Scarpinata sul Monte Cofano

Tutto nasce da una richiesta di un’amica: “Peppe mi porti su monte Cofano? È da tanto che ci voglio andare …”. Colgo la richiesta, faccio mente locale, e contatto subito l’amico Paolo che mi ha fatto da guida nelle precedenti due salite a Cofano: con piacere si mette subito a disposizione.

Basta una lista, qualche messaggio su whatsapp per raccogliere un gruppo eterogeneo di 10 persone che vogliono condividere un’esperienza di domenica mattina. Fissata data, ora e luogo dell’appuntamento ci siamo ritrovati la domenica del 24 luglio 2016, alle 6:30 circa, presso il forno di Baglio Messina per fare un piccolo ma essenziale briefing e colazione per potere sostenere la fatica della salita.

Lasciato il forno ci dirigiamo in auto verso il “baglio Maranzano” (non so se si chiama così) dove parcheggiamo; facciamo gli ultimi preparativi, controlliamo se tutto è a posto, se tutti siamo ben attrezzati di scarpe idonee, acqua e cappellino e intorno alle 7:00 inizia la scarpinata. Fortunatamente la temperatura è ideale perché siamo in presenza di cielo leggermente coperto e aria ventilata.

Tra i partecipante c’è chi è tranquillo perché non è la prima volta, chi preoccupato perché non sa cosa lo aspetta. ma comunque tutti contenti di condividere tutto quello che sarà.

Entrando nell’aspetto tecnico posso dire che l’intera scarpinata si può dividere in quattro momenti:

1) L’inizio del percorso è molto semplice, giusto per riscaldamento, caratterizzato da un sentiero di terra e pietrisco, che divide il monte cofano (che si trova sulla sinistra) da una piccola vallata sulla destra, lungo il quale è possibile incontrare mucche lasciate libere di pascolare e un “laghetto” (per la verità uno stagno, data la scarsa precipitazione piovosa). Lasciato il laghetto sulla destra inizia una leggera salita che incomincia a mostrarci da vicino il costone roccioso della montagna che si eleva imponente (e che ci attende per il secondo dei tre momenti). L’inizio della scarpinata è deliziato dall’amico Paolo che ci regala informazioni utili circa la storia del laghetto, delle piante che fanno da contorno e della tipologia di pietra che stiamo vedendo.

2) Finito il riscaldamento inizia quello che per me è il momento più impegnativo, ovvero la parete rocciosa, dove la percentuale di pendenza aumenta e per camminare occorre l’ausilio delle mani, avvicinare il baricentro del corpo al suolo e far scivolare il proprio sedere lungo la pietra; ovviamente la marcia si rallenta ma il piacere aumenta, il gruppo entra nel vivo della scarpinata e i commenti fioccano, così come pure le risate.

3) Il passaggio dal secondo al terzo moneto è segnato dalla “corda”; si, proprio così, dalla “corda” di circa 4 metri. Ben organizzati: uno su, uno in mezzo e Paolo giù, riusciamo a far salire tutti, soprattutto riusciamo a dare sostegno alle tre ragazze del gruppo che prima di partire erano terrorizzate dall’intermedio della corda. Superata la corda, con grande soddisfazioni di tutti, e rifocillati dalla visione del golfo che parte dalla Torre di Tono fino alla punta estrema di cala Mancia di San Vito, proseguiamo seguendo le mine (piccoli cumuli di pietra appositamente lasciate per indicare la “strada” di salita e di discesa) e mettendo alla prova i glutei e le gambe dal momento che bisogna procedere a “zig zag”, a medi passi, quasi saltando da una pietra all’altra, che ci fanno da gradini.

Sono le 8 circa e nel frattempo la stanchezza di alcuni inizia a farsi sentire e arriva la prima vocina: “quanto manca ? ci vuole molto ? ma la vetta non era a 10 minuti, 20 minuti fa ??” Tra una risata e uno sguardo d’intesa tra chi è in testa al gruppo, arriva una risposta vaga: “tranquilli altri 10 minuti e sarete ripagati, manca pochissimo, l’ultimo sforzo prima del premio”.

4) Così, finalmente, nella gioia e soddisfazione generale, alle 8:30 circa siamo arrivati in vetta; che dire, tutti a scorrazzare sopra il piccolo spazio della vetta, come tanti cagnolini sguinzagliati e scodinzolanti a festa, ad apprezzare il versante ovest che va dalla Montagna di Erice verso Custonaci, passando da Pizzolungo, Bonagia, Valderice, Lido Valderice; ad apprezzare il versante nord con il sentiero denominato “U passo a zita” che porta verso est dove è possibile ammirare il golfo che parte dalla Torre di Tono via via verso Calazza, Castelluzzo, Magari, Cala Mancina fino ad arrivare a San Vito Lo Capo  (addirittura si poteva ammirare il paese di San Vito Lo Capo) con tutte le montagne.

Ovviamente tutti con gli smartphone in mano per immortalare il momento, a dare un’immagine all’attimo di gioia che si stava vivendo, a scattare selfie da soli o in gruppo, e, perché no, a “disturbare” l’unico di noi che in quel momento voleva godersi – oltre al panorama – il silenzio della vetta, l’energia della vetta e rimane un po’ in pace con la natura.

Il momento in vetta è stato segnato anche dalla colazione di gruppo, ovvero, dal momento in cui è stato possibile gustare cornetti al pistacchio e al cioccolato, treccine con lo zucchero, biscotti di fico e ovviamente, per finire, come tutte le colazione di rispetto, caffè, che per l’occasione era pure freddo, cremoso e schiumoso.

Dopo avere dato gioia a tutti i nostri sensi, alle ore 9:30 circa davamo inizio alla discesa che, con qualche lieve incertezza durante il momento della “corda” e della parete rocciosa aveva fine alle 11:00 tutti contenti e soddisfatti, certi di essersi regalati un momento di condivisione, ricco di energia, con la convinzione che l’esperienza possa essere ripetuta.

Giuseppe Aiuto