Tonnara da salvare

Questo è ciò che resta dell’antica Torre della Tonnara di San Giuliano. Praticamente sono quei ruderi che si vedono percorrendo il lungomare Dante Alighieri. Un tempo la Torre segnava il punto di confine tra Trapani ed il territorio di Monte San Giuliano. È un autentico scrigno di storia del nostro territorio, dove ogni pietra racconta l’epopea della pesca del tonno lungo le coste siciliane. Ma non solo. Affianco alla Torre c’era anche una chiesa, intitolata a San Giuliano. La cui venerazione a Trapani arrivò direttamente da Cartagine. Sempre su quel filo che da sempre ha collegato il Nord Africa alla Sicilia Occidentale. Questa un tempo era zona di “produzione”. Poco vicino c’erano le saline. E poi c’era la spiaggia, immensa, che con le sue dune arrivava fino alle pendici della montagna di Erice. In quella zona, a tratti paludosa, più internamente, c’era anche un grande lago. Il lago Cepeo. Partiva, pressapoco, nell’area in cui oggi c’è piazza Martiri d’Ungheria. Estendendosi fino alla zona del cimitero. Qui, in questo grande bacino idrico, finivano le acque piovane che arrivavano dalla montagna di Erice, ristagnando sul fondo argilloso. E quindi impermeabile. Poi, verso Nord, iniziava la grande spiaggia con le sue dune. Tutt’attorno era pieno di senie, dove si coltivavano i prodotti della terra grazie alla disponibilità di acqua. Ancora oggi, a memoria della presenza di questi terreni destinati all’agricoltura, resta una strada che ci ricorda la fertilità di questo sito: la via Orti. Dall’altro lato, a sentire i racconti degli anziani, era invece tutto palude ed acquitrini.  Oggi quel mondo non esiste più. Il litorale è tutto un susseguirsi di cemento su cemento. Ci hanno costruito di tutto, dal cimitero all’Università passando da centri commerciali, palazzi di ogni genere e tipo e due rioni popolari. E della grandissima e bellissima spiaggia rimane poco. Pochissimo. Sembra ormai destinata davvero a scomparire. Però resistono ancora i ruderi della Tonnara di San Giuliano, chiamata anche “Palazzo”.
Questa zona è conosciuta dai trapanesi anche come “Punta Tipa”, dagli stabilimenti che un tempo erano ospitati in questi edifici, di cui oggi resta, purtroppo, ben poco. Con quella gloriosa Torre che nel lato di tramontana è ancora in piedi. Pensate un po’, faceva parte del sistema di torri di avvistamento contro gli attacchi dei pirati. E naturalmente serviva anche per controllare le reti quando erano a mare. Monitorando il tutto. Guardando l’orizzonte e le altre torri per lanciare l’allarme in caso di attacchi. Con i segnali di fumo che passavano da un presidio all’altro. La Torre di Punta Tipa in tutti questi secoli ha resistito ai venti provenienti da Nord. Ma anche alle scorribande dei pirati. Alle bombe della seconda guerra mondiale. Ed in questi ultimi decenni pure all’incuria e all’abbandono. Se ne sta ancora lì in attesa di tempi migliori.
La parte sud della Torre, quella che che guarda a sud verso la corte interna della Tonnara, è invece crollata da un pezzo. Così come sono crollate le altre strutture di quel mondo che dai tonni trovava sostentamento per tante famiglie. E ricchezza. Il marfaraggio è ormai un insieme di ruderi, così come la camperia, il fabbricato dove venivano tirate in secco le barche della tonnara. Non c’è più nemmeno la grande ciminiera di color rosa, crollata nel 2011.
Una tristezza per un posto di una bellezza così spiazzante, con delle prospettive uniche su Trapani ed il suo mare. Con quella insenatura a ridosso del grecale che chiude una linea curvilinea che inizia più a ponente da Torre di Ligny. Che spettacolo poi i tramonti da qui. Tanta bellezza, purtroppo, poco valorizzata. Spesso anche offesa da degrado e rifiuti. Ma il recupero della Tonnara di San Giuliano e della Torre di Punta Tipa è ancora possibile. La Tonnara, di proprietà della famiglia Castiglione, può essere ristrutturata. L’imprenditore Nino Castiglione è intenzionato a dare una seconda vita all’antica Tonnara. Tant’è che esiste anche un progetto di recupero curato dall’ingegnere Michele Riccobene. E l’amministrazione comunale di Trapani sembra intenzionata a volere procedere al recupero ed alla valorizzazione di quella lingua di terra che si allunga sul mare Tirreno tra il litorale ericino e quello trapanese. Ma adesso c’è anche l’impegno del Fai di Trapani che ha scelto la Tonnara di San Giuliano come il posto dove tenere le Giornate di Primavera in programma per il 23 e 24 marzo. La sezione di Trapani del Fai, con un testa il capo delegazione Nicola Adragna e Rita Barraco, hanno deciso, assieme agli iscritti e volontari del Fondo per l’Ambiente, di puntare i riflettori su questo scrigno di storia tutto trapanese con l’obiettivo di arrivare al suo recupero. La buona notizia è che ancora si può fare. Ma bisogna fare presto.
L’appuntamento è quindi per sabato 23 e domenica alla Tonnara di San Giuliano, che sarà possibile visitare accompagnati dagli apprendisti Ciceroni, i gli studenti di diversi istituti scolastici del territorio che racconteranno la storia e le peculiarità di questo angolo di terra tra cielo e mare. Dove recentemente sono tornate e deporre le uova le tartarughe. Ma anche la vegetazione è unicum, visto che qui cresce la “calendula marittima”, una pianta endemica tipica del territorio trapanese. Tra l’altro si tratta di una specie protetta che colora di giallo le zone in cui cresce. Un motivo in più per salvaguardare questo fazzoletto di terra così carico di storia e bellezza.

Mario Torrente