Trapani sotterranea: le catacombe della basilica di San Nicola

Trapani è una città antichissima, con una storia tutta da scoprire e tanti angoli fa esplorare. Anche sotto terra. La tradizione popolare narra di una serie di cunicoli che collegavano chiese e conventi. Passando da una zona all’altra del centro abitato, allora racchiuso da imponenti mura, e bastioni. Chissà quali segreti si nascondono qualche metro sotto le strade della città falcata. Dove le nuove costruzioni sono state edificate sulle costruzioni preesistenti. Così come la leggenda vuole per l’antichissima basilica di San Nicola. Forse la più antica chiesa della città, dove sono custoditi autentici “tesori” che rappresentano un vero e proprio “ponte” che attraversa quasi due millenni di storia. Arrivando fino ai giorni nostri. Un viaggio che passa anche per i sotterranei della grande chiesa del centro storico dove è possibile addentrarsi nelle antiche “catacombe”. Si tratta delle antiche cripte usate per la sepoltura dei defunti, a partire dalle spoglie dei canonici. Vennero poi vietate per motivi igienici. Nei sotterranei e sotto gli altari delle chiese venivano ricavate delle vere e proprie tombe a cui si accedeva attraverso delle botole. Queste cripte si trovano in alcune chiese trapanesi. Non sempre infatti era possibile scavare sotto terra per ricavare delle sepolture, visto che dopo qualche metro affiorava l’acqua. Drepanum, ben si sa, venne costruita conquistando spazio dove prima c’erano isolotti, scogli e mare. Come tutta la parte che dalla via Torre Arsa va verso Torre di Ligny, quartiere, chiamato successivamente “Palazzo” sorto dopo gli ampliamenti disposti da re Giacomo a partire dal 1200. Ma la basilica di San Nicola, precisamente una protobasilica, sorgendo su di un promontorio, è più alta rispetto al livello del mare. Ed infatti le sue “catacombe” sono perfettamente asciutte e ben conservate. Come quelle della vicina chiesa di San Domenico, ancora più alta rispetto a San Nicola. Solo che le cripte del complesso domenicano non sono accessibili. Così come quelle della chiesa del Collegio, dove l’alta marea porta svariati centimetri di acqua nei sotterranei. Altre cripte si trovano nella chiesa di San Giuseppe, in via Garibaldi e nella chiesa dell’Itria. Purtroppo chiusa da diversi anni. Come chiusa perché inagibile, uscendo dal perimetro cittadino di Trapani, è la chiesa del Rosario di Paceco, nelle cui cripte sotterranee ci sono ancora molti sacerdoti mummificati. Anche nella basilica dell’Annunziata, sotto la Cappella della Madonna, c’è una bella cripta, restaurata recentemente con il progetto curato dall’architetto Luigi Biondo. Come ancora fresche di restauro sono le “catacombe” di San Nicola. Qui il progetto di restauro è stato seguito dal’architetto Vito Corte che nel 2013 pubblicò anche un libro sul recupero del complesso monumentale del San Nicolò dal titolo “Entanglement nell’architettura”.

Si può facilmente scendere nei sotterranei della basilica attraverso due scalinate che si trovano nella navata centrale, non molto distanti dall’altare centrale. Pochi metri sotto il pavimento si trovano queste le nicchie di sepoltura. Un corridoio curvilineo porta nelle varie cripte dove ancora si possono vedere le stanze dove venivano deposti i defunti. I sotterranei sono ben illuminati, facilmente accessibili e si può passare da una parte all’altra senza difficoltà. Ritrovandosi immersi in un luogo di sepoltura che per secoli ha conservato le spoglie di tante persone. E fa un certo effetto ritrovarsi immersi in questi silenzi tra mura cosi antiche. Che tanto ricordano una vera e propria capsula del tempo.

La protobasilica di San Nicola, che si trova tra le vie Poeta Calvino, Barone Sieri Pepoli e Carreca, merita insomma di essere visitata. Come molte delle chiese del centro storico di Trapani, che rappresentano degli autentici “scrigni” tutte da scoprire. Alcune risalgono a pochi secoli dopo la nascita di Cristo, come quella di San Nicola per l’appunto. L’imponente edificio si trova vicino alla centralissima via Garibaldi, la ex Rua Nuova, nel promontorio più alto dell’originario nucleo del centro abitato della “città-castello”sorta su un isolotto circondato dal mare. Qui si trova anche un’altra tra le più belle ed importanti chiese della città falcata, quella di San Domenico. Un tempo questa zona era una sorta di acropoli della antica Drepanon, dove si dice che in epoca pagana sorgesse il Tempio del dio Nettuno. Allora una divinità tra le più importanti in una città di mare, il cui protettore era però Saturno. Una sua statua ancora oggi si può ammirare davanti la chiesa di Sant’Agostino. Anche questa antica e ricca di storia. Le cui origini rimandano alle crociate ed ai Cavalieri Templari. E le cui mura accolsero nel 1500 l’imperatore Carlo V. Il sovrano che definì Trapani “La chiave del Regno”.

