I vascelli abbandonati della Tonnara di Bonagia

Scaminando scaminando per le terre di Sicilia non di rado ci si imbatte in situazioni di degrado. Autentiche offese per  l’antichissima storia e la bellezza di luoghi unici, che piuttosto che essere valorizzati vengono abbandonati al loro triste destino. Spesso con un vergognoso “contorno” di rifiuti gettati incivilmente dove capita prima da chi non è degno di appartenere a questo incanto di isola. Così, passeggiando per il lungomare di Bonagia, dove un tempo c’era una delle più famose e attive tonnare, ci si imbatte in quello che è diventato, purtroppo, il “cimitero” degli antichi vascelli della mattanza. Credetemi, un autentico pugno nello stomaco!

Le barche sono state lasciate a marcire a poca distanza dalla torre della tonnara,  nel più totale stato di abbandono e degrado. La muciara, la barca dove un tempo il rais impartiva i suoi ordini ai tonnaroti, praticamente non esiste più, ridotta ad una catasta di legname avvolta dalle erbacee. Recentemente anche il primo vascello che apre la schiera delle barche in secco si avvia a scomparire: il fasciame ha ceduto e la prua ormai è a terra. Per di più bruciata e piena di spazzatura: uno scempio! Restano le ultime quattro “varcazze”, tutte malconce, devastate al loro interno, con rifiuti di ogni genere, il fasciame distrutto, la poppa aperta e le chiglie piegate. Praticamente sono ormai un tutt’uno con il terreno: tant’è che il loro interno è stato ormai invaso dalla vegetazione, tra erba ed arbusti ormai  di fatto “a bordo”.

Resistono solo le maestose prue. Chissà per quanto ancora, visto che il legno è fradicio, spaccato e letteralmente divorato dal vento e dalla salsedine. Insomma, anche queste barche sembrano avere le ore contate. Un vero peccato! Eppure si tratta di autentici reperti di archeologia navale. Alcuni vascelli hanno più di 100 anni di vita. In altri parti del mondo l’antica flotta della Tonnara di Bonagia, piuttosto che essere lasciata in queste condizioni, sarebbe stata sicuramente recuperata e musealizzata. Ma qui niente. I vascelli sono in queste condizioni da decenni. E nonostante i ripetuti proclami nessuno ha saputo porre rimedio a questa triste condizione. Un’offesa alla memoria ed alla tradizione marinara di un’intera comunità alimentata anche dall’indifferenza e dallo scarso senso civico della gente che abbandona rifiuti dentro le barche o ne usa i legni per qualche falò in riva al mare. Una autentica vergogna tutta trapanese!

Fortunatamente non è così dappertutto. A Favignana, per esempio, i vascelli sono stati giustamente valorizzati e musealizzati all’interno dell’ex stabilimento Florio di Favignana. Autentici gioielli che tutti possono ammirare nella loro location naturale. Perfettamente curati e sistemati, come se fossero pronte per tornare in mare per calare le reti o fare mattanza. Un modello sicuramente da prendere ad esempio, che lega il rispetto del patrimonio trapanese alla creazione di un’offerta turistica di qualità, capace davvero di fare la differenza e attirare sempre più visitatori. Tutto l’opposto di quanto avvenuto a Bonagia, con vascelli di oltre cent’anni abbandonati a pochi metri dal mare, in un tristissimo quadro di degrado e squallore. Tra rifiuti, erbacee, fasciame squarciato, poppe divelte e pericolosi chiodi che affiorano dai legni. Una vera e propria vergogna. L’area è ormai diventata il cimitero dove le “varcazze” sono state condannate a scomparire giorno dopo giorno. Di un loro recupero manco a parlarne. Nonostante si tratti di reperti di archeologia navale su cui grava pure un vincolo etno-antropologico della Soprintendenza ai beni culturali di Trapani. Non si tratta insomma di vecchie barche da demolire. Ma di qualcosa di valore che potrebbe sicuramente aprire nuovi scenari nell’ottica di una loro valorizzazione e musealizzazione, come avvenuto del resto per le loro “cugine” favignanesi. Si fa un gran parlare di turismo, salvo poi offrire ai visitatori l’immagine di un territorio che non si prende cura dell’opera, abile e caparbia, dei mastri d’ascia di un tempo. Offendendo le proprie origini e la memoria degli antenati, che sopra quelle chiglie hanno trovato sostentamento per le loro famiglie.

La cosa che lascia più basiti è che, ad oggi, non si sia riusciti nemmeno a programmare un benché minimo percorso che porti al loro recupero. Eppure non è che stiamo parlando di far tornare a galla un relitto secolare dalla profondità degli abissi. Tra l’altro, se proprio dobbiamo dirla tutto, in zona, a pochi metri di mare lungo il litorale che da Bonagia porta a lido Valderice, sono stati ritrovati i resti di un’antica nave romana, a quanto pare con parte del fasciame, chiglia ed ordinate in buone condizioni, nonostante tutto il tempo passato sott’acqua, sembrerebbe grazie alle secche che avrebbero attutito l’erosione marina. Naturalmente il relitto è stato lasciato li dov’è! Non sia mai “ipotizzarne” il recupero. Altrove sarebbe già in esposizione in un museo davanti a migliaia di turisti (paganti)… Ma non in Sicilia… qui è tutto così perversamente difficile!

Mario Torrente

 

(Foto Mario Torrente)

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