riti scritti nel dna marettimaro che qui si uniscono in un equilibrio cadenzato da ritmi e consuetudini antichissimi che rivivono nella mattinata del 19 marzo. Nel cuore del paese, ovvero nella piccola piazza che si trova davanti la chiesa di Maria Santissima delle Grazie dove ogni anno si tiene il delle “Alloggiate“, la rievocazione storica della mancata accoglienza alla Sacra Famigia, con San Giuseppe, la Madonna e Gesù bambino che vengono rappresentanti da tre persone del posto. Per due volte si bussa nel portone della chiesa, che viene sbattuta in senso di diniego con un “un c’è posto!“. Quel secco “non c’è posto” ripetuto per tre volte a cui segue la porta sbattuta in faccia. Alla terza “tuppuliata”, alla domanda “c u è?” viene risposto  “Gesù, Giuseppe e Maria”! A questo punto il portone della chiesa si spalanca con la Sacra famiglia che viene accolta con lo scampanio e l’applauso dei fedeli. “U bambineddru”, con il Patriarca e la Madonna si spostano quindi sul grande palco allestito in piazza addobbato con la “murtidda”, l’erba di timo che cresce nell’isola. Qui si tiene il rito della “Ammitata ai Santi”, con i tre componenti della  Sacra famiglia che vengono imboccati con delle pietanze preparate dalle donne dell’isola. In piazza si tiene intanto la “Devozione”, ovvero la distribuzione di dolci tipici, a partire dallo sfincione di San Giuseppe e dal pignolo, anche questo preparato magistralmente dalle donne marettimare. Ma ci sono anche la “pietra mennula” e la “cubbaita”. E naturalmente graffe, cannoli e le squisitissime pesche.

Prima dell’inizio della processione, si rinnova il rito della consegna, da parte del sindaco, delle chiavi del Comune delle Egadi a San Giuseppe. Dopodichè le due statue iniziando il loro viaggio per le strade del centro abitato accompagnate dalle note della banda musicale e dalle preghiere dei fedeli. Le icone religiose, che vengono trasportare su speciali carri dotati di ruote (le aste vengono usate solo per l’uscita ed il rientro delle statue), vengono fatte fermare praticamente davanti ogni casa per permettere le donazioni. I marettimari durante la processione appendono infatti delle banconote di denaro, compresi i dollari che arrivano per mano degli “americani”, sul “sirraculo”. Alla fine vengono raccolti migliaia di euro, somme che servono per pagare le spese della festa e finanziare opere per l’isola. Quest’anno i soldi “ru santo” saranno destinati per finanziare i lavori di restauro del campetto di calcio dell’asilo.

Nel pomeriggio, alle quattro in punto, dalla chiesa di  Maria Santissima delle Grazie esce quindi in processione la bellissima statua di San Giuseppe a quella altrettanto bella di San Francesco di Paola, conosciuto anche come Santu Patre, il protettore di chi va per mare, quindi un santo molto sentito nella comunità marettimara, da sempre popolo di bravi pescatori e abili naviganti. Questa immagine è molto simile alla statua custodita ad Erice nella chiesa di San Francesco di Paola, nei pressi di porta Carmine. Le somiglianze vanno dalla dimensione all’espressione del viso fino ai colori ed i lineamenti delle mani e del mantello. La statua marettimara potrebbe essere stata realizzata ad Erice e portata nell’isola dai preti che furono mandati nella più lontana delle Egadi dalla Diocesi. Facendo arrivare a Marettimo, tra l’altro, il quadro della Madonna di Custonaci custodito nell’altare principale della piccola chiesa di Marettimo.