Dell’originario nucleo pagano, sorto, si narra, su un emporio fenicio, poi fortificano dai Cartaginesi e dopo le  guerra puniche conquistato dai Romani, non è rimasto nulla, se non il ricordo di dove millenni addietro sorgevano i luoghi di culto dedicati agli dei del tempo. Per esempio per il tempio di Saturno si parla del quartiere Casalicchio, nella zona dove oggi si trova la chiesa di San Pietro, mentre quello di Nettuno secondo la tradizione sorgeva nel punto più alto dell’isolotto di Drepanon, la zona dove oggi si possono ammirare, maestose ed imponenti, le chiese di San Nicola e San Domenico. E si narra che nel 1700, durante i lavori di restauro, venne trovato un reperto risalente al Paganesimo, sembrerebbe una statuetta. Insomma, stiamo parlando di un sito antichissimo, identificato come il “Quartiere di mezzo“. E chissà quali segreti sono custoditi nel sottosuolo di questo promontorio. Come nel resto della città. Che è cresciuta attorno all’originario quadrilatero della città castello con le sue quattro torri agli angoli. Più quella della Colombaia, l’antico castello di mare. In tutto cinque torri, presenti nello stemma cittadino assieme alla falce, le porte, il blu del mare ed il rosso granata a memoria del sangue versato dai trapanesi per difendere la loro amata città. Definita “invittissima e fedelissima”.

Tra i “gioielli” della città falcata c’è dunque la basilica di San Nicola. Le cui origini ci riportano indietro nel tempo, nel 536 d.C. per l’esattezza, quando il capitano bizantino Belisario fece erigere nel promontorio di Drepanon, forse nel punto in cui sorgeva il tempio di Nettuno, la chiesa dell’Ascensione, dove si praticava il culto greco. Successivamente prese il nome di Santa Maria dei Greci ed infine venne dedicata a San Nicola. La chiesa fu modificata dai Chiaramonte, che ne fecero la loro cappella. A quanto pare l’impronta greca rimase per molto tempo. Secondo tradizione, in questa chiesa in occasione della festa di San Nicola venivano portati dei cesti di pane per la celebrazione dell’eucaristia e per essere dato ai poveri. L’aspetto attuale, a tre navate ed a croce latina con le cappelle laterali, risale al 1749 dopo i lavori di ristrutturazione eseguiti dall’architetto G.B, Amico. Un primo intervento di ampliamento risale al 500. La protobasilica, titolo che prese nel 1558, oggi custodisce tante opere d’arte, tra tele e sculture. Ma non solo. Tra i suoi tesori più antichi c’è un sarcofago, dell’epoca imperiale Romana, che risale al III secolo d.C. Praticamente agli albori della Cristianità. Lo si può ammirare nella parete Nord della chiesa, a destra dell’altare centrale, proprio sotto il grande Crocifisso con ai lati i due ladroni. Anche questo un unicum di questa chiesa dalle tante meraviglie, frutto dell’artigianato artistico trapanese. Il gruppo scultoreo “Gesù in croce tra i due ladroni“, opera di Andrea Tipa risalente al 1700, è realizzato in legno, tela e colla come quelli della processione dei Misteri. Nell’altare centrale si può invece ammirare un bellissimo trittico marmoreo raffigurante Cristo tra San Pietro e San Nicola. Si dice che questa icona religiosa provenga dalla chiesa di San Pietro. Sembrerebbe che originariamente a destra di Gesù era raffigurato San Paolo, successivamente sostituito con l’immagine di San Nicola. Nella cappella di sinistra rispetto all’altare centrale c’è una statua in legno della Madonna di Trapani. Poco più avanti, nella cappella a destra dell’ingresso sulla via Carreca, è invece collocata la statua di San Nicola dell’artista trapanese Giacomo Tartaglio. Vicino alla basilica, nel punto più alto del promontorio, si trova un’altra importante chiesa,  quella San Domenico, dove è custodito il “crocifisso miracoloso”. E dietro l’altare di questa maestosa chiesa, come San Nicola un autentico “ponte” tra passato e presente, c’è la “Cappella dei Crociati” , dove una piccola finestra orientata verso Gerusalemme ci porta indietro di parecchi secoli, direttamente ai tempi delle guerre sante, al tempo di re, dame e cavalieri. Ogni angolo, insomma, ha davvero qualcosa da raccontare. Come entrando nella basilica di San Nicola dall’ingresso centrale: a destra c’è una grande fonte battesimale che fu donata, nel 1535, dall’imperatore Carlo V ai Chiaramonte al ritorno da Tunisi. La grande e bellissima fonte, con i suoi elementi arabeggianti, faceva parte del “bottino di guerra” con cui il sovrano sbarcò a Trapani. Città da lui considerata tra quelle più strategiche in un impero dove si dice che non tramontasse mai il sole. Tanto era vasto. E la grande fonte della basilica di San Nicola, ricavata da un unico pezzo di purissimo marmo africano, sta ancora lì a ricordarci quale fu il posto di Trapani nella storia. Al centro di tutto…

Mario Torrente