La magia della grotta di Polifemo

Il posto è davvero unico. Ad appena un tiro di schioppo da Bonagia, proprio alle pendici di  monte Erice, con un panorama d’eccezione tra cielo e mare. Incomparabile, poi, il senso di avvolgimento e di pace che si respira al suo interno. Arrivando davanti la maestosa apertura scavata dal mare nella roccia si ha la sensazione  di entrare in un’altra dimensione. Dove il tempo sembra essersi fermato in chissà quale epoca. Eppure siamo a poca distanza dai flussi della quotidianità.

Salendo da contrada Emiliana, subito dopo le curve del nono chilometro, lungo la strada che collega Trapani a San Vito lo Capo, attraverso un breve sentiero si arriva alla grotta di Polifemo, un sito di notevole interesse archeologico dove sono presenti delle immagini disegnate nella roccia risalenti alla Preistoria. In quella zona c’è sempre stato l’uomo. Ne sono testimonianza i numerosi reperti e fossili ritrovati nelle caverne disseminate in questo angolo di Agroericino,  alcuni custoditi a Trapani all’interno del museo di Torre di Ligny.  La camera più grande, ben visibile dal mare, viene chiamata grotta Emiliana. Proprio affianco si trova invece la grotta di Polifemo, tecnicamente detta “riparo”, di più modeste dimensioni: proprio qui, in una nicchia, ancora oggi si possono vedere due pitture rupestri, un labirinto e una figura umana, disegnati dai nostri antenati preistorici sulle pareti dell’antro in ocra rossa. Ed il 21 giugno, in occasione del Solstizio d’Estate, l’angolazione del sole al tramonto, quasi sfiorando il promontorio che separa Bonagia da Pizzolungo, permette di assistere alla particolare illuminazione dei due pittogrammi preistorici. Il tutto reso ancora più suggestivo dall’esplosione dei colori al tramonto, dai particolari riflessi sulla montagna e dal suggestivo gioco di luci ed ombre tipico della grotta. Davvero uno spettacolo!

L’Università “La Sapienza” nel 2004 ha condotto una campagna di scavi nell’area della grotta. I pittogrammi erano già noti negli anni ’80 ma l’allineamento solstiziale è stato scoperto di recente dallo studioso Ignazio Burgio, che ne ha dato notizia sul web nel luglio del 2015. Ed in occasione del Solstizio d’Estate un gruppo di associazioni culturali ed ambientaliste locali, ovvero Italia Nostra, Musica Ambiente, Oasi Zen, Mo.I.Ca., Strada del Vino ed i Gruppi archeologici Drepanon ed Erikinon, ha organizzato un’iniziativa nella grotta di Polifemo. Una manifestazione, dopo la pulizia fatta lo scorso gennaio, promossa per accendere i riflettori su questo stupendo sito archeologico, carico di storia e di fascino, purtroppo però poco conosciuto e valorizzato, nonostante l’altissimo potenziale, considerata la presenza delle pitture rupestri risalenti alla preistoria. Nonostante ciò di turisti e visitatori, dalla parti della grotta Emiliana, non se ne vedono nemmeno col binocolo. Abbondano invece i rifiuti lasciati incivilmente dai cittadini, come bottiglie di vetro, lattine, contenitori di pizze e quant’altro. Tristezza su tristezza!

Lo scorso gennaio un gruppo di associazioni ambientaliste ha organizzato una pulizia straordinaria della grotta, con i volontari che hanno riempito di rifiuti tanti sacchi. Adesso, per tenere alta l’attenzione su questo sito archeologico, è stata organizzata la “Festa d’Estate”. L’evento, che ha visto la presenza, tra gli altri, dello studioso Ignazio Burgio e dell’archeologo Antonino Filippi, si è aperto con la presentazione fatta da Enrico Genovese, del direttivo di Italia Nostra, sezione di Paceco, tra gli ideatori della manifestazione tenuta nella grotta di Polifemo. Di seguito il suo intervento, che merita davvero di essere letto.

Mario Torrente

 

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Dobbiamo cambiare il nostro modo di pensare e di vedere le cose: la Terra non è soltanto il nostro ambiente, qualcosa che sta fuori di noi. Guardiamoci attorno: ciò che vediamo non è il nostro ambiente, siamo NOI!
Thich Nhat Hanh

Siamo già stati qui, in questo luogo speciale  —unico—  scavato nella roccia dalle onde del mare molte migliaia di secoli, fa nel corso di una delle tante fasi interglaciali avvicendatesi nella storia geologica del nostro Pianeta.

Siamo già stati qui sabato 9 gennaio u.s. per dire di NO all’abbandono e degrado del nostro patrimonio archeologico; per riprenderci questo immenso tesoro culturale,  restituirlo alla bellezza del paesaggio e della memoria.

Il 9 gennaio ci siamo sbracciati in tanti e abbiamo rimosso i rifiuti che, copiosi, deturpavano questo luogo, recando grave ed intollerabile offesa alla memoria e al paesaggio. Il gesto corale di tante mani ha restituito  queste grotte alla dignità che spetta loro, in quanto santuario di una civiltà millenaria che ha visto muovere i primi i passi dell’umanità nascente.

