Nel bosco dei sogni

Camminando in quel bosco si ha davvero la sensazione di essere capitati in un luogo incantato, regno di fate e folletti. Le antiche querce, con il loro rami, le chiome verdi ed il muschio che ne coprono i tronchi creano un’atmosfera quasi surreale. Poi ci sono i silenzi che avvolgono tutto ed i profumi che inebriano i sensi. Un contesto quasi magico, capace di fare sognare. E tra un albero più panciuto del solito ed una roccia che evoca strane forme l’immaginazione accompagna i visitatori nel viaggio della fantasia. Tutto attorno è natura vera. Ma qualcosa dentro dice che c’è qualcosa di più. Sembra davvero di stare nella foresta delle creature delle fiabe. Magari in una di quelle che raccontano storie di elfi e cavalieri ambientati in un remoto villaggio del Nord Europa. Invece siamo nel cuore della Sicilia, terra di infinita bellezza e mille contrasti. Per l’esattezza siamo nei pressi di Corleone, nel bosco della Ficuzza. Uno dei più estesi e belli dell’isola con una rete di sentieri tutta da scoprire. E tanti luoghi da esplorare che sembrano venuti fuori da un racconto d’altri tempi. Solo che nelle terre di Sicilia non si narra dei ben più noti elfi ma di fatuzzi e gnometti gelosi custodi di truvature, antichi tesori nascosti di cui erano piene le storie narrate nei tempi dei racconti attorno agli anziani del paese. Leggende tramandate di generazioni in generazione e che fanno parte di un mondo che non c’è più. E’ rimasto solo qualche albero con delle cavità che sembra fatta apposta per contenere uno scrigno pieno di monete d’oro. Oppure una rientranza nella base di un tronco che somiglia tanto alla”casetta” di qualche gnomo, circondato da piccoli funghetti e da un tappeto di muschio verde. E l’immaginazione spicca il volo… e tutto diventa ancora più bello…

Insomma, fatuzzi o non fatuzzi, di sicuro c’è che questo è un bosco che regala davvero forti emozioni. Capace di fare sognare e di catapultare chi lo esplora con gli occhi del cuore nelle dimensioni dell’infinito. Il “viaggio” in questa grande oasi naturalistica inizia dalla antica stazione di Ficuzza, percorre quella che un tempo era l’antica strada ferrata che un tempo collegava Burgio, in provincia di Agrigento con la stazione di Sant’Erasmo a Palermo. L’itinerario che passa dal bosco era il tratto Godrano-Ficuzza-Ponte Drago, dove passavo i treni che collegavano queste zone dell’entroterra palermitano. La ex ferrovia è stata riconvertita in pista ciclabile e l’itinerario regala scorci molti suggestivi. Ed ancora, tra i grandi alberi che avvolgono completamente escursionisti e ciclisti, si intravedono le vecchie tabelle di “pericolo” ed una parte della struttura in legno dei binari poggiati di fronte ad un muro di contenimento con grandi archi a parete. Il colpo d’occhio, attraversando questo tratto, è molto particolare. Altro momento molto suggestivo, per il contrasto tra luci ed ombre e la tanta vita che ha visto passare al suo interno nei vagoni che lo hanno percorso per decenni, è il passaggio nel tunnel della ex linea ferroviaria, la galleria “Portella di Cervo”. Da qui, risalendo verso l’altarino dedicato a Santa Barbara che si trova sulla strada si va verso il “Pulpito del Re”, un trono scolpito sulla roccia arenaria che il re Ferdinando IV di Borbone usava per cacciare stando seduto mentre i battitori spingevano le prede verso di lui. Un luogo decisamente suggestivo, avvolto nel verde. Nei pressi di questa “poltrona” reale, con tanto di scalinata, si trova un belvedere che si affaccia sull’intera area boschiva che si estende su una superficie di circa 7.398 ettari. Qui si resta colpiti dal panorama che si può ammirare da questa “veranda” sulla “Riserva naturale orientata Bosco della Ficuzza, Rocca Busambra, Bosco del Cappelliere e Gorgo del Drago”, area protetta della Regione Siciliana, istituita nel 2000, la cui gestione è affidata all’Azienda Foreste.