La processione è davvero un momento molto emozionante, carico di fede e devozione. Le due statue attraversano l’intero centro abitato al grido “Viva un Patriarca San Giuseppe…vivaaa!!!” a cui fa eco un “Viva San Francesco di Paola…vivaaa!”. Ai piedi di Santu Patre c’è poi un piccolo modellino di un gozzo marettimaro con le tipiche forme ed  colori di questa caratteristica barca. Capace di sfidare le acque del mar Mediterraneo che  che in certi punti al largo dell’isola, in base al vento, possono diventare insidiosissime. Onde che i marettimari, davvero cresciuti a “pane e remi”, sanno come affrontare. La loro abilità per mare li ha portati a navigare negli oceani di tutto il mondo. Per andare a pesca così come per comandare le moderne petroliere e navi da carico. La loro bravura marinara è riconosciuta ovunque. E se c’è un marettimaro a bordo allora non può mancare l’immagine di San Giuseppe e di San Francesco di Paola. Magari proprio una di quelle santine che vengono distribuite durante il corteo religioso del 19 marzo. Icone presenti, oltre che nelle abitazioni, anche nelle barche ormeggiate allo scalo nuovo o allo scalo vecchio, i due porti di Marettimo. Dove il giorno della festa vengono messi i ramoscelli di mirto che hanno addobbato il palco dove si tiene la messa ed il rito dell’Ammitata ai Santi. In segno di benedizione e protezione dalle insidie del mare. Ma durante la processione vengono anche dati “panuzzi di San Giuseppe”.  Ad ogni famiglia ne vengono dati tre, come il numero dei componenti della Sacra Famiglia. Secondo la tradizione, se buttati in mare da un primogenito, recitando una preghiera, i panuzzi farebbero calmare le tempeste. Un’altra orazione legata al mare è quella per “tagliare” le trombe marine, i vortici che si possono formare col vento e che possono diventare molto pericolose mentre si naviga su una piccola imbarcazione. Riti e usanze che accostano la maestria nel navigare e pescare con la fede e la devozione.

Tre panuzzi di San Giuseppe, dunque. Come tre sono i fuochi accesi per la dumuniara. E tre sono le candele anche si trovano negli altarini realizzati nelle case dei marettimari secondo una antica tradizione, tramandata di generazione in generazione. Anche i questo caso rappresentano la Sacra famiglia su di cui è incentrata l’intera festa di San Giuseppe. Gli altarini, con le loro stole finemente ricamate e gli ornamenti un tempo incollati con la farina rappresentano delle vere e proprie opere d’arte. A volte dipinte a mano in base all’abilità delle mani che vanno a comporre. Ognuno, come ovvio, ci mette del proprio. I temi possono cambiare. Oltre all’immagine di San Giuseppe con il bambinello Gesù, si trovano dei frutti come le arance e dei cesti simbolo di abbondanza. Poi ci possono essere altri simboli, come il bastone ed il sandalo di San Giuseppe, l’Ostensorio. Ed anche altre icone religiose, come l’immagine di Sant’Antonino da Padova, santo festeggiato a giugno e molto sentito a Marettimo. Gli altarini vengono poi addobbati con fiori e tutto attorno non mancano colori ed angioletti. E naturalmente ci sono i pani di San Giuseppe, fatti con poco lievito madre per non farlo ingrossare troppo. Facendo perdere il decoro ed il disegno fatto. La tradizione dei pani è molto sentita in diverse località della provincia di Trapani, come ad Alcamo e Salemi.

Ogni altarino racconta poi una storia. Alcune molto antiche, che portano indietro nel tempo, come nel caso di Giuseppe Bevilacqua, qui chiamato Peppe di Pippineddra. L’anziano, tra i più longevi dell’isola, scampato durante la seconda guerra mondiale alla ferocia dei tedeschi in Grecia e poi deportato in Germania, riuscì dopo varie peripezie a tornare nella sua Marettimo. Portando avanti la devozione della madre per San Giuseppe, che fece voto per riaverlo a casa mentre non si avevano più sue notizie, con l’altarino che ancora oggi viene fattoo nella sua abitazione, tradizione portata avanti oggi dalla nipote. Lui, che lo scorso gennaio è stato insignito in Prefettura della medaglia d’onore ai cittadini italiani deportati e internati nei lager nazisti, da quarant’anni bussa nel portone della chiesa di Marettimo durante il rito delle Alloggiate fatto nella mattina del 19 marzo durante la festa di San Giuseppe.Alla fine gridando quel “Gesù, Maria e Giuseppe” salutato dallo scampanio e dall’applauso dei fedeli. Un momento carico di emozione, così come il rientro della processione nella piccola chiesa di Maria Santissima delle Grazie dopo più di sette ore di processione. Andando praticamente in ogni casa. Ed alla fine c’è il Santo che torna nella sua chiesa. Sorta dove prima c’è un magazzino. E fortemente voluta dalla comunità marettimara che la finanziò anche con i soldi che nel frattempo arrivavano da chi era emigrato in America. Andato via per cercare fortuna altrove. Ma sempre col cuore la sua isola. Ed una voglia smisurata di tornare. Un motivo in più per pregare San Giuseppe. Col cuore. Perché tutto in quest’isola pulsa di amore.

Mario Torrente

 

DI SEGUITO I SERVIZI TELEVISIVI CHE HO REALIZZATO A MARETTIMO SUI FESTEGGIAMENTI IN ONORE DI SAN GIUSEPPE ANDATI IN ONDA NEI TG DI TELESUD.