Il Cavallo del Sole

Il posto di suo è già davvero particolare, con un grande monolite a forma di cavallo che scandisce il tempo in base all’allineamento con il sole. Un vero e proprio calendario astronomico, antico di quattro mila anni, messo lì dagli uomini dell’età del bronzo quando iniziarono a coltivare la terra in modo da scandire il ciclo delle stagioni. E giorno con meno luce, quello in cui il sole compie la traiettoria più corta lungo l’orizzonte, con la sua parabola si è abbassata al minimo per iniziare, dall’indomani a rialzarsi sempre più (un viaggio che culminerà il 21 giugno con il solstizio d’estate, il giorno più lungo dell’anno), l’astro tramonta proprio nel grande foro che formato dalle zampe di pietra del cavallo. Un allineamento molto suggestivo, arrivato dal passato dopo millenni. Siamo nel versante Sud di Monte Sparagio, la montagna più alta della provincia di Trapani con i suoi 1100 metri, nel territorio di Custonaci, non molto lontano dal Castello di Baida. Qui il panorama si affaccia sulle colline di Buseto Palizzolo, guardando a destra Monte Erice ed il suo splendido Agro. Un posto unico, a 400 metri di altezza su Monte Sparagio, tra Custonaci, Buseto e Balata di Baida, in una zona chiamata Rocca Rosa dove, di recente, è stato scoperto un monolite che segna il ciclo delle stagioni, il “Cavallo del Sole”, anche detto Pegaso.

Un “gioiello” dell’archeoastronomia arrivato dall’età del Bronzo

Il monolite, alto un metro e settanta, poggia su due rocce sottostanti, di circa un metro e quaranta, probabilmente levigate per dare maggiore senso di rotondità. Il foro è largo circa cinquanta ed è orientato a 240 gradi: il sole vi tramonta all’interno dietro le colline della zona di Buseto Palizzolo. Gli studiosi sostengono che il monolite sia stato posizionati in quel punto proprio dagli uomini dell’età del Bronzo per arrivare fino a giorni nostri praticamente intatto. Un gioiello di archeoastronomia antico di ben quattro mila anni che tutt’oggi continua a fare ciò per cui venne realizzando: indicare con esattezza il giorno più corto dell’anno, quello del solstizio d’inverno, quando il sole descrive una traiettoria più breve e bassa sulla volta celeste. Da questo momento, pian piano, si inizierà ad avere più luce, con le giornate che si andranno ad allungare sempre più fino ad arrivare al 21 giugno, il solstizio d’estate: il con più luce dell’anno, quello in cui il sole raggiunge il punto più alto nell’orizzonte. Il “viaggio” del nostro astro, a questo punto, riprenderà al contrario, abbassandosi sempre più, con la durante delle giornata che si andrà man mano riducendo, fino ad arrivare all’appuntamento  del 21 dicembre. Ed così via per un nuovo ciclo delle stagioni…


I calendari di pietra

Il complesso rupestre è stato scoperto di recente grazie alle segnalazioni di Memmo Gambina e Giampaolo Schifano che sono stati messi a conoscenza dell’esistenza del monolite a forma di cavallo da un abitante del posto, Giovanni Cannone. Il monumento rupestre di Rocca Rosa è stato oggetto di studio da parte dei professori Ferdinando Maurici, Alberto Scuderi, Vito Francesco Polcaro e della Soprintendenza ai Beni culturali di Trapani. Ed i rilievi fatti hanno confermato l’ orientamento astronomico del reperto, che risale, per l’appunto, a quattro mila anni, quando sono gli uomini hanno iniziato a coltivare la terra e si sono diffuso dei “calendari di pietra” che servivano a stabilire i momenti della semina e del raccolto in base alla posizione del sole, seguendo quindi il ciclo delle stagioni. Negli ultimi anni sono stati scoperti molti di questi manufatti che servivano proprio per misurare il tempo, come lungo la montagna di Erice, nel promontorio del “Castidattu”, tra Martogna e Piano Guastella, a San Vito lo Capo, Monreale, San Giusepe Jato, Sciacca e Montalbano Elicona.


La cerimonia di Oasi Zen ed i riti del Sole Invictus

Al tramonto del Solstizio d’inverno le associazioni “Oasi Zen”, “Zaino in spalla” e “I sentieri di Gù” si sono date appuntamento nel complesso rupestre di contrada rocca Rosa, posto a 400 metri alle falde di monte Sparacio, per celebrare il tramonto del sole da questo luogo davvero molto particolare. Le melodiose note dell’arpa celtica della musicista Romina Copernico hanno risuonato per la contrada, accompagnando la cerimonia, scandita dal rintocco delle campane tibetane, che affonda le sue radici nei culti della luce solstiziale che risalgono all’età del Bronzo (4000 anni fa circa). Alla manifestazione, davvero molto suggestiva e carica di emozioni, complice la particolare location ed le sfumature del cielo al crepuscolo, hanno partecipato una cinquantina di soci delle associazioni ambientaliste che si sono scambiati del cibo rituale, mentre veniva recitato l’ “Inno al sole” del faraone egiziano Amenofi IV del XV secolo a.C. Tradizionalmente, in epoca romana si era diffuso i riti del “Sole invictus” che segnava il passaggio di fine anno quando la luce del giorno riprendeva ad allungarsi. “Le associazioni “Oasi Zen”, “Zaino in spalla” e “I sentieri di Gù”, nel riprendere oggi questi usi e costumi quasi del tutto dimenticati – ha spiegato Enrico Genovese – intendono diffondere un messaggio di pace e di fratellanza universale, nonchè affermare una cultura del rispetto degli equilibri ecologici del pianeta terra, affinché la natura sia considerata non solo una risorsa economica, ma anche fonte di bellezza e di armonia del vivere”.

Mario Torrente

 

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(Foto di Mario Torrente)

Il servizio sulla cerimonia per il Solstizio d’inverno al Cavallo del Sole trasmesso nel Tg di Telesud