La Riserva su può raggiungere attraverso lo scorrimento veloce Palermo-Agrigento, imboccando l’uscita per Bolognetta e quindi proseguendo sulla strada statale 118 sino a Marineo e oltre, in direzione di Corleone. Da Trapani, dall’autostrada A-29, uscendo a Partinico e poi seguendo le indicazioni per San Giuseppe Jato prima e Piana degli Albanesi dopo. Superato il lago Scanzano si arriva a Ficuzza, dove si giunge imboccando il bivio segnalato da un obelisco. Naturalmente la Riserva si può raggiungere anche da Corleone, uno dei comuni, assieme a quelli di Monreale, Godrano, Mezzojuso e Marineo, dove ricade la Riserva naturale, che è praticamente l’area boschiva più grande della Sicilia occidentale che ospita numerose specie di querce, tra cui il leccio, la sughera, la roverella ed il cerro di Gussone. Ma si trova anche il frassino, l’acero campestre, il castagno e il bagolaro siciliano. Grande la varietà di arbusti presenti: si va dal biancospino al pungitopo passando per la rosa di San Giovanni, la ginestra spinosa, l’erica arborea e l’asparago spinoso. Un sottobosco molto vivo dove sono presenti diverse specie di animali, come la volpe, la lepre, il coniglio selvatico, la martora, la donnola, il riccio e l’istrice. Dei grandi mammiferi dell’antica riserva di caccia di Re Ferdinando resta invece ben poco, solo il daino ed il cinghiale reintrodotti dall’ente gestore in alcune aree controllate. Gli alberi del bosco della Ficuzza sono anche la casa di molti uccelli, come il picchio rosso maggiore, la cinciallegra, la cinciarella, l’upupa, la ghianda ed il rampichino. E poi ci sono i rapaci, a partire dall’aquila reale, il falco pellegrino, il capovaccaio, il nibbio bruno ed il nibbio reale. Tra gorghi e laghetti si trovano invece rospi e diverse specie di testuggine.  E vicino agli invasi d’acqua, nel verde dei prati, può capitare di vedere le mucche al pascolo con il caratteristico suono delle campanelle appese al collo. Insomma, un mondo dove davvero il tempo sembra essersi fermato, lontano dal frastuono e dal grigio delle città. Qui tutto è colori, quiete e serenità, con i raggi del sole che penetrano il fitto bosco. Regalando zone di luce ed altre di penombra. Tutti qui è natura vera. Un autentico paradiso naturalistico da scoprire, passo dopo passo, addentrandosi nella rete di sentieri di questa area protetta che merita di essere visitata da cima a fondo. Camminando lentamente e respirando profondamente.

L’escursione in questa Riserva è davvero da fare. Il contesto è davvero molto particolare, con il bosco caratterizzato da grandi querce ed i tronchi avvolti dal muschio, che sulla roccia si trasforma in un soffice tappeto verde. Posti così stanno diventando sempre più rari, con la sughereta da scrutare in ogni angolo alla ricerca di dettagli, le bacche ed i piccoli funghi che crescono sotto gli alberi. L’autunno è sicuramente uno dei periodi più belli per concedersi un trekking a Ficuzza.  Qui tutto è da esplorare. E tra i passaggi da ammirare, c’è quello che si può godere da un piccolo promontorio roccioso che regala una vista a 360 gradi sul bosco, dominato da Rocca Busambra, con i suoi 1613 metri la cima più alta della catena dei monti Sicani e di tutta la Sicilia occidentale. Ed ancora, tra sentieri avvolti nel verde, canyon ed un’atmosfera dove i protagonisti restano i profumi e le tante tonalità del bosco. Che in base alla luce prende colori e forme sempre diverse. Dove l’immaginazione trova sempre i giusti stimoli per andare oltre ciò che si vede apparentemente. E’ davvero un posto da guardare con gli occhi del cuore. Poi ci sono i laghetti ed i gorghi. Da vedere assolutamente sono laghetti coda di Riccio, un grande invaso attorno al quale a cui si è sviluppata una fitta vegetazione che ospita numerosi anfibi e uccelli acquatici. Anche questo è il regno delle querce. E qui si trova un esemplare monumentale di Quercus suber, con un’età stimata di circa 400 anni. Ma ci sono molte altre zone da vedere, come il Gorgo Lungo ed il Gorgo Tondo, meglio noto come Gorgo del Drago di Godrano, che Ferdinando IV di Borbone trasformò in peschera dove allevare il pesce. I gorghi sono degli stagni che rappresentano l’habitat naturale di molti anfibi ed insetti.

Partendo dalla ex stazione è possibile fare un itinerario ad anello che arriva dritto dritto a Ficuzza alla “Casina Reale di caccia” fatta costruire da re Ferdinando I. Il bosco di Ficuzza era infatti la riserva di caccia del sovrano. Ed attorno al monumentale edificio, bellissimo ed imponente, che tanto ricorda ben più note e imponenti regge, è sorto il borgo di Ficuzza, dominato dalla “Casina di caccia” e dal suo grande prato verde. Che assicura un colpo d’occhio e scatti unici. Sembra quasi di stare ad una mini reggia di Versailles in salsa siciliana.

Mario Torrente

 

 

(foto Mario Torrente)