Adesso siamo di nuovo qui, numerosi. Siamo tornati alle grotte di contrada Emiliana in un giorno speciale, il giorno del Solstizio d’Estate, per riunirci ed assistere tutti insieme ad un evento che si ripete da almeno cinquemila anni, ma di cui avevamo perso la memoria.

Tra breve oggi, 21 giugno 2016, il sole si affaccerà dal costone roccioso posto sulla traiettoria che congiunge idealmente la grotta Polifemo al mare, in direzione del tramonto. Il transito dell’astro durerà soltanto una manciata di minuti, ma durante questo breve lasso di tempo accadrà un evento irripetibile ed unico, impossibile a verificarsi per il resto dell’anno : i raggi solari illumineranno il labirinto e la figura umana che i nostri antenati hanno tracciato con la rossa ocra sulle pareti dell’antro.

Per questo la grotta Polifemo è un luogo davvero speciale, carico di una simbologia che fa vibrare di emozione e che noi —figli di una civiltà tecnologica avanzata che pare aver smarrito ogni contatto con la matrice naturale che ci ha generati— desideriamo testimoniare per restituire a questo sito archeologico, a questo santuario culturale,  il significato misterico e il valore sacrale di cui esso godeva nella considerazione dei nostri antenati.

Il Solstizio d’Estate, per la sua portata di evento cosmico ed universale in grado di accomunare gli uomini di ogni angolo del Pianeta, sin dagli albori della storia dell’umanità è stato da sempre un momento simbolicamente forte, capace di mobilitare l’immaginario della nostra specie. In quanto evento cosmico,  il Solstizio ha ispirato la creazione di  una serie innumerevole di miti, narrazioni con cui i nostri antenati —appartenenti ad ogni cultura e a tutte civiltà sorte sulla Terra— cercavano di spiegare il mistero del tempo, motore del divenire e dei cambiamenti irreversibili che caratterizzano l’esistenza dell’uomo e il mondo della vita. Ma se il Solstizio inaugura l’unicità irripetibile del momento presente, esso d’altronde scandisce il tempo ciclico delle stagioni, il tempo del ritorno dell’uguale, il tempo della regolarità che, attraverso la connessione causa-effetto apre alla possibilità di conoscere più profondamente la struttura del reale, di agire quindi un controllo più efficace sull’ambiente circostante.

L’allineamento solstiziale dei dipinti della grotta Polifemo, similmente ad altri artifici e manufatti escogitati dai nostri antenati dell’età dei metalli, scoperti solo recentemente presso numerosi siti archeologici siciliani, rappresenta una innovazione culturale fondamentale lungo il cammino storico della specie. Il calendario, la scansione ciclica del tempo, è un derivato dell’economia agricola, un ritrovato tecnologico che avrà un impatto sociale  tale da modificare enormemente  il rapporto tra l’uomo e il mondo.

Oggi, a distanza di millenni da quei primi artifici umani,  il rapporto tra la specie Homo sapiens e la Natura è stato profondamente stravolto dalla potenza  sprigionatasi dalla mediazione tecnologica, sino al punto da compromettere alla radice l’equilibrio ecologico del Pianeta. Alle soglie del terzo millennio la Terra è ormai interamente colonizzata ed asservita ai bisogni di quel superorganismo vivente che sono le società dell’Homo sapiens. La nostra specie si è trasformata in una minaccia concreta per tutte le forme di vita esistenti, compresa la sua stessa vita e dunque di quella di ogni generazione futura

Il Solstizio, che oggi viene celebrato in contemporanea in svariati siti archeologici (San Vito, Monreale, S Cipirrello, Godrano, Montalbano Elicona), vuole richiamare l’attenzione sui numerosi giacimenti archeologici presenti sul nostro territorio, ancora oggi poco conosciuti, che richiedono di essere accuratamente preservati ed adeguatamente valorizzati.

Questa Festa è un momento di convivialità gioiosa che si rivolge alla coscienza delle donne e degli uomini. Essa costituisce un appello rivolto ai rappresentanti politici e alla cittadinanza tutta, per un radicale cambiamento dello stile di vita, nei modi di produzione come nel consumo delle risorse ambientali.

Noi crediamo che soltanto l’alleanza universale di tutta l’umanità, affratellata dall’emergenza ecologica planetaria, potrà essere in grado di convertire l’intelligenza che la natura ci ha donato verso scopi di pacifica convivenza tra gli uomini, e tra gli uomini e la natura.

A noi piace credere che un simile radicale cambiamento del cuore e dell’animo umano, l’utopia antropologica invocata dai profeti e dai filosofi di ogni tempo, costituisca l’unica via possibile e necessaria di salvezza, perché la vita possa continuare ad esistere sulla Terra.

Enrico Genovese
Portavoce associazioni ambientaliste