Quando a Trapani sventolò per la prima volta il Tricolore

Ci sono luoghi che portano indietro nel tempo. Conservando la memoria di fatti accaduti secoli prima. A volte anche millenni. In alcuni casi “raccontando” episodi che hanno segnato la storia. Testimonianze arrivate dal passato e tramandate alle nuove generazioni dai monumenti. Opere d’arte. Chiese. Palazzi. Strade. Come, a Trapani, nel caso della via XXX Gennaio. Importante arteria viaria che segna l’immaginaria linea di confine tra il centro storico e la parte nuova della città, quella venuta fuori dall’Unità d’Italia in poi, quando vennero demolite mura e baluardi ed il centro urbano cominciò ad espandersi verso Est. Prendendo la forma della città che conosciamo oggi. Da questa strada, all’incirca, passava la cinta muraria di Levante che a Nord arrivava fino al Castello di Terra. Il rudere che si trova alle spalle della Questura e che si dice sia stato costruito dai Cartaginesi tempi delle guerre puniche. Dopo le mura c’era un fossato. E poi il canale navigabile che congiungeva il mare di Tramontana con il porto. Si entrava in città passando da un ponte levatoio. Oggi, in questa zona, ci sono palazzi e strade. E la via XXX Gennaio, che rappresenta un po’ la cerniera tra la parte moderna della città, quella costruita dalla fine del XIX secolo in poi, ed il centro storico. Con ciò che resta del centro storico di Trapani. Dopo le demolizioni di vecchi edifici, baluardi e le mura. Per non parlare delle bombe della seconda guerra mondiale che hanno lasciato morte e distruzione. Tra la città moderna e quella antica, idealmente tra passato e presente, c’è la via XXX Gennaio, che ci riporta indietro di 171 anni, nei giorni della rivoluzione del 1848. Quando i trapanesi si ribellarono ai Borboni. Allora anche a Trapani soffiava il vento dei Risorgimento, con le idee liberali che alimentavano il sogno dell’Unità d’Italia. Ed il 29 gennaio la città insorse contro le truppe borboniche, che furono costrette a ritirarsi dentro il Castello di Terra. Il giorno dopo, il 30 gennaio 1848, il tricolore, dopo essere stato portato trionfalmente in corteo dalla Cattedrale, sventolò per la prima volta dal pennone di Palazzo Cavarretta. Fu quindi costituito un Governo provvisorio guidato da Giovan Battista Fardella mentre la Guardia nazionale venne comandate da Enrico Fardella. Che anni dopo, nel 1860, parteciperà con un proprio reggimento alla famosa battaglia di Capua. I tre fratelli Fardella di Torre Arsa, Vincenzo, Giovan Battista ed Enrico furono in prima linea nei moti del 48. Ma i sogni italiani dei rivoluzionari siciliani durarono poco. Il Parlamento siciliano, insediatosi dopo la cacciata dei Borboni, proclamò Re di Sicilia Alberto Amedeo di Savoia, figlio del sovrano del Regno di Sardegna Carlo Alberto. Ma i Savoia rifiutarono per non scatenare una guerra con il Regno delle due Sicilie. Dove sarebbero entrati in campo anche altri stati europei. A partire dall’Austria. Fu così che dopo quindici mesi dalla Rivoluzione di gennaio i Borboni si ripresero la Sicilia. Ma durerà poco. Appena 11 anni. Undici come il giorno che segnò un’epocale cambiamento per tutto lo stivale. Isole comprese. L’11 maggio 1860 Garibaldi sbarcherà a Marsala con i suoi mille volontari. E da lì in poi tutti sappiamo come sono andate le cose. Per lo meno ciò che abbiamo imparato a scuola. Dove sarebbe cosa buona e giusta, però, studiare anche la storia locale. Ad iniziare da quella della propria città. Spiegata, sarebbe meglio e sicuramente più coinvolgente per i piccoli studenti, da una prospettiva squisitamente territoriale. Partendo anche dalle strade. Come dalle via XXX Gennaio o da altre parti del centro storico. E non solo. Perché ogni angolo di Trapani ha qualcosa da raccontare. Una storia di cui andare fieri. E che ci appartiene totalmente…

Mario Torrente